tag:blogger.com,1999:blog-86741867454464677862024-02-21T14:34:25.316+01:00Roberto Franco continuavoaguardarefuoriAppunti "al passato" di me medesimoeffetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.comBlogger269125tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-46669820247437294052019-09-15T00:46:00.002+02:002019-09-15T14:00:36.150+02:00E per finire...<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6bOnTQ70z6WpYQ9MqzC6lZf4IzBzvAwMIa548a6sSYo58nwCMhR6Dxi9BK2R2X9kcsqrYJPzqeJWJCEQV6N6kfC32GYrH17Rw9vPqb7cID2adR_-liC17v0uiNryT8RcQjBsQzWvyk8qD/s1600/ve.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="572" data-original-width="800" height="285" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6bOnTQ70z6WpYQ9MqzC6lZf4IzBzvAwMIa548a6sSYo58nwCMhR6Dxi9BK2R2X9kcsqrYJPzqeJWJCEQV6N6kfC32GYrH17Rw9vPqb7cID2adR_-liC17v0uiNryT8RcQjBsQzWvyk8qD/s400/ve.jpg" width="400" /></a></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Questo post è un caso. E' un caso che mi sia accorto che cade esattamente dieci anni dopo il primo post pubblicato come "Continuavo a guardare fuori", il 14 settembre 2009. E' un caso che abbia deciso di chiudere la mia esperienza di blogger su questa pagina proprio a dieci anni di distanza dalla data di apertura. E' un caso che ieri fossi a Venezia (non era in programma, ma è piacevolmente successo), la mia città dell'anima. E' un caso che per un'intera estate mi sia passato davanti il nome di un artista a cui tengo molto e che indirettamente ha suggerito questo blog, ed è sempre un caso che per un motivo o l'altro non abbia mai potuto partecipare a nessuna delle occasioni a lui dedicate. Parlo di Emilio Isgrò, della cui grandezza artistica non ho dubbi, a differenza di molti suoi illustri colleghi, celebrati o compianti, che continuano a non smuovermi nulla, nè dentro, nè fuori. E' poi un caso che la visita veneziana si trasformi inconsapevolmente in un momento di ricerca artistica. Per caso, camminando per le calli o sostando in un baretto e l'altro, per un cicchetto, per un saluto, si visitano alcune delle esposizioni collaterali alla Biennale Arte 2019. Per caso, sembra che la fine gli anni '60 e un certo tipo di arte non sgravata del peso del contesto, un'arte politicamente utile, diremo, facciano da collante al tutto: si comincia con "AFRICOBRA. Nation Time" e l'arte di Chicago vicina al Black Power Movements di Sessanta e Settanta (Napoleon Jones-Henderson, Gerald Williams, Barbara Jones-Hogu su tutti); si passa per il Padiglione della Repubblica dello Zimbabwe, poi Pino Pascali, alla Fondazione a lui intitolata alle Zattere (Palazzo Cavanis).</span></span> </div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9WxuSYTJC58JEWV_DcZKhzl0Kl80iIAFCSakoDtnbqySCbeSKXImBC61L9EueN4Oalrth_PpduThCx0P5CXoMB4JrpljpSaHb2pNmdW8Y7IZDMkeaz8n_9L5LSt-JvLDPZgMfc8-g60tZ/s1600/williams.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1575" data-original-width="1600" height="393" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9WxuSYTJC58JEWV_DcZKhzl0Kl80iIAFCSakoDtnbqySCbeSKXImBC61L9EueN4Oalrth_PpduThCx0P5CXoMB4JrpljpSaHb2pNmdW8Y7IZDMkeaz8n_9L5LSt-JvLDPZgMfc8-g60tZ/s400/williams.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Gerald Williams, "Angela Davis", 1971, a Venezia</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFW4gSsO_6MzkzrPpuXwQAowUdl51TLeHSktUMxnDabkjzcNaEY0mlEQi37ifpp0-cP5VEh86AZMM8nxbRehWNZecCAG1bJL2KmezrA9M_jDu9S4VVSsfXjgiia7klKdYh0csOdPWi8XEA/s1600/Pascali.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="815" data-original-width="1600" height="203" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFW4gSsO_6MzkzrPpuXwQAowUdl51TLeHSktUMxnDabkjzcNaEY0mlEQi37ifpp0-cP5VEh86AZMM8nxbRehWNZecCAG1bJL2KmezrA9M_jDu9S4VVSsfXjgiia7klKdYh0csOdPWi8XEA/s400/Pascali.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pino Pascali a Venezia</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">E' un caso che uscendo da Pascali, mi trovi davanti un poster che pubblicizza la mostra di Emilio Isgrò alla Fondazione Giorgio Cini. E' un caso che passi il vaporetto giusto mentre si è lì e che così in cinque minuti si possa sbarcare all'Isola di San Giorgio Maggiore, davanti al capolavoro progettato dal Palladio. E' un caso che la mostra sia pure ad ingresso gratuito e che non ci sia praticamente nessuno a frequentarla in quel momento. Ma il caso, espressosi all'ennesima potenza, vuole che mentre sono lì entra nelle sale Emilio Isgrò stesso, che quasi mi sento le gambe un pò molli, per raccontare la sua mostra ad alcuni amici. Ci sono state alcune chiacchiere regalate, profonde sul senso del "cancellare" (il centro della sua arte), sul superamento dell'ignoranza, sull'essere intellettuale, sul ruolo dei giovani. A Isgrò fa piacere che qualcuno più giovane gli si avvicini per chiedergli le cose. Finisco per chiedergli un autografo, uno di quelli che sento diverso da altri che mi è capitato di raccogliere, a volte per gioco, uno di quelli che desidero conservare: "Non un feticcio, ma un ricordo, maestro!". Mi viene risposto che aveva capito che il mio intento era sincero.</span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOOpAEE2kG1ATFhwmDovi2n4STf4B7Y0kLE-Ugb6sTYJi9GP9lkVz13fhqV8Jg-8rgdU7wNXecoZ4ylW4vT80uLR5RXLKMxDX9RHbuUhWyJwl4gwjOLM6ZONnxG60diobBuGmoHvdUwN1t/s1600/Jac.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="979" data-original-width="1600" height="243" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOOpAEE2kG1ATFhwmDovi2n4STf4B7Y0kLE-Ugb6sTYJi9GP9lkVz13fhqV8Jg-8rgdU7wNXecoZ4ylW4vT80uLR5RXLKMxDX9RHbuUhWyJwl4gwjOLM6ZONnxG60diobBuGmoHvdUwN1t/s400/Jac.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Emilio Isgrò a Venezia</td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiysNIDCtowlj4m-NFT1ce_cagmgOHda-FTTFkjWlzxj3WofKsTb6pHD8-xCdd-1Frfp1b9AwZIMoKQKUHGwJ4W8eFKfQ0S44xqOXj1BcB5OyoD7r7c_iDaEr73nZZfRwPNWjVL0kxp6hk6/s1600/Dedica.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiysNIDCtowlj4m-NFT1ce_cagmgOHda-FTTFkjWlzxj3WofKsTb6pHD8-xCdd-1Frfp1b9AwZIMoKQKUHGwJ4W8eFKfQ0S44xqOXj1BcB5OyoD7r7c_iDaEr73nZZfRwPNWjVL0kxp6hk6/s320/Dedica.jpg" width="240" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Questo post nasce per caso, in questo giorno che, per caso, come detto, segna il decimo anni di riflessioni online. Potrei fare un piccolo resoconto su questo. Potrei chiamare queste pagine scritte "Diario della crisi!" (sia nel senso di crisi reale, economica e sociale, sia di "crisi", interpretazione, spoeculazione). Quando scrissi il primo post, mi pareva di dover dire delle cose che poi sono state dette e in alcuni casi mi sono sembrate, anche a distanza di anni, appropriate. Il rapporto conflittuale che ho con il web (<i>odi et amo</i>...), mi porta ad accettare come utile solo questa forma di "social", oramai forse superata da altre, sempre più immediate e sempre più vicine all'uso esclusivo dell'immagine a scapito della parola. Scrivere è stato, come sempre, uno strumento per capire meglio cosa pensavo di un argomento che mi pareva importante approfondire. Se guardo indietro mi rendo conto che in queste pagine sono passate tra le righe molte mie passioni. Potrei anche finire per riassumerle in qualche nome, ma sarebbe far torto alle passioni minori, che comunque mi hanno aiutato a crescere intellettualmente. Ecco, questo sì, se di una cosa sono fiero è di non aver mai voluto e saputo distinguere tra arti maggiori e arti minori, tra alto e basso...