domenica 20 marzo 2011

New Entry

Abbandoniamo per un pò i discorsi seri, tipo che abbiamo una guerra alle porte che sta bollendo come nel pentolone della minestra, spandendo umori a destra e sinistra, un dibattito referendario sul nucleare in corso, delle elezioni amministrative alle porte (qui da noi almeno), e occupiamoci di facezie varie.
Ritorna un must di questo blog: le classifiche. Quest'oggi la classifica musicale. Ecco dieci dischi di cui non riesco a liberarmi in queste settimane (si badi bene non necessariamente usciti in queste settimane, ma in senso assoluto; un consiglio all'ascolto, diciamo).
La TOP 10 musicale del primo trimestre 2011:
10) Joan as The Police Woman, The Deep Field (2011);
09) Adele, 21; due pezzi bomba, i primi due, poi resta la voce, anche se l'originalità si stempera (2011);
08) Lorenzo Jovanotti, Ora (versione normale); che dire: è bravo e il brano La bella vita (la belle vie) è eccezionale; il disco è dance, un pò troppo, ma ci sta comunque (2011);
07) Neil Young, Le Noise (2010);
06) Bruce Springsteen, The Promise; dalle session di Darkness on the Edge of Town una infilata di singoli incredibili (2010);
05) Cat Power, The Greatest (2006);
04) John Grant, Queen Of Denmark; intensissimo, con la canzone che da il titolo all'LP veramente magnifica (2010);
03) Diane Birch, Bible Belt; è un disco (a cui ora ne è seguito un altro di cover di pezzi anni '80) che sta sempre lì, da otto mesi, nell'autoradio della macchina, e non lo levo, non lo levo, non lo levo...Fire Escape e Rewind sono ormai un mantra (2009);
02) PJ Harvey, Let England Shake; (un LP incredibile, con la prima metà del disco che è forse la miglior cosa di sempre di PJ: All And Everyone (capolavoro assoluto) e The Glorious Land su tutte (2011);
01) Cristina Donà, Torno a casa a piedi (era da Dove sei tu, che Cristina non faceva un disco di tale levatura. In questo caso i testi delle canzoni sono superbi, di grande spessore, pur affrontando tematiche a volte apparentemente retoriche. E' uno sguardo sul quotidiano svolto con grande profondità intellettuale. Lo adoro. Specialmente Giapponese (l'arte di arrivare a fine mese) e su tutte Lettera a mano, con quella frase in apertura che mi spezza ogni volta: "Sulle pagine bianche cade inchiostro nero, è il sangue del mio pensiero" (2011).
Ecco, finalmente ancora una classifica!

giovedì 17 marzo 2011

Opinioni

Un opinione per ogni argomento:
1) Siamo arrivati quindi a questo storico anniversario dei 150 anni dalla nascita del regno/stato italiano circa-unito; niente in contrario, mi sembra utile fare il punto sulle cose, riconoscere dei valori, una storia comune e collettiva, riflettere su di essa. E in effetti se guardo fuori dalla finestra e vedo i tricolori appesi ai balconi, se scorgo la gente che invade le piazze e ascolto le parole che da esse derivano, la sensazione è quella della partecipazione passionale. Sembra quasi che questo spirito collettivo, patriottico, fosse solo sopito in attesa di un'occasione. Se apro un quotidiano qualsiasi ho però la sensazione che tutta questa partecipata attività sia perlopiù la risposta ad un marketing, non convenzionale forse, ma frenetico: tricolore ovunque, anche le Superga, anche i TIC-TAC, anche lo stuoino del cesso. Mi cadono le braccia, ancora consumismo, ancora: "credevo fosse un inizio, era invece uno sprazzo!"* Sfiga! (*mi è venuta una citazione di Andrea Pazienza al contrario, sono proprio cambiati i tempi...);
2) Io sono contro il nucleare. Lo sono da sempre. Non sono preso dall'emozione del momento come qualcuno dice (per le cose del Giappone intendo. P.S. Quella del terremoto+tsunami in Giappone è una tragedia enorme, che solo a percepirla nella sua totalità non ci si sta dentro con la testa. C'è anche chi critica i giapponesi per il loro operato in questa circostanza, ma credo sia ubriaco o cose simili). Credo che l'uomo non sia capace di governare certe cose. Nel dirlo mi viene da pensare a quando si ricorda che in fondo gli aerei sono un mezzo più sicuro delle automobili; che gli incidenti sulle strade sono di gran lunga maggiori. Sì, certo, può essere vero. Ma è che quando succede agli aerei l'incidente non si chiama "incidente", bensì "disastro"! Con il nucleare è uguale! E poi che ognuno abbia la sua opinione;
3) I tagli alla cultura non credo siano sempre un male. Io odio andare a vedere una mostra, una serata teatrale, un concerto, quando scopro che l'ingresso è gratuito! Io credo che un biglietto vada sempre pagato. Io non penso che i soldi alla cultura vadano spesi per organizzare eventi gratuiti, perché sono solo un'occasione di speculazione intellettuale, e alla fine economica, da parte degli organizzatori, senza che ciò produca benefici reali. Sono contrario semmai che i biglietti (per i concerti ad esempio) costino decine di euro. Io non credo che il privilegio possa avere un costo. E' qui che i contributi devono intervenire; a fare sì che quando una persona vorrebbe vedere un concerto o uno spettacolo, o un incontro con un grande autore e non può farlo perché il privilegio ha consentito solo a certi di farlo (vuoi che il privilegio si chiami costo del biglietto eccessivo o numero limitato dei posti, ecc.), allora forse quella situazione va favorita o raddoppiata, affinché chi vuole possa parteciparvi. Certo ci saranno costi aggiuntivi, forse non si rientrerà completamente delle spese. Bene, è lì che il denaro pubblico deve intervenire. I fondi a tutti, per consentire di fare numeri solo grazie agli accessi gratuiti, non mi convince e non mi sembra etico. Io credo che la cultura abbia un costo e il pubblico debba pagare il giusto per avere qualcosa che sente come necessario. Per il resto, credo che la fame venga prima della cultura, come d'altronde dimostrano tutti coloro che fanno numero alle varie "cerimonie" culturali, in onore alla sola partecipazione al rinfresco.
(l'immagine è la foto di uno dei conigli-antieroici dell'artista di Merano, Arnold Mario Dall'O, artista peraltro di grande interesse)

