giovedì 14 ottobre 2010

Cambio di prospettiva

Il giorno 14 settembre questo blog compiva un anno. La cosa, invece che costituire un momento di stimolo per fare crescere ulteriormente questa "sede" virtuale, si è rivelata un momento di riflessione contraddittoria.
Se c'è una cosa che mi da fastidio è la dipendenza. Qualsiasi forma di dipendenza. Quella diretta e quelle indirette a cui le situazioni della vita ci costringono (non parlo degli affetti, dei sentimenti e nemmeno degli interessi veri, che quelli sono altra cosa, parlo di sovrastrutture che consciamente o involontariamente finiamo per crearci, oppure alle quali parassitariamente finiamo per affezionarci: i vizi, anche). Avevo voglia così di capire se queste pagine a cui ho dedicato del tempo fossero diventate, un pò per alcuni commenti lusinghieri che esse hanno ricevuto, un pò perchè ho scoperto essere lette da molti, una piccola narcisistica dipendenza.
Dopo un mese esatto di "digiuno" ho capito che da un lato esse sono state positive per l'avermi fatto allacciare rapporti culturali con specifiche persone, oppure per avermi concesso di pensare "ad alta voce" su certi argomenti (e quindi indirettamente di rifletterci sopra). Dall'altro hanno però assorbito del tempo e un' pò della mia propensione verso "il fare".
Ho capito che ci sono anni del "dire" (del "pensare") e anni del "fare". Percepisco, come una dirompente esigenza, che l'anno che idealmente sta nascendo in queste settimane, sarà un anno del fare.
A questo punto, inevitabilmente, dovrò assecondare tale stimolo, altrimenti sarei contraddittorio con la mia indole, e, altrettanto inevitabilmente, dovrò tralasciare "il dire".
Non farò però morire questi fogli. Dilaterò a cadenza, che spero perlomeno mensile (ma non mi pongo limiti veri o appunto sovrastrutture), gli aggiornamenti sulle situazioni, sui pensieri che accompagneranno "il fare".
Posso anticipare solo che dopo un anno di pensieri vari, alcuni punti si sono focalizzati come interessi veri, che saranno quindi affrontati in altra sede (nel mondo reale, quello delle persone, dei confronti e degli scontri necessari per concretizzare delle idee). Tra essi: la necessità del costruire, del raccontare, di ridefinire nuovamente qualcosa attraverso un atto narrante che possa superare l'ormai, a mio giudizio, fallimentare raggiungimento di decostruzione postmoderna. E inoltre: sondare ancor più a fondo il senso della memoria, non tanto nella sua rappresentazione poetica o mentale, ma in solido, nel confronto diretto e materico con le generazioni che ci hanno preceduto, nell'intento di scoprire cosa è andato perso rispetto loro, in particolare cosa facesse di quella generazione una generazione di inarrivabili "giganti", per noi, a confronto, teneri e decadenti lillipuziani.

A presto con qualche nuovo sguardo interrogativo sul "fuori".