è sempre stata una questione di valore (personalmente attribuito) e non di contesto. </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Alla mostra di Isgrò ho trovato un'opera forse marginale, ma che l'autore non ha però voluto dimenticare. Si intitola <i>Cancellatura</i>, del 1965, tre anni prima della mia nascita. Il testo su cui Isgrò interviene si intitola <i>Ideologia della sopravvivenza</i>. </span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMitbEFXDnvoyzUJrznoyYr1h6exXaZR-yblcUIWtG-FX7cf9cVQnfnaLSa-7ViD2QDpGw-MCJMyGZIDCBhHjshdS08lCaEFcXXkb7_J6kHq8mHF-p547A8WxG-X9vpauLel2Mg7r47bMB/s1600/Ideologia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1237" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMitbEFXDnvoyzUJrznoyYr1h6exXaZR-yblcUIWtG-FX7cf9cVQnfnaLSa-7ViD2QDpGw-MCJMyGZIDCBhHjshdS08lCaEFcXXkb7_J6kHq8mHF-p547A8WxG-X9vpauLel2Mg7r47bMB/s320/Ideologia.jpg" width="247" /></a></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">In una sequenza parziale delle righe non cancellate possiamo leggere questa frase: "...Non ti resta, dunque, che mutare rotta: guardarti dentro e GUARDARE FUORI, fino a scoprire un segno, una foglia, una pista. E seguire quel segno, quella foglia, quella pista anche quando - Alla fine, tenta e ritenta, il mondo ti apparirà com'è: più vicino al vero, forse, di come potrebbero mostrartelo Marx e San Paolo...". Questo blog iniziò, quindi, con una citazione di Bruce Chatwin da <i>In Patagonia</i>, sul viaggio di ricerca, sull'irrequietezza, e termina ora con una citazione da un'opera di Emilio Isgrò, che del blog contiene il titolo e forse il significato più intrinseco. E' ancora il caso a determinare le cose, a regalare la parola ..."fine", che tutto spiega e tutto cela. Saluti.</span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxqnxll-hQ2zqt0FS1iyKaJHG2U95cqA5dy-Mc5OtIH9_M2vTR61WGY6U3DLfDL5kOoY6mU0QmRK8KksdWK4CrCWgeHRDekNYST5ZPdJnMaLGt4Or-_cAWPPjZojlAilgFzWifYl9sfhTH/s1600/venezia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxqnxll-hQ2zqt0FS1iyKaJHG2U95cqA5dy-Mc5OtIH9_M2vTR61WGY6U3DLfDL5kOoY6mU0QmRK8KksdWK4CrCWgeHRDekNYST5ZPdJnMaLGt4Or-_cAWPPjZojlAilgFzWifYl9sfhTH/s400/venezia.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
</div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-57739370141342522342019-07-21T11:16:00.001+02:002019-07-22T21:31:23.106+02:00Si riparte e si finisce da qui<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirg6qk7shWyfx6iwHGGmm33AZDleVqiYkPqr7zCknfkbkC5k30rg_tzrgUDUVeqNux3xVMMT24U74JPaK1jGXvFlC8NSgeflrkmGNweejp64CFYg3gxydiRQJ-rpKrhn2AsdpNYLV28Xnc/s1600/r2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1125" data-original-width="1500" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirg6qk7shWyfx6iwHGGmm33AZDleVqiYkPqr7zCknfkbkC5k30rg_tzrgUDUVeqNux3xVMMT24U74JPaK1jGXvFlC8NSgeflrkmGNweejp64CFYg3gxydiRQJ-rpKrhn2AsdpNYLV28Xnc/s320/r2.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Scrivere
in questo luogo di memorie e speculazioni varie dopo quasi tre mesi
dall'ultima volta dovrebbe garantire una vastità di argomenti
sufficienti per innumerevoli righe. Così sarà, anche se mi trovo a
riflettere che mai come ora potrei anche risultare sintetico e coinciso.
Quel fuori, che in queste pagine continuo a guardare, appare come
fossilizzato, "stremato" oserei dire, dalle montagne di parole che ogni
giorno ci confondono e ammutoliscono (almeno su di me questo è
l'effetto). Argomenti su argomenti, sempre nuovi e rinnovati,
testimonianze, opinioni, riflessioni, prese di posizioni, sdegnate o
straripanti, recensioni su questo e quello, sul troppo. Cosa resta di
tutto questo in sintesi? Una sensazione come di spaesamento, di
stordimento, appunto. Il tema da affrontare è di certo quello della
comunicazione, ma direi che alla pari prende piede quello della
frammentazione. Un pensiero frammentato non è un pensiero complesso. Se
il secondo garantisce spazio al confronto (il che è auspicabile),
l'altro tende a imporre una piena amnesia intorno al fine ultimo che ha
attivato la riflessione. Un pensiero tira l'altro, diremo, come le
noccioline, ma a breve il contenitore si svuota e implode su se stesso.
Ecco, alla fine la sensazione è questa, un mare magnum di parole a
ribadire pensieri, svuotati nel senso e ancor più nel significato. E'
forse il momento di ridefinire un obiettivo, ancor di più quello di
qualificare un percorso. Non basta più "andare", ma forse varrebbe anche
la pena riflettere sul "dove"! Non sono mancate in questi mesi le
occiasioni di confronto intellettuale, grazie anche alle situazioni che,
assieme a degli amici (vecchi e nuovi) si sono andate promuovendo. Ci
si è pelopiù soffermati sul tema dei diritti, i più variegati,
volutamente cercando di non cadere nella trappola di, appunto, operare
con le cesoie, affrontando una componente e dimenticandone un'altra.
Alcune sere fa, durante un incontro pubblico a Trieste, la scrittrice
Michela Murgia parlava giustamente dell'opportunità di questi percorsi
"intersezionali" (lei riprendeva nello specifico il concetto di
femminismo intersezionale, aderendo alle proposte dell'attivista
Kimberlé Crenshaw di fine anni Ottanta). In breve: una lotta dalla parte
delle donne, per la parità di genere, risulta limitata se non estesa
anche ai diritti delle donne in quanto parte della comunità LGBTQ+ o
delle donne che affrontano problematiche inerenti la loro etnia, per il
loro colore della pelle. Insomma, i diritti sono diritti a 360°, alla
pari dei principi che li sorreggono, al di là dei "recinti" entro cui si
discutono e affrontano. Sembra una banalità, ma, invece, intravvedo in
questa visione limitata una delle questioni principali su cui
riflettere, estendendo tale speculazione alle attività culturali. Prendo
atto, infatti, di innumerevoli gruppi al lavoro da anni (oppure nuove
costituzioni) sulle tematiche sociali e, appunto, culturali (con tutte
le estensioni che la parola "cultura" sottende), impegnati a soffermarsi
su specifici campi di interesse, sulla particolarità di una proposta e
non sui principi oggettivi che a monte la sorregge. Credo sia una
questione che va posta nel superamento di ogni fondamento ideologico e
anche oltrepassando il "confine", peraltro mobile, delle chiacchiere e
delle finalità dei singoli gruppi di appartenenza politica. E'
semplicemente una questione di voler collocare su di una strada
coerente, con decisione e benevolenza verso il pensiero altrui, le
micro-storie del quotidiano e le piccole narrazioni dalla ragione
spicciola. E' un discorso di comportamenti, di etica capace di guardare
oltre i fatti minuti, per ragionare di percorsi, senza farsi distrarre
dal contesto oppure senza proporre distrazioni per finalità immediate e
risibili. Antonio Scurati mi raccontava, a margine della presentazione
fatta in anteprima a Pordenone nel settembre 2018 del suo libro "M" (che
giorni fa ha vinto il Premio Strega 2019), dell'opportunità di
coltivare una cultura dell'antifascismo non come un fatto di militanza
dietro una bandiera ideologica, dell'opportunità di portare avanti un
discorso oltre le pregiudiziali ideologiche, appunto, e ragionare sulla
democrazia, semplicemente attraverso i caratteri specifici di quella,
all'interno del suo linguaggio. E qui, va detto, per onestà verso chi ci
ha lavorato, che all'interno dei percorsi (chiamiamoli culturali per
brevità) che abbiamo cercato di promuovere negli ultimi sette anni in
Friuli Venezia Giulia con l'Associazione ETRA di Monfalcone, il tema del
linguaggio è sempre stato centrale. Un percorso a sostegno dei diritti
(e quindi basato sulla percezione dell'"altro" quale elemento fondativo)
si sostiene anche di una coerenza verbale, affrontando con
consapevolezza i fondamenti del linguaggio che si va utilizzando, senza
distrazioni provenienti dal solito contesto; superando cioè le
tentazioni di fare propri termini e significati che non ci appartengono,
impoverendo così il proprio fine. Sarebbe bello che i confronti, che la
mediaticità ci offre quotidianamente con le nuove derivazioni
semantiche del linguaggio, potessero essere viste come un fattore di
contaminazione positiva e propositiva, ma la sensazione è quella della
mimesi, della perdita, dell'utilizzo della "parola" come strumento di
omologazione, di sradicamento da un centro di riflessione.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Frammentazione
è la percezione di essere già in troppi (troppe idee, troppi
rappresentanti) e la tentazione di diventare ancora di più, di
riscontrare non le somiglianze, creando avvicinamenti programmatici, ma
sottolineare le distanze, le micro-differenze. Infatti, proprio la
proposta di un "progetto", finisce, sempre di più, per essere luogo di
contrasto e non di sovrapposizione. Nel fare le proposte, pare ci si
guardi intorno, facendo finta di non vedere. Sarebbe utile tradurre il
"dico la mia" con un "diciamo la nostra", dove il "noi" finisce per
essere un auspicato soggetto costituito da pluralità collettive. Non
neghiamoci all'evidenza che, se si è giunti a tale frammentazione di
pensiero e quindi di "identità culturale", molto lo si deve alle
difficoltà intrinseche ad un sistema Paese (Regione, Comune...).
