sabato 23 dicembre 2017

Buone Feste!

E così, poco fa, il nostro Senato della Repubblica fa finta di niente, diserta e affossa volontariamente per questioni "culturali" ed elettorali la nuova legge sulla cittadinanza italiana (a qualcuno piaceva chiamarla "ius soli"), una legge di diritto! E ci sentiamo tutti più buoni! E ci riempiamo la panza! Grazie e Buon Natale!

(nell'immagine: un disegno di
Éric Lambé per il volume "Paesaggio dopo la battaglia". Mi pare che in fondo non importi chi sta davanti al fucile, ma chi sta dietro ad esso e lo tiene in mano...e di solito non è gente affidabile, fosse solo per la scelta di impugnare...)

venerdì 24 novembre 2017

Ma che stiamo facendo???

Buongiorno a tutti! Volevo lanciare un messaggio. Oggi è venerdì 24 novembre 2017. Tutti stanno impazzendo con il Black Friday. Ovvero stanno comprandosi di tutto, specie cose che potrebbero essere vendute anche in altri giorni allo stesso prezzo scontato (tanto è vero che ormai questo giorno comincia a durare una settimana o comunque di certo un week end), ma oggi la siituazione viene promossa come un miracolo. Spero ci si renda conto che è solo una trovata consumistica, che non siamo statunitensi e che quindi non abbiamo un post Giorno del ringraziamento. E va precisato che anche negli Stati Uniti dopo la sua "ideazione" da parte (guarda caso) di una catena di distribuzione nel 1924, si è dovuto aspettare gli anni Ottanta per verificare una vera esplosione di questa "tradizione": gli anni Ottanta guarda caso...vi dicono nulla!. Se quanto detto può passare per una semplice constatazione, il messaggio vero è questo: carissimi, siamo a novembre e a Natale manca ancora un mese, e il concetto sperato da alcuni di "Natale tutto l'anno" mi pare una vera sciocchezza. Per il resto fate come credete, l'importante è ci sia consapevolezza! C'è???

lunedì 9 ottobre 2017

Ma santo cielo!

Buongiorno. Giusto una nota al margine in forma di istant report.
Ma vogliamo per cortesia approvare velocemente questa legge sullo ius soli (ius culturae) e porre fine a tutti questi discorsi sulla rava e sulla fava? Ma in che situazioni imbarazzanti riusciamo a metterci? Senza tante parole sulla cristianità del gesto, sulla bellezza dei bambini, senza richiami ai nostri padri emigranti, ai principi costituzionali ecc., ecc....stiamo discutendo di qualcosa di elementare e di innegabilmente giusto. Suvvia un segnale di rinnovato orgoglio, di buon senso e basta, almeno uno, per favore! 

