martedì 27 ottobre 2009

Intensità. Intensità?

Tempo fa, girando per le sale del Museo dedicato a Picasso a Parigi, nel Marais, (prima della sua recente temporanea chiusura per ristrutturazione), ho scorto questa foto del pittore mentre con il nipote guarda una corrida. La sua attenzione verso lo spettacolo al quale sta assistendo mi ha fatto pensare alla difficoltà nel provare oggi sensazioni così intense. Forse che la grandezza, in questo caso artistica, del pittore, deriva anche da questa capacità nel prestare giusta attenzione alle cose che lo circondano, avere l'animo aperto e curioso, sempre e comunque.
A me questa foto mi ha imposto delle domande: su quante cose ci passano davanti ogni giorno e alle quali non riusciamo a prestare sufficiente attenzione, al bombardamento di sensazioni a cui siamo soggetti di continuo e alla conseguente povertà di interessi veri che questo involontariamente induce. A quanto finiamo per essere ogni giorno più poveri nonostante la consapevolezza delle nostre ricche possibilità.
Fra alcuni giorni parto per Lucca Comics & Games 2009 , sicuramente l'evento più importante per chi ama i fumetti e una tappa d'obbligo per chi presiede un'Associazione come ARTeFUMETTO. Il dilemma è: da tanto baccano riuscirò a portare a casa veramente qualcosa di buono? Qualcosa che resti intendo, qualcosa che mi renda consapevole di non aver sprecato il mio tempo. In attesa, spero.

domenica 25 ottobre 2009

Constatazioni amichevoli

Stamani non avevo voglia di stare in casa. E' domenica e non fa per niente freddo fuori.
Ho preso la strada verso il centro, la piazza; ho visto più gente del solito in giro. Arrivato in prossimità del municipio ho intravisto il tendone montato dal Partito democratico in occasione delle primarie per l'individuazione del nuovo segretario nazionale e regionale. C'era davanti il tendone una lunga fila di persone, perlopiù anziani o persone adulte, molti bengalesi, che qui in città sono da alcuni anni una componente importante dei residenti. Passando tra la gente: ho sentito molte persone parlare dell'importanza di queste primarie, poi continuando a camminare ho trovato molte persone discutere sull'inutilità di queste primarie, poi ho trovato molte persone dire che il Popolo della libertà ha fatto cose troppo importanti per il paese perché la gente possa dimenticarsene durante qualsiasi giornata elettorale, poi ho ascoltato alcune persone dire che solo il Partito democratico può risollevare l'Italia, poi ho percepito alcune persone parlare di come il berlusconismo stia salvando l'Italia, poi ho sentito alcuni dire che meno male che ora c'é la Lega che definirà uno spartiacque politico, poi ho sentito alcuni dire che solo Debora Serracchiani ci può salvare da Berlusconi, poi che soltanto Bersani ha il carisma e una visione seria del come fare opposizione al governo...........................e poi sono uscito dalla piazza. Ho visto un bambino che correva dietro ad un cane ridendo, ho quindi attraversato alcune vie, alcuni incroci, ho visto due giovani innamorati che si stringevano scambiandosi battute, ho preso il percorso ciclopedonale che costeggia il canale di irrigazione che attraversa la città e ho guardato le foglie degli alberi colorate dall'autunno e più su il cielo ormai azzurro perché le nubi avevano lasciato spazio ad un timido sole, ho guardato l'acqua che scorreva veloce e alcune anatre che con le pinne cercavano di risalire la corrente.........................e dopo aver visto tutte queste cose mi sono chiesto perché mai dovrei perdere il mio tempo a parlare di questi nostri politici e di questa nostra situazione partitica, quando poco più in là, girato appena l'angolo c'è un mondo così bello, fatto di natura, colori, sentimenti... Perché?

venerdì 23 ottobre 2009

Guido (parte terza)

Piccola sintesi
Un narratore continua a ricordare gli stati d'animo e le vicende personali di Guido, suo amico ora morto: si aprono questioni che non riguardano solo l'uomo che ormai non c'è più, ma anche il mondo che lo ha circondato sino alla fine.

Si prosegue...

L'effetto è sinistro (parte terza) 

N.B. Il testo è stato cancellato dal gestore del blog, a seguito della pubblicazione del racconto nel volume SessantaQuaranta, edito da ARTeFUMETTO.
Il racconto si intitola oggi L'inutile banalità.

lunedì 19 ottobre 2009

Vizi capitali n.6: Gola

Poche parole... cioccolato!!!

giovedì 15 ottobre 2009

Ho anche studiato...