Parlando del cosidetto terzo settore, all'interno del quale si muovono
la maggior parte delle persone propense ad un ragionamento sull'"io
plurale", la cecità del sistema ha portato ad una logica riduzionista,
non certamente idealista: per dirla in parole povere, una logica del
"facciamo cassa", del "copriamo le spese", che non determina il clima
giusto per un domani in prospettiva. Chi vorrebbe poter "mangiare"
con la cultura o con il sociale, appare oggi come un essere anomalo,
sopportato, più che aiutato: e questo in un Paese che gestisce un
"totale contestuale" fisicamente costituito dalla cultura (le città, i
monumenti, le qualità ambientali...).</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Inevitabile
che in questa pappa omologante, per non perdere mai di vista il
pensiero dimenticato, ma significante, di Furio Jesi, l'impegno non può
andare più verso "il" progetto, ma sul ripensamento del "fare progetto".
Si ritorna, quindi, da una parte a scuola, sui libri, per garantire
strumenti al pensiero, e dall'altra parte in strada, per non
perdere contatto con la realtà. Resta la possibilità di guardare
indietro alle esperienze fatte, molte contraddittorie, sintomatiche di
un periodo e proprio per questo non più sufficienti o convincenti,
alcune forse deludenti, mai inutili. </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><u>Insomma, si riparte e si finisce da qui, in quest'ordine, per non perdere continuità.</u></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbLzcOBXT4GsVohqPYHblICMUdrMRRf0TTgXgtwjoEVW9v7l-3NP3DX1r3VW3L0ZOEajpFKIZBdhkPKP9lnGPJOVrpcFQroZ2UXYiI2M_pVAUzUbo73S9o_FsazuNpPrAXEkwSosGLTGL4/s1600/r4.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="1000" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbLzcOBXT4GsVohqPYHblICMUdrMRRf0TTgXgtwjoEVW9v7l-3NP3DX1r3VW3L0ZOEajpFKIZBdhkPKP9lnGPJOVrpcFQroZ2UXYiI2M_pVAUzUbo73S9o_FsazuNpPrAXEkwSosGLTGL4/s320/r4.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Per
animare la mente segue un piccolo bazar delle cose di interesse (mi
viene sempre rimproverato di non fare più le classifiche, ma non ne
sento veramente il bisogno: però qualche consiglio per gli acquisti, per
quello che vale, si può sempre dare agli amici che mi leggono).</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Un libro sulla fotografia, per parlare del "vedere": Luigi Zoja, "Vedere il vero e il falso", Einaudi, 2018.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Un libro di pensiero: Bruna Peyrot, "La resistenza del silenzio. Per una proposta politica e democratica", Mimesis 2019.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Un
libro di bisogno estetico (scrissi anni fa, nel 1997, un libro di
"cultura estetica" e quindi lascio a quello spiegare i significati che attribuisco a questo termine, "estetica", intendo): Massimo Cacciari, "La
mente inquieta. Saggio sull'Umanesimo", Einaudi, 2019.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Un
libro sul fumetto (di parole e molte immagini, importanti per capire):
Giovanni Giovannetti, Luisa Voltan (a cura di), "Come è bella
l'avventura. Mino Milani. Biografia per immagini", Effigie, 2018. Questo
libro mi ricorda molto quei volumi, bellissimi, pubblicati negli Oscar
Mondadori, nella serie gli "Album", tra cui l'"Album Calvino", l'"Album
Pasolini", l'"Album Buzzati", dove erano le immagini accompagnate dalle
parole a creare delle narrazioni splendide sulla vita degli scrittori,
ma anche su il loro Tempo. Ve li consiglio tutti!</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Un
fumetto: è uscito di recente un nuovo numero della serie "Hai mai
notato la forma delle mele?", mi pare il n.5. Il lavoro di Mabel Morri
mi piace molto, da sempre, e questa serie l'ho molto amata al tempo
della sua uscita, tanto che ne facemmo una mostra nel 2006, con quelli
di ARTeFUMETTO. Riscopritela, anche in raccolta per i tipi di Ren Books.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Un
libro di finta narrativa (in cui mi ritroverei, se dovessi scrivere
ancora dei racconti, ma non credo): Emanuele Trevi, "Sogni e favole",
Ponte delle Grazie, 2018.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Un
libro su quell'arte che chiamiamo contemporanea, ma che ormai mi pare
già storicizzata nei fatti, mentre una diversa o rinnovata non la vedo
ancora (che se poi consideriamo, a piacimento, contemporanei Courbet,
Picabia, Picasso, Fontana, i "prezzemolini", e nello spirito dei tempi,
futuristi e Yoko Ono, vorrei vedere non lo fosse questo qui): Elio
Grazioli, Bianca Trevisan (a cura di), "Maurizio Cattelan", Quodlibet,
2019 (RIGA, peridoco semestrale).</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Un
film da vedere: esiste veramente qualcosa di meglio di "Avengers
Endgame", se dobbiamo parlare di quello che il cinema deve fare in
termini di intrattenimento? </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Un
disco da ascoltare, per accompagnare tutto questo: un pò di Sharon Van
Etten (Remind Me Tomorrow), un pò di Coma_Cose (Hype Aura), un pò di
Fontaines D.C. (Drogel) e un qualcosa a caso di Neil Young che non
guasta mai (This Note's For You).</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">FINE.</span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdvGsa_B6FeLqi8MiVdO63YA7Oe58I_GKgbZUetsQNBcu9mu_hksl6HV5Aif3N-x5jk9V2A35ZSw98rtwBmir-K77MCl0CU3w6cPNaAfEFuO7TqtufCKyWHzeHKVbvmkMjz-f8WOOceTmj/s1600/r3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="1000" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdvGsa_B6FeLqi8MiVdO63YA7Oe58I_GKgbZUetsQNBcu9mu_hksl6HV5Aif3N-x5jk9V2A35ZSw98rtwBmir-K77MCl0CU3w6cPNaAfEFuO7TqtufCKyWHzeHKVbvmkMjz-f8WOOceTmj/s320/r3.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"></span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-size: xx-small;">(immagini in testa e in coda viste a Venezia girando tra le Gallerie d'Arte private) </span></span></span></div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-32925843615508360532019-04-25T08:56:00.001+02:002019-04-25T14:54:08.784+02:00Noi ci siamo e saremo...<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggbi85NBF3Hh18Ld4ePR66fJHGYKW3rGo3pR1WRSsFqnghDZnAoECPAxZ2v-aRv6xZCrp5mBzFTTKBmlUpDBQ11HjrH5xRlagbhZ2RbLrljrH7bpsAaRvJsq5MD0-bvE4nxb4w3RDQWRjf/s1600/ignoranze.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="834" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggbi85NBF3Hh18Ld4ePR66fJHGYKW3rGo3pR1WRSsFqnghDZnAoECPAxZ2v-aRv6xZCrp5mBzFTTKBmlUpDBQ11HjrH5xRlagbhZ2RbLrljrH7bpsAaRvJsq5MD0-bvE4nxb4w3RDQWRjf/s320/ignoranze.jpg" width="276" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: xx-small;">da <em>Misterius</em> di Leo Ortolani, copyright dell'autore</span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">Chi lo avrebbe detto, veramente, che il Novecento portasse con sé tutti
questi strascichi nei primi decenni di questo nuovo millennio? Chi avrebbe
immaginato che le ideologie sarebbero alla fine risultate vincitrici
sugli uomini, intesi come individui o come collettività? La sensazione è
che anche le ideologie, in realtà, abbiano perso dinanzi all'avanzare
stanco delle strategie di interesse e alle convinzioni personali di
gruppo. Ciascuno definisce, quindi, il proprio recinto mentale in cui
stare e da esso lancia proclami e strali verso coloro che la pensano
diversamente dal proprio gruppo. E' l'atomizzazione della collettività ed è,
alla fine, un percorso di ridefinizione dei Comuni di medioevale
memoria. Tutti contro tutti in ricordo di un passato spesso riletto a
piacimento, spesso rivisto sulla base di un interesse programmatico. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">
Nella sua espressione meno nobile, forse, anche questa giornata di
riconoscimento nei principi della Liberazione ne esce svuotata, tra le
polemiche di chi dice partecipo, chi non partecipo perché... o chi dice
partecipo ma...ecc. E' la Storia che tenta di porre la sua mano pesante
sulle coscienze e ristabilire la sterile lotta dell'ultima parola. Ma,
quanti morti! Quanta sofferenza! E poi il riscatto per trovare di nuovo
un senso alle proprie esistenze, malgrado tutto, andando spesso oltre la
propria stessa umanità, accettando di precipitare e di fare poi fatica
nel guardarsi ancora allo specchio per le mani bagnate di sangue. Sullo
sfondo però non ci sono le ideologie da difendere (di quelle chi se ne frega!), sullo sfondo la vera
battaglia è per i diritti, non gli stili, ma i principi. Questi diritti e
questi principi, che qualcuno ci ha trasmesso oltre le ideologie, oltre
gli interessi personali, oltre la politica del ci sono! e delle voci
ingombranti e disturbanti, ecco quelli sono in fondo la sola cosa che
conta. Ciascuno deve (dico "deve", non "può"...) portare un proprio
contributo, perché di questi diritti e principi si parli e discuta, perché
le chiacchiere da TV e da web vengano depotenziate a sottofondo e
rimanga una voce alta e chiara su ciò che conta davvero.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">Noi nelle
prossime settimane faremo quanto sappiamo fare e quanto possiamo fare.