sabato 5 agosto 2017

La parola è tutto

La "parola" è importante, la parola è tutto. E' un mio pensiero fisso ormai che se volessimo realmente produrre un superamento a quanto di bene o di male (beneficio del punto di vista) ci circonda, il percorso non può che transitare da una riflessione sulle parole. Ne usiamo molte, troppe. Da bambini ci invitavano a leggere molto per ampliare il proprio vocabolario. E' ancora così, certo. Il mio è molto ristretto e, anzi, si sta limitando sempre di più nell'esigenza di capire meglio il contesto in cui ogni "parola" usata si colloca rispetto il suo intrinseco significato. E' spesso un'epifania il farlo. Non ho la pazienza della ricerca speculativa e mi risulta sempre più semplice portare a verifica la cosa con atti concreti, progetti, riflessioni che sono anche esperienze indirette di studio. La filosofia è un'attività di chiarificazione, suggeriva Wittgenstein. Un'attività, forse, di radicamento e al contempo di sfida. La parola è tutto e la sua comprensione è la comprensione di "molto". Ci sono parole che non mi piacciono. Ad esempio una di esse è "integrazione". Non la capisco e non comprendo nemmeno la ragione del suo utilizzo continuo. Mi pare esprima l'esclusione di uno o dell'altro, a seconda di chi si debba integrare con chi. L'integrazione è uno sforzo inutile, se è forse vero che la coabitazione degli "opposti" può aiutare, qualora gli stessi non vadano fondendosi, ma avvicinandosi senza annullarsi nell'altro. Utilizzo così esclusivamente il termine "interazione", che accoglie dentro di sè anche il senso del fare (azione-agire), o meglio del darsi da fare senza aspettative che le cose cadano dal cielo. Non amo il termine "sostenibile", perché richiama nell'accezione retorica contemporanea a qualcosa che sembra risultare esterna all'uomo, che sembra pensata per quello, ma poi operi su principi e si traduca in forme che si allontanano continuamente dallo stesso. La sostenibilità dovrebbe essere per l'uomo uno strumento di avvicinamento ad una condizione (umana) "plausibile". Uno sforzo interiore probabilmente del tutto psicologico di accettazione del nostro fuori, non di manipolazione di esso a nostra immagine e aspirazione. Non capisco il termine "degrado", perché non riconosco la volontà da parte dei più di interrogarsi su quale sia il livello giudicato adeguato, accettabile, forse solo sopportabile che si intende venuto meno. E così, mentre si viene riflettendo con continuità sulla perdita, non si va mai a definire lo stato originario, l'oggetto del rimpianto, perlopiù scomodando in maniera inappropriata le proprie radici, riflessioni identitarie, confidando nell'altrove o nell'altrui e rifiutando di mettere in gioco se stessi. Mettersi in gioco, sperimentare su di sé per assumere consapevolezze da restituire agli altri, essere "cittadini attivi". Non ci si risveglia cittadini attivi e forse non si può realmente insegnare, nè imparare ad esserlo. Quanta retorica dunque, anche soltanto nell'invito continuo a diventarlo! Qualcuno ha ben pensato inoltre di sostituire il termine "cittadinanza" con "protagonismo", attivo. Non cambia nulla? Cambia, invece! Si modificano gli obiettivi, è un'imposizione dell'"io" sul "noi", un accento posto sul ruolo e non sulla cessione di una parte (di tempo, di esperienze) di se stessi agli altri. E' un dono narciso e non una prospettiva. La parola è tutto: una proposta di maturità ("Ripeness is all", suggeriva Cesare Pavese, riprendendo il Re Lear, nella dedica che apre il suo La luna e i falò), di rifiuto della superficialità, dell'esibizione*. Tutto ciò si trova esattamente all'opposto della proposta odierna: la parola è di tutti, il che svilisce la "parola" (nel senso, oltre che nel significato) e limita la sua portata (lo faccio solo per me, in fondo).
* Ne Il mestiere di vivere, alla data 06/12/1938, Pavese scriveva: "La maturità è anche questo: non più cercar fuori ma lasciare che parli, con il suo ritmo che solo conta, la vita intima".

venerdì 7 luglio 2017

Ci sono caduto di nuovo...