Questa pagina è stata sostituita da un nuovo blog, nel quale trova spazio esclusivamente la mia attività professionale, come architetto libero professionista, e di ricerca, come cultore della materia in "Restauro architettonico" presso l'Università IUAV di Venezia, oltre che quanto promosso dall'Associazione Culturale ETRA di Monfalcone, di cui sono socio fondatore.
 
Per raggiungermi:
 

(foto: una lezione allo IUAV di Venezia)

Vizi capitali n.5: Lussuria

Che strano vizio la lussuria, definisce una condizione che implica un' esagerata propensione alla fisicità (diciamo il sesso per banalizzare) e scatena invece perlopiù stati mentali.
Quando penso alla lussuria ricordo la sensazione provata dinanzi al monumento funebre di Oscar Wilde a Parigi nel cimitero di Père-Lachaise. Una coltre di baci lasciati sulla pietra, sulla scritta Wilde scolpita: baci veri con l'impronta del grasso del rossetto che si va dissolvendo oppure disegnati.
Quella pietra invasa che sancisce un rapporto così dinamico tra stato originario (la pietra, il monumento) e innovazione (l'aggiunta, i baci, i depositi umani), mi crea uno stato d'animo non di pace, ma di morbosità e allo stesso tempo di viscidità forse, che mi ha disturbato e mi disturba nel ricordo.
E' tutta qui la lussuria? Uno condizione del pensiero? Magari. Quanti problemi in meno per gli umani.

mercoledì 14 ottobre 2009

In direzione ostinata ma non necessariamente contraria

A volte il lato oscuro della forza si impadronisce di te. Non vi si scappa facilmente. Meglio quindi farsela amica. Ma con intelligenza.

Credo che ci siano persone che veramente non capiscono le cose. Queste meritano comunque rispetto, perché sono persone, con stati d'animo e condizioni di vita che non conosciamo a fondo. Non sappiamo ad esempio cosa le ha portate ad essere così. Risulterebbe inoltre complesso amplificare la ricerca, perché il vuoto fa anche paura. Ci sono quindi scelte conseguenti che appaiono strane, strumentali forse, ma dovute, perché il silenzio a volte serve di più che le parole e il distacco più di comprensioni viziate. A volte bisogna dire basta.
C'é una vignetta di Andrea Pazienza, fatta non mi ricordo per che rivista dell'epoca, che vede un uomo in cappello a cilindro e bastone, ma forse non è neppure un uomo, è una specie di anatra grassa sapiente e vicino c'è un bambino. L'essere indica al bambino alcune cose attorno a sé chiamandole per nome: "Stella", "Fiore", "Notte"... Poi porge la mano al bimbo e gli dice: "Tienimi stretta la mano, figliolo, mi sento le gambe molli...". Ecco credo che ci siano persone che questa vignetta non la capiranno mai. Implicitamente dico, parafrasando l'autore della stessa...Pazienza!!!

domenica 11 ottobre 2009

Guido (parte seconda)

Di seguito la seconda parte del mio resoracconto inedito, "L'effetto è sinistro", vi invito a continuare a leggere. Ho voluto bene a chi mi ha scritto di averlo fatto e mi ha chiesto di volerne ancora. Eccolo quindi!

riassunto della prima puntata (vai a Passioni Scrivere: Guido)
C'è un ragazzo morto, Guido, e un secondo che lo ricorda narrando alcuni momenti della di lui vita. Lui voleva fare l'attore, vi riesce, ora il resto.


N.B. Il testo è stato cancellato dal gestore del blog, a seguito della pubblicazione del racconto nel volume SessantaQuaranta, edito da ARTeFUMETTO.
Il racconto si intitola oggi L'inutile banalità.