Per questo venerdì 17 maggio alle ore 18.00 sarà nostro ospite alla libreria
LOVAT di Trieste, a supporto del FVG Pride che si svolgerà proprio a
Trieste l'8 giugno, Leo Ortolani e attraverso la presentazione del suo
volume <i>Cinzia</i>, parleremo, assieme agli amici di Arcigay
Arcobaleno di Trieste e Gorizia, di discriminazione sessuale e di
genere, per rimarcare il diritto di tutti di essere e basta! Sabato 01
giugno, sarà nostro ospite a Udine (stiamo definiendo il luogo e l'ora),
Matteo Scalera, per consegnare a lui il Premio Giacomo Pueroni 2019,
per ricordare un amico scomparso, ma anche per rimarcare l'importanza di
non dimenticare chi sta male di una malattia difficile come la SLA, che
si è preso Giacomo in ancora giovane età e che lo stesso sta facendo
con molte altre persone. Giovedì 13 giugno ancora alla Libreria Lovat di
Trieste, alle ore 18.00, assieme a Silvia Ziche, Sara Colaone e
Francesco Satta, parleremo di Storia e della faticosa strada dell'
emancipazione femminile in Italia; poi venerdì 14 gugno, alle ore 18.30 a Ronchi
dei Legionari, ancora con Silvia Ziche e Sara Colaone, assieme a Carlo Gubitosa e
Bruno Luverà di Billy, presenteremo dei volumi, ma tra le righe ci
confronteremo su stereotipi, pregiudizi e discriminazione di genere. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">E'
vero, non è niente, ma è quello che potevamo fare. E lo abbiamo fatto.</span> </div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-86667103895033127162019-03-02T08:57:00.001+01:002019-03-02T13:29:21.424+01:00Stranieri<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;"></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYVx6HLR6ujtDJKMsBK7Bbb6fFFqO2v7jM5hgbwZtEOPIf9XRVPfhHeCPN_FxLTsILK452O1J_A882nv9yDvKm9Fzc6-r8sUhGsThBv8DThkWKGpTiODAle_FWVGFFGgS6A90tm0HGP2zS/s1600/buzzelli.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="502" data-original-width="700" height="228" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYVx6HLR6ujtDJKMsBK7Bbb6fFFqO2v7jM5hgbwZtEOPIf9XRVPfhHeCPN_FxLTsILK452O1J_A882nv9yDvKm9Fzc6-r8sUhGsThBv8DThkWKGpTiODAle_FWVGFFGgS6A90tm0HGP2zS/s320/buzzelli.jpg" width="320" /></a></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">Straniamento. In letteratura: serie di artifici linguistici con cui lo scrittore rivela aspetti inediti di una realtà nota. Se dico "rosso" quando tutti si aspettano che io dica "nero", riesco nel mio intento di produrre una sensazione di straniamento nel mio interlocutore. Riesco nel mio intento, non di sorprendere, ma di legare il lettore alla mia proposta, indipendentemente se sia valida o etica. Improvvisamente vi è un bisogno (e forse il dovere) di sentirsi stranieri nel proprio corpo, di estraniarsi dai propri pensieri e porsi dei diktat, da sé a sé, come se fossimo altro da noi stessi. Dovremmo vincere l'apatia intellettuale, innescando processi di straniamento volontario. Perché farlo? Semplicemente per "non accettare". Non è un discorso di "resistenza" o di "resilienza", condizioni e concetti che fanno rima con "lenza", a cui a volte ci piace concederci di stare attaccati, semplicemente per non fare nulla, bensì una proposta di estraneità da questo <em>mare magnum</em> comunicativo, per permettere a noi stessi di chiederci: cosa ci interessa, davvero? Cosa ci piace, davvero? Qual è il nostro ruolo dinanzi alle cose che ci succedono attorno? E' come ridare un senso alla nostra fisicità (alla nostra pesantezza corporea) all'interno del flusso informativo. Io sono questo: mani, piedi, pesanti sulla terra, peli, sangue ecc. e non notizie, sovrapposizioni narrative da decodificare per stare al passo con l'esterno che ci sospinge, che ci modella, che ci immobilizza improduttivamente. Lo scontro tra società informatizzata e tecnologica (che però è fatta solo di sciocchezze, di sovrastrutture e sovra linguaggi e non di soluzioni e linee guida consapevoli) e nuovo umanismo (ovvero la riscoperta della centralità dell'uomo) appare evidente: un cavallo a cui tutti i "pensatori" cercano di salire in groppa per la paura, tutta di convenienza, di restare fuori da quello stesso flusso informativo, a rigetto del quale tale discussione viene posta. Straniamento è quello che si prova, per la consapevolezza del non detto e la pigra e a volte disarmante rinuncia all'alzare la mano e dare sfogo ad un pensiero controcorrente, offerto non per protagonismo (narcisismo) ma di sostegno reale ad una proposta critica, che prima di tutto è autocritica. Oggi, credo, che il dovere più grande in questo senso sia rifiutare alcuni vocaboli, privarcene volontariamente, perché sono fraintesi e veicoli di significati devianti. Tra questi: identità, nazione, noi, loro, massa, sostenibilità, degrado, pulito, sporco, destra, sinistra, ieri, meglio, peggio. Se provassimo ad immaginare anche soltanto una giornata intera, nell'anno 2019, senza l'uso di tali parole, potremmo venire travolti da un senso di incapacità comunicativa e quindi di frustrazione collettiva, che potrebbe condurre ad uno shock tale da farci riflettere su quanto siamo stati culturalmente manipolati in questi ultimi vent'anni. Provateci e provate a costruire un vostro personale non-vocabolario, che vi permetta di sentirvi estranei al contesto e al tempo stesso criticamente sufficienti per dare un giudizio personale su ciò che vi/ci circonda. Se lo farete, vi ringrazierò.</span><br />
<span style="font-family: "verdana"; font-size: xx-small;">(nella foto: un particolare da un disegno di Guido Buzzelli per <em>Labirinti</em>)</span></div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-58429521861932733112019-01-12T09:02:00.001+01:002019-01-12T09:03:05.055+01:00Come si deve venire?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6vsByqNFOEj7o9x2eh0uSA4cg06Sq6Q7HFaZFCWB1N6a3rGE_ie4hzhpEkUViTGNkXSbtgx_lQnDyCuaZb77QGfMGPguxy2dBBibuLQdXFzqy3E5OZgGTfMSQHJaSPxw1hW9KG689KPPa/s1600/pupa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="335" data-original-width="849" height="125" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6vsByqNFOEj7o9x2eh0uSA4cg06Sq6Q7HFaZFCWB1N6a3rGE_ie4hzhpEkUViTGNkXSbtgx_lQnDyCuaZb77QGfMGPguxy2dBBibuLQdXFzqy3E5OZgGTfMSQHJaSPxw1hW9KG689KPPa/s320/pupa.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">In un contesto "culturale" di difficile interpretazione (Giovanni Lindo Ferretti avrebbe detto: "Fedeli alla linea, la linea non c'è"), mi viene voglia di contraddire completamente il mio pensiero, così disponibile ad accettare la complessità, il dubbio, come proposta di analisi. Mi rendo conto che forse mai come adesso vale la battuta del finto senatore Mario Dorazio, interpretato da Vittorio Gassman nel film <i>La terrazza</i> di Ettore Scola: "La verità si scrive in poche righe!". Affermazione, secondo me, da verificare accostandola con l'altra battuta affidata da Age & Scarpelli (e Scola) allo stesso personaggio: " A che ora è la rivoluzione, signora? Come si deve venire? Già mangiati?". Se penso che vivo in un contesto "culturale" in cui non sono nemmeno in grado di affermare qui con certezza in quante righe ho scritto questo post, poiché a seconda di dove uno lo legge (foglio stampato, pc, smartphone...) quelle cambiano, mi pare che ci sia un pochetto da riflettere. Nel dubbio io ho preparato un panino!</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: xx-small;">(foto: un particolare da <i>Pupa e Bob Bob</i> per la Zoppas, 1968) </span></span></div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-26526870939305188402018-12-31T22:48:00.003+01:002019-01-01T17:45:41.838+01:00Fine anno che trovi e nuovo anno che lasci<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4nZKGH8fm6oVAr5gCu7ZvBJhuJUDlFeeWA82d4QvwdoNZKg4uqFkJ3U617LUHs5l6irhlDDh4emM7y-tXg-FyCEmTFmL72z9WEj5egn_sLz267RUQ60nklrghUwhL7FMcct3Iw87TIP29/s1600/tv.