Finalmente, ancora un pò di sano fumetto tra queste pagine! Il resoconto (come è abitudine in questa sede) di un'esperienza. Ho curato in questi mesi la sezione Fumetto del festival The Game Fortress, che si è tenuto a Palmanova dal 30 giugno al 02 luglio scorsi. Gli organizzatori del festival hanno posto a necessità la costruzione di un percorso culturale legato al fumetto, che permettesse di determinare relazioni importanti con operatori e autori al fine di verificare l'attendibilità di un progetto di valorizzazione di un sito (la città fortezza, la città stellata), anche attraverso l'attivazione di processi di marketing territoriale legati all'arte sequenziale e alle sue diramazioni. Il festival stesso è stato un notevole esempio di riflessione sulle potenzialità delle passioni di genere quali strumenti di crescita culturale di un sito. 
Abbiamo giocato in grande. Ringrazio Alessandro Olivo, Luca Lorenzon, Fabrizio Urru e naturalmente Sara Pavan, con i quali si è strutturato un attento programma di eventi, fatto di conferenze, panel di approfondimento, mostre, laboratori, occasioni di incontro tra pubblico, giovani autori e autori affermati. Al nostro fianco due realtà imprenditoriali importanti: la Libreria CLUF e la Libreria "La Pecora Nera" di Udine, che ringrazio vivamente. 
Spazio della Libreria CLUF di udine dedicato al festival
A Palmanova nelle giornate del festival sono stati nostri ospiti: Gianfranco Manfredi, Carlo Ambrosini, Pasquale Frisenda, Luca Enoch, Matteo Alemanno, Lele Vianello, Giuseppe Palumbo, Daniele Brolli, Davide Fabbri, Casty, Lorenzo Pastrovicchio, Romeo Toffanetti, Luca Malisan, Paolo Francescutto, Fabio Babich, Daniel Cuello, Matteo De Longis, Sara Not, il collettivo Blanca, il collettivo M.O.L.L.A.. E oltre a loro è stato un vero piacere ospitare Caterina Marietti e Michele Foschini della casa editrice milanese BAO Publishing e la Scuola di Fumetto di Milano. Non ci siamo dimenticati di costruire un momento di riflessisone culturale sul fumetto, sia prima, in fase di comunicazione del festival, sia durante l'evento. Alessandro e Luca hanno garantito la costruzione di un blog importante, dove sono state raccolte preliminarmente molte interviste agli autori ospiti, a dimostrazione che proprio la ricerca sui temi della scrittura (la costruzione delle storie) si poneva alla base dell'operazione intera. Vi invito a consultarlo, dato che molti degli autori ospiti hanno portato a Palmanova delle riflessioni intorno al proprio lavoro, in alcuni casi giunto a conclusione, in altri in fase di ripartenza (http://ptgf2017.blogspot.it/). Importanti sono stati i momenti di confronto plurimo tra autori e pubblico durante le masterclass: gli incontri sono stati aperti nell'occasione a più autori contemporaneamente, garantendo uno scambio interdisciplinare e non retorico sui temi dello scrivere, sulla costruzione dei personaggi, sul disegno e le tecniche.
Gianfranco Manfredi presenta Splendore a Shanghai
Il panel su Cyborg con Palumbo, Brolli e Fabbri (foto Fabio Doria)
Daniel Cuello e Matteo De Longis dedicano allo Spazio BAO
Ambrosini, Alemanno, Vianello, Palumbo e Brolli
Francescutto e Malisan al firma copie
Frisenda, Francescutto e Enoch al firma copie
Babich, Fabbri e Cuello al firma copie
Pastrovicchio, Palumbo, Alemanno, Fabbri, Brolli, Ambrosini al firma copie
Enoch e Ambrosini dedicano i volumi di Sergio Bolzonello a margine di una masterclass
Grazie a Sara è stato fatto un lavoro di approfondimento sulla costruzione dei fumetti destinati ai bambini: non solo illustrazone, ma arte sequenziale pensata per i giovani. A margine si è voluto far convivere, nello "Spazio Cultura", allestito nel Palazzo municipale e quindi nell'"Artist Alley" i luoghi dedicati agli autori affermati e quelli dedicati ai giovani autori, alle autoproduzioni, permettendo un momento di scambio più diretto, senza la tipica frammentazione settoriale che molti festival o manifestazioni di genere vanno promuovendo. 
Sara Pavan +Sara Not+Blanca+MOLLA
E' sorta anche una collaborazione con il Treviso Comic Book Festival, luogo privilegiato di attenzione alla cultura del fumetto e all'incontro con gli autori.
Grazie alla partecipazione dei responsabili di BAO Publishing si è fatto il punto sul percorso della casa editrice (http://leganerd.com/2017/07/03/bao-publishing-successo/) e quindi affrontati alcuni aspetti delle possibilità intrinseche nel medium fumetto quale strumento di marketing territoriale. 
Il panel su BAO con Caterina Marietti e Michele Foschini


Fumetto e marketing: Palumbo, Degrassi/IKON, Malisan, Francescutto, Foschini
Non finirò mai di ringraziare abbastanza Caterina e Michele per essersi prestati ad una "chilometrica" Portfolio review, dove i giovani autori del FVG, e non solo, hanno potuto finalmente avere un confronto serio con operatori preparati del settore, e ricevere consigli adeguati sul come e cosa fare e non fare. Ce ne era bisogno! Grazie Caterina, grazie Michele!
Una portfolio review fiume
Il momento più intenso del festival si è vissuto con l'istituzione e la consegna del Premio annuale dedicato alla memoria di Giacomo Pueroni, premio destinato al "Miglior disegnatore di fantascienza", e non avrebbe potuto essere altrimenti! Giacomo era una persona cara, che ha lasciato molti amici, molti dei quali presenti a Palmanova. Un autore locale ha voluto dedicare a lui un disegno e questo è stato raccolto in una targa che da ora in poi rappresenterà il premio. L'edizione 2017 del premio è andata a Mario Alberti, che con fatica ha trovato alcune parole per ricordare la malattia del disegnatore goriziano e la forza dimostrata dallo stesso in quell'occasione.
Il Premio "Giacomo Pueroni"
Sono molto contento si sia potuto arrivare a questa cosa, ringrazio Miriam, Martina e Federico che ci hanno creduto, e i parenti di Giacomo che ci hanno  permesso di produrre questo gesto simbolico. La notizia del premio è stata ripresa in questi giorni da più pagine online.

