mercoledì 25 aprile 2012

In questo paese alle pendici...


In questo paese alle pendici dell'Appennino toscano, tutte le case si affacciano sulla stessa strada. Un tempo era una strada sterrata e solcata dai segni lasciati dai cerchioni delle ruote delle biciclette. Segni in ogni direzione a farne un intreccio, una rete, che dava l'idea di qualcosa di fatto dall'uomo e al contempo di un disegno superiore, al primo incomprensibile. Da quella strada, oggi asfaltata e percorsa dalle automobili, si diramano perpendicolarmente tante piccole vie che servono altre case, altre corti, tutte venute dopo. Ogni via ha un suo nome, ogni nome ha un senso. E' a questi incroci, a tutti gli incroci, tra la strada principale e le vie traverse che, ogni anno in questo stesso giorno, la banda guidata dal suo primo cittadino si ferma per deporre una corona. E la musica che senti, ripetuta e impavida, è sempre la stessa, che conosci e che nella tua testa di turista curioso ti fa canticchiare a voce interna: "...È questo il fiore del partigiano, o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! È questo il fiore del partigiano morto per la libertà!". E mentre ti canti spensierato quelle parole, pensi solo, Grazie! Grazie a tutti voi! Grazie!, e un pò, forse, anche ti commuovi.

mercoledì 18 aprile 2012

Non mi pare che il mare sia calmo!

E' alquanto complesso raccogliere le idee in queste settimane di confusione mediatica attorno al mondo politico, culturale, socio-economico in genere. Mi resta addosso, come della sabbia che ha invaso di nascosto le mie scarpe, la strana sensazione di perdere il controllo delle situazioni. Ho raccolto quindi alcune riflessioni attorno ad alcune parole chiave che mi aiutano a sintetizzare varie situazioni di disagio che mi sono state trasmesse dal "contesto" che mi circonda. Nessuna pretesa di fare chiarezza, anzi la consapevolezza che la matassa si fa sempre più intricata.
MORTE: la tendenza è nasconderne l'inevitabilità dietro ad alberi mentali che assomigliano alle tane inadatte di quando giocavamo a nascondino da piccoli; è una società di prevedibili (oramai) eterni giovani che si affaticano in una continua attività di rimozione; oppure è la volontà di venir scoperti e poter avere infine chiarezza su quanto retoricamente già sappiamo? E per quest'ultimo desiderio che infine spettacolarizziamo l'estremo con insistenza gratuita? Voyeurismo o paura?
COSA PUBBLICA: corruzione e impunità; ma è questa "cosa" in fondo realmente pubblica? O meglio lo è mai stata?
ETICHETTE: su tutto e per ogni aspetto del tutto: nel piccolino delle mie passioni, che si legano al mondo del fumetto, questa tendenza si traduce nel "graphic giournalism" e nella "graphic novel". E così scopro che da Parigi arriverà a Venezia una mostra, scontata, su quest'ultima tendenza (alla Torre Massimiliana di S. Erasmo), mentre a Tolentino si sta svolgendo una seconda sulla prima espressione di arte sequenziale. E poi scopro che quella marchigiana è pressoché lottizzata dal marchio Rizzoli -Lizard, mentre la seconda è targata per intero Coconino Press (Fandango). Ok, ok, è roba loro sin dall'inizio, ma... Ma, punto!

INCONTRI: molti, troppi. Per parlare, parlare, parlare di tutto. E fare? Con ARTeFUMETTO il giorno 14 aprile a Monfalcone si è organizzato anche noi un piccolo incontro, con Lorenzo Pastrovicchio e Casty, autori della Disney, e si è colto l'occasione di parlare del fare fumetto, della costruzione delle storie, del lavoro dello sceneggiatore e del disegnatore e dello scambio tra questi. Sala piena e molti bambini. Mi è stato riferito che qualcuno di loro, tornando a casa, ha detto di aver riscoperto la voglia di disegnare, per la prima volta, o di nuovo. Mentre qualche adulto ha detto di essere stato bene. Tutto qui. Poco intellettuale come risultato, ma gratificante.COMUNICAZIONE e BENE PUBBLICO: al telegiornale della sera sembra di essere ormai nella stanza di un medico mentale: servizio dopo servizio sempre e solo ad affrontare la difficoltà di chi cerca o non trova lavoro, o quella di chi la perde; e sfilano, uno psicologo, un neuropsichiatra, e poi la fila di servizi che affrontano il tema del suicidio, che viene appellato come "una soluzione definitiva ad un problema temporaneo". E il disagio mi pare crescere, assieme alla depressione, di noi che giorno dopo giorno ne affrontiamo il carico derivante dalla miriade di informazioni confuse, poco incisive, che strumentalizzano una situazione di crisi (etimologicamente di "separazione", nel nostro animo profondo, tra le nostre aspettative e la realtà, soprattutto, ma bisogna anche ammettere forse che erano troppe, credo, ultimamente, queste aspettative) generale per portare avanti l'interesse, si badi bene "l'interesse", del mondo editoriale tutto. E inoltre. Di politica e vicende internazionali ci si è ormai dimenticati del tutto, almeno sino al prossimo terremoto.
FATICA: Mentale, sempre e solo mentale!
LAVORO: Non so cosa sia, mi viene da chiedermi! Ma non per non averne uno, ma forse per non averlo mai svolto realmente; come espressione cioè anche di un principio fisico e non solo traduzione di un'attività intellettuale. Mea culpa, ma estesa a quanti?

Edmond Jabès, poeta francese scomparso (nel 1991), di origine egiziana si chiedeva: "Chissà se siamo unicamente là dove siamo?". Che poi forse era in forma interrogativa il desiderio di Wim Wenders, allorché scriveva su un muro in una stanza che appare nel film
Lisbon story: "Ah nao ser eu toda a gente e toda a parte"", ovvero "Potessi essere tutte le persone di tutti i posti".
Potremmo constatare, riportandola a questi tempi, la trasformazione della frase iniziale in "Chissà se siamo almeno là dove siamo?". E poi giorno dopo giorno la stessa frase sembra sfiorire in "Chissà che non siamo nemmeno là dove siamo?". Questa sparizione nasce da una agitazione tutta interna che ci pervade, di cui siamo incolpevoli e apatici (diamine!) spettatori, in mano a "povera gente" che, purtroppo per noi, per interesse, ha invece alta considerazione di sè.