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="560" data-original-width="726" height="246" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4nZKGH8fm6oVAr5gCu7ZvBJhuJUDlFeeWA82d4QvwdoNZKg4uqFkJ3U617LUHs5l6irhlDDh4emM7y-tXg-FyCEmTFmL72z9WEj5egn_sLz267RUQ60nklrghUwhL7FMcct3Iw87TIP29/s320/tv.JPG" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Che l'ultimo giorno dell'anno sia un momento di riflessione nostalgica, di dura volontà di superamento e anche, certo, di rinnovata speranza è innegabile. C'è tra le righe anche un pò di timore, per come potrebbe evolvere tutto quello che abbiamo attorno nel prossimo anno che sarà. Rescriminazioni, scarsa disponibilità alla tolleranza, e quello che Loredana Lipperini, nel suo saggio per l'ottimo catalogo che accompagna la mostra dedicata dal Maxxi di Roma a Zerocalcare, definisce "il populismo del rancore quotidiano" (frase dello stesso Zerocalcare). Quell'"intrecciarsi schizofrenico fra l'emergere di una cultura integrata su scala planetaria, che chiederebbe un governo sovranazionale, mondiale dei processi - sempre la Lipperini - e lo scatenarsi anche sanguinoso dei particolarismi, dei localismi, dei tribalismi, con l'immancabile e triste codazzo delle xenofobie e delle infamie antisemite. In questo quadro si comprende che è la stessa nozione di 'futuro', una nozione chiave della modernità, sulla quale si basava in larghissima misura la fantascienza, a dissolversi". Ecco che giustamente Lipperini cita lo stesso Zerocalcare, da una sua storia, nel commentare lo slogan punk del 'No Future': "...Mi sono fidato quando ci hanno detto che ci avevano rubato il futuro. E invece il futuro è arrivato". Ecco, il futuro arriva sempre, ma che poi sia un bene non è detto, almeno sino all'ultimo. Guardo quindi un po' ai mesi passati e cito a caso, dal mucchio delle cose possibili, quelle che mi sono parse interessanti e meritevoli, sempre ovviamente con l'occhio rivolto alle mie passioni. Nel farlo va subito fatta una premessa: le "cose" sono sempre di più e spesso la qualità è molto alta sul piano tecnico e professionale, ma proprio per tale motivo sono questi ultimi gli aspetti che appaiono meno interessanti da affrontare. Meglio guardare ai temi dietro la superficie, ai contenuti che appaiono coerenti con una visione, che i tempi ci costringono a voler pretendere essere etici.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">In queste pagine ho già ricordato con lode il <i>Jonas Fink</i> finale della trilogia di Vittorio Gardino, e anche il <i>Romanzo esplicito</i> di Fumettibrutti. Vorrei ora citare il lavoro di quella che considero la migliore illustratrice della nuova generazione, proveniente dalle pagine del collettivo<em> Delebile</em> e ormai fissa presenza sulle migliori testate mondiali, ovvero Bianca Bagnarelli. Con un tratto molto colto, ripreso forse da Cris Ware (<i>Building Stories</i>), forse dal senso profondo del lavoro di Raymond Carver o Alice Munro. In questo fine anno il suo lavoro si può scorgere a commento delle pagine del volumetto <i>Crooner</i> di Kazuo Ishiguro, edito da Einaudi. Fondamentale, e per me miglior Graphic Novel dell'anno, arriva in questa fine 2018 anche <i>Ariston</i> di Sara Colaone e Luca de Santis, edito da Oblomov. "La Storia, un affare di donne", sottolinea Francesco Satta nella postfazione al volume, riprendendo anche una frase di Tina Anselmi: "Una donna che riesce, riesce per tutte le altre". Un splendido viaggio, quello degli autori, nell'importanza della 'scelta' e del "femminile", come auspicabile guida del destino del mondo. Ancora, dalla splendida cura editoriale di Bao Publishing, un bel volume di Elisa Macellari,<i> Papaja Salad</i>. Un'illustratrice si dedica al fumetto e regala un viaggio all'interno di culture e storie che conosciamo poco. Imperfetto, e per questo interessante. Dopo tre donne, un autore maschio, la cui esibita, discutibile e discussa misoginia (insistita e a volte una specie di firma autoriale), ci accompagna direttamente nella Storia del fumetto internazionale: Robert Crumb. Comicon Edizioni pubblica in un unico volume i tre numeri di <i>Art & Beauty Magazine</i>, dove i disegni troppo perfetti (tratti a volte da fotografie ricopiate, spesso rivisitate per deformare i corpi nella "tipica donna alla Crumb"), tracciati con l'evoluzione della tecnica <i>scribble scribble</i>, propria dell'autore, dimostrano la grandezza del padre dell'underground americano. Un volume magnifico, da restarci secchi nell'immaginare l'autore al tavolo da lavoro a tracciare maniacalmente i suoi segni. Vorrei citare ancora un autore, uno scrittore questa volta, che si è imbarcato in una vicenda editoriale complessa e enorme, quella di raccontare in tre romanzi la documentata vicenda storica e umana di Benito Mussolini. L'autore è Antonio Scurati e il volume <i>M. Il figlio del secolo</i>. Il libro non merita di essere letto, ma va <u>obbligatoriamente</u> letto, perché deve restare sempre chiaro nella testa di ciascuno, quale è il percorso culturale e il substrato sociale che produce certi "fenomeni" storici. A volte la democrazia, quando è minata dalla malafede o alimentata dall'ignoranza, produce il suo opposto. E vi è sempre qualcuno disposto ad approfittarne. Vorrei infine menzionare alcune canzoni, che mi accorgo coltivano bene il senso di questo post. Consiglierei l'ascolto attento di <i>Post Concerto</i> dei Coma_Cose. Li adoro quando recitano, quasi come in una sequenza fotografica fatta di concetti espressi a parole: "E i bicchieri abbandonati/ Sanno come ci si sente/ Ad essere come diamanti/ Invisibili alla gente". Oppure: "Ho ancora voglia di combattere/ Garibaldi aveva solo mille followers". E infine la grande Francesca Michelin, con la sua importante <i>Bolivia</i> "È l’umanità che fa la differenza/ Portami in Bolivia per cambiare testa/ Portami in Bolivia per cambiare tutto/ Spegnerò il telefono/ Sarò libera e indipendente/...Non ho bisogno di niente". E ancora: "Ma se vuoi puoi salvarmi dall’umidità della pioggia più insistente / Che entra nelle ossa della gente/ Che si lamenta sempre/ Che mangia male e crede a ciò che legge". Esatto. Uscite da questo blog, uscite da tutti i post ecc., parlate con le persone che avete vicino e con quelli che non conoscete. Capite le cose, capite la gente e non credete a ciò che leggete. Buon anno di indipendenza mediatica e culturale! </span></span></div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-10580178069990178112018-12-25T19:55:00.000+01:002018-12-25T19:55:42.782+01:00Molto, molto cordialmente<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrxyZ-zaMIJWS8955rkgDu8irKV9Zjc1kPJtyHwu_ieZMrw6KCeR9P17eCBnaieX3OJkh2SH_4yMCYHJ0kOjIeZwSmdlwDOwjLMZsPO7BfQ_4hVke6rvRMJk_xd6fqF78ghH_5zfrjxd4x/s1600/nidasio+cc.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="719" height="178" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrxyZ-zaMIJWS8955rkgDu8irKV9Zjc1kPJtyHwu_ieZMrw6KCeR9P17eCBnaieX3OJkh2SH_4yMCYHJ0kOjIeZwSmdlwDOwjLMZsPO7BfQ_4hVke6rvRMJk_xd6fqF78ghH_5zfrjxd4x/s320/nidasio+cc.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Mentre mi rigiro nei pensieri appannati del giorno di festa, mi arriva la notizia che è scomparsa, ieri 24 dicembre, Grazia Nidasio.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La cosa mi procura un fastidio enorme, perché ho stimato l'autrice, la disegnatrice, la persona. Con quest'ultima ci siamo anche scambiati alcune lettere nella prima metà degli anni 2000, perché con l'Associazione ARTeFUMETTO, che allora presiedevo, vi era la volontà di fare delle cose con l'autrice.</span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8UQcQRugfMFI4np6FimdcHumNzn_Gd0UOsPJIQ-ME38f-cnPVa77jL5BgzPyUwYLnZvLK7Uu4blDdx8ZBSwdg_htK_2TQ0xjPS4B_cYRGK6ibi34N56yuPPPuVWgeOrSKqa28S_tfhR79/s1600/nidasio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="421" data-original-width="673" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8UQcQRugfMFI4np6FimdcHumNzn_Gd0UOsPJIQ-ME38f-cnPVa77jL5BgzPyUwYLnZvLK7Uu4blDdx8ZBSwdg_htK_2TQ0xjPS4B_cYRGK6ibi34N56yuPPPuVWgeOrSKqa28S_tfhR79/s320/nidasio.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Quelle lettere (con gli indirizzi tagliati e incollati) parlavano il linguaggio dei suoi libri, quello di "ragazze" consapevoli e autorevoli. Non riuscimmo, poi, a portare a termine il progetto, perché altre cose si accavallarono, allora, Giardino, Cavazzano, poi Pazienza e poi Gipi. Mi restano ora, quelle lettere, dove l'autrice mi sottolineava che, comunque, mai avrebbe presenziato ai nostri eventi a lei dedicati, poiché, come scriveva "...ho pensato che, invecchiando, ciascuno si guadagni un certo diritto al ritorno della naturale timidezza". </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Resto qui, nel giorno di Natale 2018, a contemplare quelle parole, che potrebbero essere di monito per molti e forse di indirizzo.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La saluto, la signora Nidasio, come faceva lei "...molto, molto, cordialmente."</span></span></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVmrNo96y5-TA4l2WF6QZYqZbqbNb-fJw4m7cwwXOva-9Vf-xqAurjYRffyj5_7DuSaX5CesFI8DgPAM7KkMSCePkg_uiX-_4lqrkWjJIp2cxFOXsAe92gGrr_ixUDdFVt629XW4_gyajx/s1600/firma+nidasio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="106" data-original-width="865" height="48" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVmrNo96y5-TA4l2WF6QZYqZbqbNb-fJw4m7cwwXOva-9Vf-xqAurjYRffyj5_7DuSaX5CesFI8DgPAM7KkMSCePkg_uiX-_4lqrkWjJIp2cxFOXsAe92gGrr_ixUDdFVt629XW4_gyajx/s400/firma+nidasio.jpg" width="400" /></a></div>