Il festival si è chiuso con un arrivederci. La sensazione migliore è di aver prodotto qualcosa di tangibile, da migliorare, da ripensare criticamente. Restano poi forti alcuni rapporti umani che tra le righe sono diventati amicizia.
Un tavolo infinito raccoglie tutti gli ospiti del festival (sezione fumetto)
 

martedì 25 aprile 2017

No confusion

Oggi è il 25 aprile. Serve spiegare qualcosa? Non dovrebbe, ma invece serve. E' importante ribadire le cose all'infinito, perché c'è sempre chi vuole trovare strade parallele per affermare il dubbio. Bene, volevo quest'oggi solo ribadire che questa di oggi è la festa per l'anniversario della liberazione dai nazifascismi (anche quelli subdoli e psicologici) e non c'è nient'altro da sottolineare. E ci possono essere persone che durante questo giorno intendano affermare posizioni divergenti o revisioniste, e che si sentano  a disagio... bene, volevo qui scrivere a parole grandi e chiare che a fronte del ricordo di tutte quelle storie di uomini e donne che hanno creduto possibile che ciascuno di noi (diciamo io) potesse anni dopo (diciamo oggi) esprimere un'idea senza appoggiare un'ideologia, il sottoscritto nel vivere questa giornata si sente benissimo, a perfetto suo agio.

lunedì 17 aprile 2017

La retorica che potrebbe servire

Ricordo con grande affetto e lucidità tutte quelle persone amiche che, in vari momenti della mia vita sin qui trascorsa, hanno ritenuto di voler ribadire il privilegio vissuto dalla mia generazione, in quanto totalmente inconsapevole di cosa significhi vivere "dal di dentro" una guerra. Mi auguro che quelle persone non debbano ricredersi, oppure che noi non si debba infine pentirci di aver vissuto quella fortuna come un dono scontato, un regalo per cui altri hanno messo del loro, con noi inconsapevoli che non basta stare a guardare, ma che invece sarebbe perlomeno importante continuamente riflettere sulle proprie parole, sui propri gesti prima di trasformarli in motivazioni di scontro. E' un invito rivolto al mondo, se è vero che questo strumento di comunicazione può arrivare ovunque, che cede alla retorica delle parole a beneficio del messaggio: non rinunciamo alla pace!


domenica 2 aprile 2017

Speculazione permanente

Una frase su di un muro di Bologna (nelle vetrine adiacenti si scorgono delle sagome che ritraggono Lucio Dalla, usate come manichini, e infatti non siamo distanti da quella che fu la sua casa) mi fa riflettere che in fondo il problema di questa nostra società è tutto qui: nel senso di questa frase illuminante. E penso che non si debba limitarsi ad interpretare il termine "rivoluzione" nel significato spesso ideologico che diamo ad esso in senso stretto, ma richiamare alla sua accezione di "mutamento radicale", cambiare nel profondo: riscatto individuale e riscatto collettivo, dall'apatia dello stare male, ma non abbastanza. Buon lavoro su se stessi, a tutti!

lunedì 20 febbraio 2017

Un ricordo

Sabato 18 febbraio è scomparso Giacomo Pueroni, disegnatore, fumettista. Era malato di SLA. Leggo oggi molti commenti online, sulle pagine di settore e sui social, di apprezzamento e di dispiacere sincero. Giacomo era un persona simpatica e disponibile e ha saputo negli anni farsi volere bene. Era anche un serio professionsta  e di certo uno che i fumetti li conosceva davvero. La mia vita si è intrecciata molte volte con la sua perlopiù nella frequentazione comune di eventi e situazioni legate al mondo del comics. Per un tempo non brevissimo sono stato anche il suo pseudo-editore attraverso l'Associazione ARTeFUMETTO di Monfalcone, che ha collaboratoto alla stampa e alla distribuzione di Anjce, fumetto realizzato da Giacomo assieme a Miriam Blasich e Luca Vergerio. Ricordare tutto questo, oggi, è per me alquanto difficile, mi provoca una certa fastidiosa emozione. Nell'ultimo anno ho progettato, immaginato molti modi per poterlo aiutare nel suo percorso più difficile, ma non ho saputo portare nulla di ciò a concretezza. Mi sono spesso dato delle scuse, anche dove forse non c'erano. Questo mi provoca oggi un grande rammarico, perché in fondo sarebbe bastato crederci un pò di più, darsi un pò di più. Ringrazio, da persona che non lo ha fatto, tutti coloro che hanno saputo e voluto stargli vicino in questi mesi. A loro va tutta la mia gratitudine, indipendentemente da chi siano. Di Giacomo ricordo in particolare una mattinata passata a Lucca all'incontro con Jean-Claude Mézières, autore di Valerian, una delle serie BD su cui Giacomo si è formato, sulla quale ha costruito il proprio immaginario e il proprio segno. Ricordo la sua eccitazione nel sapersi lì con uno dei suoi idoli assoluti. Per una strana coincidenza la trasposizione cinematografica di Valerian uscirà in Italia nell'estate 2017, per la regia di Luc Besson. Andrò di certo al cinema appena sarà in sala, ci andrò con la consapevolezza che non sarò da solo.   