domenica 13 marzo 2011

Piccole scatole emozionali n.6

I disegni di un architetto, quando sono fatti a mano. Ma si può realmente pensare di fare architettura senza sporcarsi le mani con la grafite di una matita "B"? Le idee che passano per il tramite di una sedimentazione materiale. Come avviene per la storia dell'uomo, come avviene per la storia delle cose. L'architettura è un processo di storicizzazione di un pensiero attraverso la permanenza di un segno. Che, se manuale, si carica di significato.

martedì 8 marzo 2011

Historieta e Bande dessinée

Al BILBOLBUL 2011, Festival Intenazionale di fumetto, tenutosi nei giorni scorsi a Bologna, mi è capitato di assistere ad alcuni incontri con autori internazionali. Mi sono sembrati degni di nota in particolare due incontri, quello con José Muñoz, autore argentino, creatore grafico del personaggio di Alack Sinner assieme a Carlos Sampayo e quello con Edmond Boudoin, autore francese, poco conosciuto in Italia e molto popolare invece in Francia.
Difficile fare un resoconto di quanto detto da loro; molto interessanti i concetti espressi. Mi pare doveroso fare delle parole emerse un collage, che, seppure per giustapposizione, comunque ben rappresenta la levatura dei contenuti.
L'argentino: "Tollerare la vita e la storia..., perché sappiamo che la prima non è eterna. Se non la storia, allora l'historieta. E' un rifugio rispetto la coglioneria della storia.... Vivo una condizione di ultrasogno. Sono dotato per sorprendermi, vado in giro con la bocca aperta...entrano le mosche, ma qualche rischio bisogna pur prenderlo....Ho vissuto una pioggia di eccellenze (riferito ai suoi maestri). Sono un prodotto argentino, del miscuglio dei conglomerati etnici. E' una condizione del sentirsi sempre di passaggio. Una sindrome dell'albergo perpetuo....Non prendiamo più nulla, siamo imbambolati dall'abbondanza...Bisogna tollerare il talento delle persone... Il terrore, l'orrore, è depositato nella parte più profonda del cervello della gente...Significa "Aihmè peccatore"! L'esercizio della bontà è antieroico. Ecco Alack Sinner...La tolleranza della corruzione della materia della realtà...Militanza nella lucidità esasperata: è la storia. Questa lucidità va combattuta, non produce nulla, va combattuta. L'uomo non riesce a sopportarla...Il segno è giudice, segna appunto, partecipa della realtà dell'emozione...La Pampa: la vertigine orizzontale...Come non rifugiarsi nel sogno della vita degna per tutti."
Il francese: "Faccio un sacco di libri e nel finirli so che non sono perfettamente completi e riusciti. Fra poco sarò alla fine della mia vita e non penso che sarà completamente riuscita. E' una questione ideologica contemporanea...Ho cominciato a disegnare perché ho deciso che non potevo morire senza disegnare. Non pensavo al fumetto, forse all'illustrazione per bambini. Sono un pioniere dell'autobiografia senza saperlo. Non sapevo di saper scrivere e il fumetto me l'ha insegnato. Ho scoperto, e l'ho scoperto per soldi, di saperlo fare. Ora se ho la possibilità di esprimermi è perché gli editori me lo permettono. Ho fatto dei libri per coloro che non sapevano farli: mia madre, mio padre, che, da analfabeti, dicevano sempre, che se avessero saputo farlo, avrebbero potuto scrivere chissà quanti libri. Io l'ho fatto per loro...Lavoro in piedi, perché così sento il mio corpo...(spiega la sua teoria sulla "musica del segno") La vita è un confronto tra suoni. Non c'è musica senza silenzi. Se facessimo l'amore senza musica faremo ginnastica. Faccio i testi dei miei libri allo stesso modo, pensando a come si girano le pagine, a come si fa calligrafia... La musica è matematica. Se io faccio un segno, gli dono un significato e allora tutto cambia...Oltre alla musica e alla matematica, c'è la "presenza". Io sono qui e voi là (ricorda a questo punto di aver seguito la danza contemporanea. Poi fa dei movimenti astratti con le braccia, mostrando come siano vuoti o pieni a seconda se vi introduce la "presenza"). La musica costituisce la presenza. Non si può riuscire nella vita senza la presenza. Posso fare gesti tutti uguali e al contempo tra loro diversi. Mi sfugge qual'è quello perfetto. Mi sfugge e allo stesso modo mi sfugge la vita".
Magari tutte queste frasi buttate lì da due autori ormai anziani (classe 1942 entrambi) vi annoiano, ma la mia passione per il fumetto passa anche da queste parole. In esse vi scorgo una riflessione sulla vita che il linguaggio del fumetto sa in maniera autonoma ben rappresentare: quest' "arte applicata" che chiamiamo in Italia "fumetto", che si compone di ampiezze e non solo dei limiti spaziali di alcune vignette messe in sequenza.