<br />effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-59884436389740559362018-12-23T21:45:00.002+01:002018-12-25T10:43:15.461+01:00Ragioni che non vorrei avere<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4HZiyXaGJgRqF4VqVlmwdcjP-teMleSm6ZPbtoy8Po2MROthMJ3jL-hTHyCyQOdNLiegBw0Su4mBFFn4NaejJIng-prbYlZ8VRTXhupoCec0iDm5f4jZwmzR5fnFopAMk9uDy4wHaXh1Z/s1600/IMG_20181218_164018.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4HZiyXaGJgRqF4VqVlmwdcjP-teMleSm6ZPbtoy8Po2MROthMJ3jL-hTHyCyQOdNLiegBw0Su4mBFFn4NaejJIng-prbYlZ8VRTXhupoCec0iDm5f4jZwmzR5fnFopAMk9uDy4wHaXh1Z/s320/IMG_20181218_164018.jpg" width="240" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Alcuni anni fa pubblicai assieme all'amico Walter Chendi un volume di racconti. Si chiamava "SessantaQuaranta". Il libro conteneva dei testi di Walter e miei, mescolati con il solo criterio di parlare un linguaggio comune, quello della memoria, non autobiografica, ma collettiva. I miei racconti furono definiti allora "il lato oscuro del volume", ovvero la quota parte più propensa a scavare nel "buio" dell'animo umano. Uno dei temi principali affrontati tra le righe era quello della dipendenza, psicologica in alcuni casi e reale in altri, con riferimento esplicito all'uso della droga. Il libro usciva nel gennaio 2012 e, durante le presentazioni pubbliche, mi fu molto spesso sottolineato che stavo affrontando un aspetto della società forse superato dagli eventi, ormai sotto controllo e di certo non affrontabile per come andavo proponendolo. Mi ricordo ancora oggi che qualcuno storse il naso di fronte all'argomento "sgradevole", mentre io asserivo che la crisi economica che stavamo affrontando in quel momento (non superata nemmeno oggi, ma di certo la situazione non è quella tragica di quei giorni) rappresentava un terreno fertile per ridefinire un ruolo centrale all'argomento dipendenza.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Oggi, circa sette anni dopo, la cronaca e le statistiche rilvelano che la questione droga rappresenta uno dei problemi centrali della nostra società, in particolare tra le giovani generazioni. Lo dicono i sindaci nei loro discorsi di fine anno, gli esperti, la società civile. Nel confronto a scuola, dove a volte collaboro per dei laboratori, emerge molto chiaramente una certa preoccupazione tra i ragazzi che vedono nei loro coetanei farsi largo, incontrollata, la dipendenza dagli stupefacenti e dall'alcool (si badi bene, ragazzi preoccupati per altri ragazzi di fronte alla questione droga e alcool e non della questione "stranieri" e "migranti", sempre presente, invece, in prima pagina sui quotidiani). </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Vorrei qui, però, riprendere le parole di Riccardo Gatti, direttore del dipartimento Dipendenze dell'ASL di Milano, che in un articolo pubblicato di recente su <i>Rolling Stone</i> italiano ricorda: "Oggi le auto vanno a 200 all'ora e i telefonini hanno giga illimitati, lo stesso vale per la droga. Oltretutto gli acquirenti sono gli stessi, visto che ormai il consumo è uscito dal ristretto ambito della devianza"; e aggiunge: "Siamo di fronte a un vuoto culturale simile a quello del passaggio dalla società contadina a quella industriale. Allora Pasolini preconizzava il trionfo dell'eroina, e così fu. Sta capitando di nuovo, ma siccome oggi il mondo è variegato ci sono più sostanze a prometterci di colmare l'abisso".</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Insomma ecco qui, la droga come cartina di tornasole di una condizione di malessere, dell'incapacità di esaminare e trovare la quadra in una società complessa e non semplice rappresentazione di un fenomeno a sè. Era così nel 2012, anche se non si voleva ammetterlo, ed è così tanto più oggi. Ce lo dice quello che abbiamo attorno da più di un mese oramai, mentre scateniamo le nostre povertà più recondite sul Natale.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">(nella foto: un albero di Natale in stazione a Milano, acompagnato da un cartello pubblicitario dove Pasolini si rivolta nella tomba, sovrastato dall'evoluzione dei tempi)</span></span></div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-31110630215750703632018-11-11T15:29:00.001+01:002018-11-12T23:40:14.690+01:00Lucca Comics ecc. e il fumetto<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnnloz_nuGLAWisiUsGw9RvcamuJERPuhzI2j7XxH-tfUlrQtcUAJQgkUnPM3OI4OPu6vIctkxPJT3mUIU9b9oo7VXlMLeWI0IeN8dpICeVvD7Msbw6ATRodWdkeQO8wIyw66bmGjpiXlh/s1600/0000P1030159.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="525" data-original-width="700" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnnloz_nuGLAWisiUsGw9RvcamuJERPuhzI2j7XxH-tfUlrQtcUAJQgkUnPM3OI4OPu6vIctkxPJT3mUIU9b9oo7VXlMLeWI0IeN8dpICeVvD7Msbw6ATRodWdkeQO8wIyw66bmGjpiXlh/s400/0000P1030159.JPG" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Partiamo dalla fine. Il miglior fumetto visto in giro è di Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti. Il suo <i>Romanzo esplicito</i> si racconta riprendendo un linguaggio narrativo che ricorda per ispirazione il <i>Poema a fumetti</i> di Dino Buzzati, con dei contenuti che starebbero bene tra le parole di <i>Altri libertini</i> di Pier Vittorio Tondelli (<i>Postoristoro</i>!!!). E le parole che l'autrice usa, per come le compone, appare non solo originale, ma anche inusuale, capace di offrire un effetto spesso straniante. Un piccolo fumetto (molto piccolo nella forma, ma non nella sostanza), con potenzialità enormi, tra l'altro sostenuto dalla forza comunicativa, del tutto voyeuristica, derivante dai temi espliciti che hanno reso conosciuta l'autrice, nonché dal suo non rinunciare a mettersi continuamente in gioco in prima persona. </span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaufnrfdR4hUpT6kNRwaAzJjJCqPHPPlaTeAf6HShdokQcPeyc1s2Puz9S4gkXrlpe-lQ_nRFaTBwtEs4msjpyNiM8tqNkufqOcrTXRsPDUrUvOcA1YUYnZLXX-luIOFre4TyPupHGxl7v/s1600/P1020654.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaufnrfdR4hUpT6kNRwaAzJjJCqPHPPlaTeAf6HShdokQcPeyc1s2Puz9S4gkXrlpe-lQ_nRFaTBwtEs4msjpyNiM8tqNkufqOcrTXRsPDUrUvOcA1YUYnZLXX-luIOFre4TyPupHGxl7v/s400/P1020654.JPG" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fumettibrutti con Silvia Ziche sul palco a Lucca per Feltrinelli</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Arrivo a Lucca dopo aver letto questo fumetto e lascio Lucca senza averne trovato uno migliore. Punto, fine della premessa.