Vizi capitali n.4: Accidia

"Sempre avuto solo desideri. Nessuna strategia per realizzarli. Nessun impegno convogliato. Nessuna insistenza puntuta. Immagino sia lì la differenza tra desiderare e volere. Agire per ottenere." Ho letto queste frasi di Makkox nel suo fumetto "Epifanie del giovine assassino" pubblicato sul n.5 della rivista Animals. Mi sembra spieghino bene il fare accidioso, l'indolenza che lo contraddistingue.
Personalmente mi scopro accidioso proprio quando non riesco a convogliare il fare. Mi pare inoltre che tutto il mondo intellettuale contemporaneo viva questa mancanza di strategia nel realizzare le cose. La mia curiosità mi spinge spesso a frequentare incontri con scrittori, filosofi ecc., ma credo che quelle occasioni mi confermino ogni volta di più una sensazione di tacita sconfitta: sconfitta della capacità di quelli di incidere concretamente nelle cose che vanno richiamando. Ormai sembra di assistere solo ad un continuo declamare intorno alla nostra società caduta in disgrazia, invocando la mancanza di armonia, di equilibrio. Mi pare questo fare celare alla fine sempre un lavaggio di mani alla Ponzio Pilato. Il problema è capire se queste persone, che credono di poter cambiare con le proprie parole (sempre e solo parole) situazioni complesse spesso a loro estranee, lo facciano per convinzione o per strumentale convenienza.
Il tema della diversità è forse quello più difficile da affrontare in tale senso. Leggevo un'intervista a Dacia Maraini, scrittrice che culturalmente stimo, dove la stessa alla domanda del cosa fosse la follia, rispondeva : "E' una convenzione. I confini tra malattia e sanità sono estremamente fragili e vanno visti con più elasticità, mentre la gente tende a dividere le due categorie, mette barriere, si terrorizza, molti di questi quando tornano a casa trovano che la gente ha paura di loro. Invece sono persone che hanno ossessioni, depressioni. La malattia mentale appartiene a tutti e in qualche modo contiene anche creatività e allegria".
Nel 1998 ho provato a confrontarmi con questa diversità. Ho accettato di insegnare "Storia dell'arte" ad un gruppo di persone sofferenti di problematicità diverse, all'interno di un percorso formativo all'integrazione di quelli nel campo del restauro del mobile d'arte. E' stata un'esperienza durissima. Mi piacerebbe dire bellissima, ma mi viene solo durissima. Nel gruppo vi erano ragazzi dai 18 ai 30 anni, alcuni alcolisti in cura, alcuni eroinomani in cura, due schizzofrenici, alcuni con malattie mentali di difficile declinazione. Ho passato l'inferno. Li ho portati all'esame, ho vinto la mia battaglia personale. Ma oggi a dieci anni di distanza non ripeterei per niente al mondo quell'esperienza, per egoismo forse o per autotutela, proprio perché il confine è labile e quei ragazzi alla fine avevano mondi molto più estesi dei miei, che mi facevano spesso paura. Mi scuso, ma difronte alla diversità sono diventato indolente, ho perso le strategie. Di certo non andrei in giro a parlarne come di una convenzione, nè richiamerei l'allegria quando ricordo quell'esperienza. Io credo che a volte l'accidia sia uno strumento utile, per far si che di certe cose si occupi chi ha il pelo sullo stomaco, chi sa cosa fare, chi ha un vissuto intorno a quel mondo. Non credo che siano cose da affrontare a parole, specie se pagati a qualche Festival in giro per l'Italia o nel mondo.
Accidioso per scelta quindi. Mi scuso con la società intera.

venerdì 2 ottobre 2009

Guido

Nei post precedenti avevo annunciato di voler pubblicare a puntate un mio "resoracconto" inedito. Il protagonista si chiama Guido. E' un personaggio strano, ambiguo, di certo non simpatico e accomodante, probabilmente spiacevole, ma al contempo dotato di una moralità spiazzante. E' un personaggio contemporaneo che riassume le contraddizioni della sua epoca, che poi è la nostra, che poi forse non è nemmeno più nostra, perché giorno dopo giorno ci sfugge di mano, trasformandosi e purtroppo svuotandosi di significati.

foto: Graffito a Le Halles, Parigi, 2004

N.B. Il testo è stato cancellato dal gestore del blog, a seguito della pubblicazione del racconto nel volume SessantaQuaranta, edito da ARTeFUMETTO.
Originariamente il racconto, che poi si chiamerà L'inutile banalità, iniziava con una citazione di Italo Calvino. La lascio qui in nota (anche con il titolo originale del racconto)

L'effetto è sinistro (parte prima)

… intreccia dialoghi muti, tenta di costruirsi una morale
che gli consenta di restare zitto il più a lungo possibile.
Ma potrà mai sfuggire all’universo del linguaggio

che pervade tutto il dentro e tutto il fuori di se stesso?
Italo Calvino, Palomar, 1983