sabato 8 settembre 2012

Robert Redford

E poi ad un certo punto si invecchia. Così credo ognuno di noi si deve essere interrogato, chi prima chi poi, difronte allo specchio dopo la sveglia. Sono i segni sul volto e sulle mani a fartelo capire per prima cosa e un banale confronto tra la foto sulla carta identità scaduta di ieri e quella appena stampata di oggi. Ci sono molti modi per invecchiare, serenamente e no, accettando le trasformazioni fisiche, comprendendo quelle psicologiche, oppure cercando escamotage fisici e anche comportamentali; ma è inevitabile che chi non viva con te giornalmente i tuoi cambiamenti constati, avendoti improvvisamente dinanzi, il tuo percorso. Così quando ti trovi dinanzi Robert Redford, a Venezia, al Lido, ti meravigli un pò che la maggior parte dei commenti di chi ti sta accanto risulti del tipo: "Cielo, ma come è invecchiato?". E' evidente che l'idolatria verso una star del cinema come Redford sia del tutto generazionale (e infatti accanto a lui cammina spesso anche Shia LaBeouf, che di Redford sembra il nipote più grande, accompagnato dalle urla di un'altra generazione, quella delle quindicenni-diciottenni di oggi). 
Inevitabile che la delusione verso i segni del tempo sia del tutto intinseca nell'essere fan della star, ma a volte sembra proprio che quell'esclamazione, "Cielo!", esca veritiera, non provocatoria, come una mancata presa di coscienza verso di sè, prima che verso l'età dell'attore.
Redford è alla Mostra del Cinema per presentare il suo film The Company You Keep. In tutte le occasoni che ho avuto di avvicinarlo, mentre saltellava da una conferenza ad un incontro, da un pranzo alla passerella, ha sempre mantenuto un passo costante, mai bloccato da nessuna richiesta di autografi, come una lama che fende la folla, intoccato da essa. Le guardie del corpo lo scortano da una macchina all'altra lungo le strade del Lido, da una motonave all'altra, lungo i canali. Lui è tranquillo, frastornato forse dal fuso orario, ma con due espressioni sole: la totale rassegnazione, e un accenno di sorriso occasionale. La prima nasce secondo me da due valutazioni: la prima che la gente che lo sta acclamando non rappresenti nulla per la sua vita, che lo star system lo abbia ormai accompagnato sino alla vecchiaia e che quella condizione di pace impossibile a cui la sua figura pubblica lo costringe sia ormai un peso complesso che tenta a fatica di sfuggire; la seconda nasce da fattori occasionali, che regalano il Redford sornione e ironico di certi suoi film: succede quando un fotografo gli chiede ripetutamente di girarsi e lui si accuccia dietro un parapetto, lasciando intravedere solo il volto dagli occhi in su; oppure quando una signora gli regala una rosa e lui l'accetta, rompendo la monotonia del suo procedere passo a passo inarrestabile tra la gente; oppure quando una signora gli tende la mano e lui la prende (vedi la foto) e la signora scappa via poi dicendo "Adesso come faccio a lavarmela!".
Sono bei ricordi questi che avrò di Mister Redford, star idealista, poco rappresentativa di un popolo (quello U.S.A.), che il più delle volte trovo deludente per le sue idee reazionarie, e bizzarre, che la campagna presidenziale in corso sta evidenziando in tutta la loro portata. Redford dirà alle conferenze parole interessanti, e anche il suo film, benché non cinematograficamente imperdibile, rivela una cultura utile ai nostri tempi. Insomma la "distanza" che dimostra verso l'esterno non è solo divismo, bensì constatazione allarmata per la lontananza della gente comune dai principi utili alla società. Sul red carpet Redford non c'è, o meglio c'è solo la sua persona fisica (con la moglie), non certo la sua mente, che spera di completare quel lungo viaggio nel modo più rapido possibile (più tardi fuggirà dalla Sala Grande prima di ricevere gli applausi).
Il pomeriggio mi era capitato di scorgerlo, dalla portiera aperta, sul sedile posteriore dell'auto di sicurezza che lo scorazzava in giro, mentre rispondeva ad un cenno di un suo collaboratore che gli chiedeva come stesse andando, con un sorriso e un sospiro, come a dire: "E' complesso da spiegare! E se non lo capisci, ho quasi ottant'anni!"
Sul red carpet poi due ragazzine assolutamente coscienti del loro ruolo, si scambiano per l'entusiasmo dei fotografi un finto doppio "scandaloso" bacio (chi dice lesbico, chi saffico, ma è un bacio, santo cielo!). Sono Joséphine de la Baume (la bionda) e Roxane Mesquida (la mora), protagoniste, come sorelle vampire nel film The Kiss of Damned della figlia di Cassavetes. 
Con quel bacio guadagnano le foto principali sulle pagine dei giornali italiani (perché badate bene che nel Mondo, giornalisticamente parlando, della Mostra del Cinema di Venezia non gliene importa un cavolo a nessuno!), stampate più grandi dello stanco Redford, star ormai destinata alle signore d'altri tempi. Il suo volto (e la sua interpretazione in Corvo Rosso non avrai il mio scalpo, del 1972) era servito anni fa d'ispirazione a Giancarlo Berardi e a Ivo Milazzo per dare una  fisionomia e un carattere a Ken Parker, eroe cult e idealista del fumetto italiano, sparito anch'esso dalle edicole come Redford dalle passerelle, e destinato al tradizionale So Long! finale.
Infine. Voi pensate che si sia potuto al Lido assistere realmente a qualcosa? Voi pensate che senza un pass giornalistico o organizzativo si riesca a entrare da qualche parte? No, nemmeno negli spazi allestiti all'Hotel Excelsior della Regione Veneto. E' un tema importante da affrontare questo. La Biennale è una fondazione che al momento non ha partener privati, è coabitata solo da soggetti pubblici, quali il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Veneto, la Provincia, ecc.. Bene una realtà con un capitale di circa € 22.000.000,00 compresi i beni immobili a Venezia e al Lido. Una realtà pubblica, che vive di denaro pubblico, con una gestione politica pubblica, ma inaccessibile al pubblico; che deve invece fare le file dietro le transenne pubbliche e marchiate, come sudditi e non come veri comproprietari dei beni. 
Va fatta attenzione su queste cose, ne va del ruolo dei cittadini nella tutela delle cose pubbliche, ne va del comportamento politico dei cittadini. Perché se in Italia solo ciò che è "proprio" va tutelato, allora si sappia che i Beni Culturali sono una cosa pubblica. Per saperne di più sulla Fondazione e farvi riflettere:
E poi, e qui siamo ad un must di questo blog, quando si fa sera,"non è il parrucchino di Redford, o il bacio fra due persone di uguale sesso, o il buco spaventoso dell'incompiuto Palazzo del Cinema, che mai ci sarà (vedi sopra), che ti colpisce realmente, ma i colori e le forme della laguna". So Long!