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Lucca 2018 è stata la dimostrazione del peso commerciale assunto dal prodotto fumetto dopo alcuni anni di attenzione mediatica attorno ad esso. Fumetto (fumetto?!?) dovunque e ovunque. A ciascuno il suo. Chi non ne capisce, oggi, forse si sente un pò escluso, come trovarsi in un bar alla domenica pomeriggio e non conoscere il significato del termine "calcio". Alcuni, presi da quest'ansia di sapere, si redimono, dopo aver sputtanato per anni il fumetto "come cose per bambini/ragazzi" e si danno una nuova veste intellettuale attorno ad esso. Alcuni non mollano e rimarcano la loro distanza, perché se lo fanno tutti allora forse è un bene distinguersi. E quindi è tutto un far chiacchiere di arte minore e maggiore o disquisire della difficoltà personale di correlare immagini e parole (ma pensa un pò!!). </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Sono stato a Lucca per sentirmi raccontare i fumetti, per acquistarli e per discuterne con altri appassionati o esperti. Che poi mi trovi di continuo a presenziare a spettacoli, proiezioni, incontri, dove il fumetto viene inserito in contesti "crossmediali" (cavolo, sta' parola piace a tutti, sembra come quando da bambini potevamo finalmente dire m...a senza vergogna!), questo è una altro paio di maniche. </span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXTvLcPz7vvF7Des9r7Y7E9EWd8a4IhBRNaueAdUfjEGDc8TLNtMdELR-XvZYSP96srj9rpcqKonHPyO9i6zPTxaH8PVzxfG2sla9lNw9CRuKo9ufGiUz_iRYGcbKALwJBpzwjsRH1bgYQ/s1600/P1030105.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXTvLcPz7vvF7Des9r7Y7E9EWd8a4IhBRNaueAdUfjEGDc8TLNtMdELR-XvZYSP96srj9rpcqKonHPyO9i6zPTxaH8PVzxfG2sla9lNw9CRuKo9ufGiUz_iRYGcbKALwJBpzwjsRH1bgYQ/s320/P1030105.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Kobane Calling di Zerocalcare ripreso a teatro</span></td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEK3s7s1ugNXCD2dZv3g5P51MmbwP_Jh4j-ovluGoPMaEs_VjkAu2BU1S3BMFeVKs4Zq3NrholFuCTCiVXMjEsvlq4j02-j_44ONfB2Vx88jRoqOtclowkmsNZyAG90tKJb99ODORqeIUy/s1600/P1020681.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEK3s7s1ugNXCD2dZv3g5P51MmbwP_Jh4j-ovluGoPMaEs_VjkAu2BU1S3BMFeVKs4Zq3NrholFuCTCiVXMjEsvlq4j02-j_44ONfB2Vx88jRoqOtclowkmsNZyAG90tKJb99ODORqeIUy/s320/P1020681.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Lo Stato Sociale a Lucca per Feltrinelli Comics</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5KwBxg7PVhQJuzukrVZTkHzQVM3tUxZsO50DFmMNdsnhUyNv5ZeoLAK-800WqF0-0K5sfncfEJIbYYH1Tkk-mqFpgHDVP30pwI2TnaQ1rInKcjsdSjl0VrSUqpxRoBE1k2y0RsnNyLmEl/s1600/P1020661.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5KwBxg7PVhQJuzukrVZTkHzQVM3tUxZsO50DFmMNdsnhUyNv5ZeoLAK-800WqF0-0K5sfncfEJIbYYH1Tkk-mqFpgHDVP30pwI2TnaQ1rInKcjsdSjl0VrSUqpxRoBE1k2y0RsnNyLmEl/s320/P1020661.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">"Carota" fa il verso a Recchioni sul palco de Il Giglio</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgiD96EmUfukk50vmtsi9YoFe-ycMVN79MgXpb2YxpT6-v9FdIRWLGwe6Ro6OAs6y9SuM2w2qyPBk3iG2Vi-JWMdrPQxEyyinfr2-bv-3S9iCeeYgYGHAUNwy-oB5nqWniUoT5g4nR3crwt/s1600/P1030049.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="577" data-original-width="800" height="230" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgiD96EmUfukk50vmtsi9YoFe-ycMVN79MgXpb2YxpT6-v9FdIRWLGwe6Ro6OAs6y9SuM2w2qyPBk3iG2Vi-JWMdrPQxEyyinfr2-bv-3S9iCeeYgYGHAUNwy-oB5nqWniUoT5g4nR3crwt/s320/P1030049.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Matsumoto disegna se stesso alla fine dello showcase musicale</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Tutta sta' cosa che il fumetto si porta sulle spalle mi pare un pò svilire la capacità del medium di sapersi esprimere benissimo con voce propria, con un linguaggio preciso e autonomo, di sintesi precisa e declinazioni infinite. Forse a guardarsi indietro è sempre stato così, tutto parte dal connubio tra immagini e parole, dal racconto, dalle storie e poi il contesto si fa parassita, per trovare strade ritenute "maggiori", ma che in fondo, invece, sono solo la brutta copia dell'originale. Infine anche la ricerca della dedica disegnata (me la fai sul libro, me la fai sul foglio...!!), dell'autografo come prassi abituale e insistita, legata all'acquisto dei volumi, mi pare qualcosa di strumentale e ormai del tutto estranea all'interesse verso la cosa in sé, che poi sarebbe possedere un libro per leggerlo, con il fine di immergersi dentro una storia raccontata e quindi poter evadere dalla realtà, oppure caderci dentro fino in fondo (vedi Fumettibrutti). </span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUZ61iVuF6tgqrBpameXwl-e_NX4x2ngH2PbuDPEkxlQfg6TsImGsXR0JRAaMuBTcW-Wr0XjwjnGrM2c87xJYt_vwpqMjqjEofRfTHt81P2IePDIOwSexoQuLEa_gZSnqwKNg_c9wSCM4K/s1600/P1020671.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="504" data-original-width="753" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUZ61iVuF6tgqrBpameXwl-e_NX4x2ngH2PbuDPEkxlQfg6TsImGsXR0JRAaMuBTcW-Wr0XjwjnGrM2c87xJYt_vwpqMjqjEofRfTHt81P2IePDIOwSexoQuLEa_gZSnqwKNg_c9wSCM4K/s320/P1020671.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">In fila per dei biglietti a mattina presto</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Muoversi dentro i padiglioni di Lucca, tra gli stand, frequentare gli incontri è per i suddetti motivi entusiasmante, ma allo stesso tempo in parte frustrante. Soltanto quando vedo tra la folla (immensa) alcuni gruppi di ragazzi comprare un fumetto e sedersi sul cordolo di un marciapiede o sui gradini di una chiesa lucchese e quindi leggerlo con voracità assoluta, condividerlo, discuterlo, scambiarselo, allora mi ricordo come era realmente per me (per noi) anni fa: una passione vera, un fuoco che ti brucia dentro, senza tante parole, senza tanti discorsi. Un fuoco. Esattamente quello. Oggi forse, per i più, non pare più così e, sinceramente, se del fumetto se ne parli alla televisione o in prima pagina sui quotidiani nazionali, a me non importa più di tanto, da lettore intendo. A volte, frequentare Lucca è come partecipare ad una convention partitica..."quelli che votano il fumetto!!"..., esaltati nel sentirne parlare bene, aggressivi percependo che ne stanno parlando male. E' un'ideologia. A Lucca è come essere dentro un vortice di voci inistite degli editori, degli operatori, dei critici (pochi), dei nerd, un vortice che annienta continuamente la cosa in sè, quella per cui siamo stati tutti lì, l'oggetto finale, il prodotto finito, non quello commerciale, ma il contenitore dei contenuti: il giornaletto, oggi diventato libro. In questa baraonda di sensazioni, tra le file (lunghissime) per andare di qui o di là, alla fine veder disegnare dal vivo Leiji Matsumoto, incontrare insieme Neal Adams, Walter Simonson e Arthur Adams, oppure stare lì a fare un giro in mostra con Neal Adams come cicerone delle sue tavole, appare come un'esperienza "normale", mentre in altri momenti sarebbe stata un'occasione "unica". </span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiANkPuV5lBbsObn-zRrRegt67tCYmWpU-Tw1kQwglNZ8j3LE_UD_t0CFKg08k2QFBrz_gPhpvPqLzh0i2DLSpFbY4EaFv6uPZ7ejOxCHMJTIWNalRmrPcv6Iq6XOUVn58btT68-vWLKLb_/s1600/P1020890.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="578" data-original-width="800" height="231" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiANkPuV5lBbsObn-zRrRegt67tCYmWpU-Tw1kQwglNZ8j3LE_UD_t0CFKg08k2QFBrz_gPhpvPqLzh0i2DLSpFbY4EaFv6uPZ7ejOxCHMJTIWNalRmrPcv6Iq6XOUVn58btT68-vWLKLb_/s320/P1020890.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Josè Munoz, Neal Adams e Matsumoto sul palco de Il Giglio</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiepsajVWaxaagovsJCjD8uml6jk8HNMR7GWNp0V5j9-csCV7uiYEqCTQw9FtBDhej6dF5VGRYOcE8t_JosdhzYZKZ7Ntm1guz8koku9rluXdHhOnKX3yrld6g7-wQ0VUMl-p2juv_Wou18/s1600/P1030381.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="577" data-original-width="800" height="230" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiepsajVWaxaagovsJCjD8uml6jk8HNMR7GWNp0V5j9-csCV7uiYEqCTQw9FtBDhej6dF5VGRYOcE8t_JosdhzYZKZ7Ntm1guz8koku9rluXdHhOnKX3yrld6g7-wQ0VUMl-p2juv_Wou18/s320/P1030381.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Neal Adams e Water Simonson a fine incontro</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeXiNWtKRk3SlNY_VCoe9_s45WNDgvJozjgJfr-c4CgfHNiZECePK-NatWgnaHIWwmG3L88VuCJT0G9AaN8chyphenhyphenjb17CJdLfejwFPAjMhL25g3JhGpfRA4F8pYyba0z3h-WStVweWY434nc/s1600/P1030212.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeXiNWtKRk3SlNY_VCoe9_s45WNDgvJozjgJfr-c4CgfHNiZECePK-NatWgnaHIWwmG3L88VuCJT0G9AaN8chyphenhyphenjb17CJdLfejwFPAjMhL25g3JhGpfRA4F8pYyba0z3h-WStVweWY434nc/s320/P1030212.