domenica 12 febbraio 2017

Ti ti ti ti

Rientra nel pensiero complesso il desiderio, sempre maggiore, di poter consapevolmente interrogarsi su questo periodo culturale di transizione, dove nessuno da solo riesce a dare realmente una lettura adeguata di cosa ci sta succedendo intorno o, meglio, dove tutti si sentono in grado di darne una propria e personale, finendo per vanificare il senso stesso di questa. Si alza quotidianamente la voce dei molti, determinando, invece che un'accellerazione del pensiero critico, un appiattimento retorico e ideologicamente partigiano rispetto le tematiche poste. Il pensiero politico non ci aiuta, poichè gestito rispetto finalità immediate e non lungimiranti, perlopiù strumentali. Credo che, nell'esame della cultura politica, si debba andare anche oltre rispetto certa retorica dinanzi ai temi, ad esempio la tautologica ripetizione di certe rivendicazioni rispetto "il costo della politica, l'interesse personale dietro la politica, il compromesso". Nel continuo blaterare attorno a questi temi si permette e si accetta il ridimensionamento del pensiero politico stesso. Una considerazione mi preoccupa su tutte, quella che ciascun politico per emergere debba sperimentare una propria strada personale a scapito di quanto si è sedimentato precedentemente, così da interrompere continuamente i percorsi, e, nell'affrancarsi, crearsi una nuova verginità, garantire un reale collasso di senso al tutto. Mi torna in mente una canzone di Rino Gaetano, Ti ti ti ti, dove nel parlare della politica di allora si evidenziava: "Partono tutti incendiari e fieri, ma quando arrivano sono tutti pompieri". Anche in ciò vi è forse una dimostrazione di retorica critica, ma la constatazione dei fatti ci porta a evidenziare come le cose stiano così come il cantautore ci raccontava nel 1980. La disamina è in fondo infinita. Una casistica ininterrotta di casi emblematici di fallimenti interpretativi, comunicativi, che, alla fine, nell'aprire la possibilità di parola a tutti, determina un corto circuito a margine del quale nei fatti non parla più nessuno. Le voci si coprono e nessuno ascolta. Mi prende in questi giorni un desiderio profondo di ascolto, ma mi rendo conto che attorno vi è spazio solo per "le piccole storie", per visioni parziali, in assenza di una interpretazione ampia, sistemica, che sappia allargare l'orizzonte invece che costringerlo, condizionarlo. Le "piccole storie" vanno per la maggiore, sono comode, poco impegnative, garantiscono punti di vista di fatto limitati. Tutto il mondo della "rete" vive di "piccole storie", interscambiabili. Ogni alzata di voce è in fondo solo un abbassamento del volume generale, fino alla determinazione di un bisbiglio continuo, fastidioso o indifferente, fino alla sparizione definitiva. L'indifferenza finisce per esplicitarsi meglio nell'esigenza individuale di alzare continuamente la mano anche quando non si ha nulla di prezioso da dire (mi capita spesso di rilevare questo a scuola nei bambini e nei ragazzi, ai quali è stato insegnato a non fare troppa differenza tra invito alla partecipazione quale stimolo alla curiosità o alla creatività, e semplice esigenza intima di apparire protagonisti). L'opinione soggettiva impera, e guidata dalla comunicazione mediata si traduce anche in opinione pubblica collettiva. Essa si concede come chiede la tecnica di un ipnotista quando ci pone dinanzi agli occhi il proprio dito e ci invita a seguirlo sino a conquistare l'essenza della nostra coscienza. E sono ancora le "piccole storie" a venirci proposte e quindi a conquistare la nostra attenzione e infine ad omologare il nostro pensiero. Perlopiù la partecipazione diretta sfuma nell'assenza di partecipazione o in una partecipazione fittizia, condizionata. Serve autonomia di pensiero, pertinenza di linguaggio e consapevolezza nel comunicare. E ciò vale per ogni scelta, per ogni manifestazione di cittadinanza o di empatia verso ciò che ci circonda. Spetta agli altri, ma spetta anche a noi.