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Movan e Cebulski chiacchierano di fumetto</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIuL69stm9WXl6LCh_FpEk1VXozySLBpQZ-ydsJXqEXwBxINH70Sqwp1zAxHk24rapOo56AR1Q5zhlnwdxx2fIOtRpHGQEbt1zUl1VHDLjp0tca2JwXUgN0XTijxdvs-yXoDQIbd689xCx/s1600/P1020808.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1066" data-original-width="800" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIuL69stm9WXl6LCh_FpEk1VXozySLBpQZ-ydsJXqEXwBxINH70Sqwp1zAxHk24rapOo56AR1Q5zhlnwdxx2fIOtRpHGQEbt1zUl1VHDLjp0tca2JwXUgN0XTijxdvs-yXoDQIbd689xCx/s320/P1020808.JPG" width="240" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Neal Adams ci racconta le sue tavole</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Tutti a Lucca, quindi, con la sensazione che nessuno si stia godendo realmente il momento, pensando a qualcosa che è successo subito prima o potrebbe venire subito dopo. Il presente è lasciato allo scatto di una foto, che archivia l'istante e lo rende di fatto indifferente, amplificato a volte (spesso) tra le pagine evanescenti dei social. Tutta l'esperienza lucchese mi pare venga ormai vissuta dai più come un grande gioco, anch'esso in fondo virtuale, dimentichi di come alla fine si sia andati lì per scoprire le mani, quelle che lavorano su di un foglio bianco e come sempre fanno da tramite ai pensieri. A quelle rendo qui di seguito omaggio.</span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHZq56bmneco2kxx-aycx6k7xSgPTnhHLXQ_hTuSxeXzq92ASuSw23N-Sn98hN8UVrQpoSBHbhCzImDz8ce8DkHLDSfeKOUGXK433pcsXXfoK1t0oh12SgjZ2515zD_HA9I9lCIEcOJfam/s1600/P1020608.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="306" data-original-width="461" height="212" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHZq56bmneco2kxx-aycx6k7xSgPTnhHLXQ_hTuSxeXzq92ASuSw23N-Sn98hN8UVrQpoSBHbhCzImDz8ce8DkHLDSfeKOUGXK433pcsXXfoK1t0oh12SgjZ2515zD_HA9I9lCIEcOJfam/s320/P1020608.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le mani di Barbara Baldi e il suo phon (genius!)</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLYEEvCS5uyF1_o6hl47h5YWPWOglMWGP16WmnhCa9ulyO3OogBy2dvMVBf-zcEpmuQTfbRfRwM3fYJqS6cncEMQe74nz-ORdrSxu3jHPopwIRG_Xd_3JH-R1C6Evjm7a96bq-3t6CeIf0/s1600/P1020618.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLYEEvCS5uyF1_o6hl47h5YWPWOglMWGP16WmnhCa9ulyO3OogBy2dvMVBf-zcEpmuQTfbRfRwM3fYJqS6cncEMQe74nz-ORdrSxu3jHPopwIRG_Xd_3JH-R1C6Evjm7a96bq-3t6CeIf0/s320/P1020618.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le mani di Giorgio Cavazzano</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6hKYYa-Cs2_aDz3Owp3MnZ9QRxjDvbvSJuQD5ieb1SNg-8dSkwHIDdIyJzVYreKj5wPEJS3iRT4YsBmR1A-NXZ2C0f2KY0wDQBIPN8_sRz1GyQQpDbccW8rNPyEXfnyPD5XrYtTrREbQ3/s1600/P1020632.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6hKYYa-Cs2_aDz3Owp3MnZ9QRxjDvbvSJuQD5ieb1SNg-8dSkwHIDdIyJzVYreKj5wPEJS3iRT4YsBmR1A-NXZ2C0f2KY0wDQBIPN8_sRz1GyQQpDbccW8rNPyEXfnyPD5XrYtTrREbQ3/s320/P1020632.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le mani di Charles Forman</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1g3sUa8bhvdO2I9FgwupmLPViDLE0tzksBT2qtCSLiW8NWSQMHaO2gukJJz1uQcMYiA_nOSRhnyFH3tz1aa8P_uLj7MdJq9_1eTNrq4HA_yRwxztNyb7ghrac-o3KLc84Uvy9qeFXYb3S/s1600/P1020675.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1g3sUa8bhvdO2I9FgwupmLPViDLE0tzksBT2qtCSLiW8NWSQMHaO2gukJJz1uQcMYiA_nOSRhnyFH3tz1aa8P_uLj7MdJq9_1eTNrq4HA_yRwxztNyb7ghrac-o3KLc84Uvy9qeFXYb3S/s320/P1020675.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le mani di Faith Erin Hicks</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCpUJtcPBT_Aos3bu2_vmSV-Q5sl0vRmj4gsYYm4ue93E3bjEmuVEJ3iYw7c3DJhVpeSV6rEfwjxdFNZGJ09kSZQdDukm8wyyaVdyCTv7Fz3CaW30rdwgpesYTnT54pycHp_G9Mc1Hscaq/s1600/P1020683.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="525" data-original-width="700" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCpUJtcPBT_Aos3bu2_vmSV-Q5sl0vRmj4gsYYm4ue93E3bjEmuVEJ3iYw7c3DJhVpeSV6rEfwjxdFNZGJ09kSZQdDukm8wyyaVdyCTv7Fz3CaW30rdwgpesYTnT54pycHp_G9Mc1Hscaq/s320/P1020683.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il braccio tatuato di Skottie Young</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgX3awAEXPsOm4rdIZWSZ1kiK3mZczmH74azjbw4QKyI6P1kptU7IPx0etYxou_pes9rTAAZYS-lu2wS9IzlQpK_CxyB_dQWr0cVwmkiVzOkYQZt-g5W7gnbaPYT84JXOMY4di8QsvZnZ1O/s1600/P1020699.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="322" data-original-width="485" height="212" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgX3awAEXPsOm4rdIZWSZ1kiK3mZczmH74azjbw4QKyI6P1kptU7IPx0etYxou_pes9rTAAZYS-lu2wS9IzlQpK_CxyB_dQWr0cVwmkiVzOkYQZt-g5W7gnbaPYT84JXOMY4di8QsvZnZ1O/s320/P1020699.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le mani di Fumettibrutti</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiB0jSXqS0TCJvm8mLNk2qNuNAG_AcSu7n2eI-IDCgJuXDzrqHfHXJFxzja3RpLO2ehA76l8hSHeQBboCuxMUUhziy6Tmj6jd-BdvmIp3opNrFz-PQmWp1JpJ2lMlJCzT8L5Hb3kM-t9tNM/s1600/P1020751.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="451" data-original-width="677" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiB0jSXqS0TCJvm8mLNk2qNuNAG_AcSu7n2eI-IDCgJuXDzrqHfHXJFxzja3RpLO2ehA76l8hSHeQBboCuxMUUhziy6Tmj6jd-BdvmIp3opNrFz-PQmWp1JpJ2lMlJCzT8L5Hb3kM-t9tNM/s320/P1020751.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le mani di Junji Ito</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-q27dtqKeNfHH-U6_IrPw7JS0x0A1Ro0mwNzAQ7gLx5dSuao1nRclZh73URj-NiKvfH26Tcu-4RFu84eF2cmhmokzPE0s1b5o99tzHAukqICbI0hfBIYEEfWFyo8BLe4IVpBE-MHcEiuC/s1600/P1020759.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="315" data-original-width="472" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-q27dtqKeNfHH-U6_IrPw7JS0x0A1Ro0mwNzAQ7gLx5dSuao1nRclZh73URj-NiKvfH26Tcu-4RFu84eF2cmhmokzPE0s1b5o99tzHAukqICbI0hfBIYEEfWFyo8BLe4IVpBE-MHcEiuC/s320/P1020759.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le mani di Liz Climo</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVjIcyydBmApJdCSdzmGkzj1zzihNcKzSao6hCEKAosRpimN0swX-2gTl8JwWrff7eh2ES3UxWuCrrMgDp-x2wKeSoQGeU5PKa5e0JNzDAZAkD_hzkVpjs_RIJJVDTkuGiGHuhCFYZMfXa/s1600/P1020763.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="586" data-original-width="800" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVjIcyydBmApJdCSdzmGkzj1zzihNcKzSao6hCEKAosRpimN0swX-2gTl8JwWrff7eh2ES3UxWuCrrMgDp-x2wKeSoQGeU5PKa5e0JNzDAZAkD_hzkVpjs_RIJJVDTkuGiGHuhCFYZMfXa/s320/P1020763.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le mani di Trevor Hairsine</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj31uypB46DxhI29vy29CCIwSh72IrdYxW4FjnQa33xiGdhb_eKY25zpltLKEYWOytnGO4Dvu_5kaHr2cPezDa3Gh85e0YwosUGi4vG73L8wLMBbVchgZZYZBcTw-4VUWza4FsH7qARndCD/s1600/P1020907.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="492" data-original-width="687" height="228" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj31uypB46DxhI29vy29CCIwSh72IrdYxW4FjnQa33xiGdhb_eKY25zpltLKEYWOytnGO4Dvu_5kaHr2cPezDa3Gh85e0YwosUGi4vG73L8wLMBbVchgZZYZBcTw-4VUWza4FsH7qARndCD/s320/P1020907.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le mani di Mikio Ikemoto</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjejMdecfamcnZdXG-A5U4pn4AfaSzbJjTswvvzV2BZ8obmX92PpujWXODfk5vsIbSIpp4zjTmH2D-QWaTSOcxLAqZi_D_-uhP7YP5Ljk5daTI9DS1Uf5Kw5p-RZ3Cc6dA23uvBgPtPwed2/s1600/P1030123.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjejMdecfamcnZdXG-A5U4pn4AfaSzbJjTswvvzV2BZ8obmX92PpujWXODfk5vsIbSIpp4zjTmH2D-QWaTSOcxLAqZi_D_-uhP7YP5Ljk5daTI9DS1Uf5Kw5p-RZ3Cc6dA23uvBgPtPwed2/s320/P1030123.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le mani di Jm Ken Nimura</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlilGtMWPcKgNf-lSa-6WI7_HAiYY3IkyoTkeLUJe5FfNxAISEH4m0VHrLpIWrSS_5bpSPkKKXonnkJoLh6QlhyizG55nE0a6lNgNSJh51JSoBPurkIC6vv2tnKyEnAlBVgZyc2UtujhTw/s1600/P1030128.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="530" data-original-width="734" height="231" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlilGtMWPcKgNf-lSa-6WI7_HAiYY3IkyoTkeLUJe5FfNxAISEH4m0VHrLpIWrSS_5bpSPkKKXonnkJoLh6QlhyizG55nE0a6lNgNSJh51JSoBPurkIC6vv2tnKyEnAlBVgZyc2UtujhTw/s320/P1030128.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le mani di Walter Simonson</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNLeT3wHInm7w-Ce_PPVJxBGD13lcF_I9ZlzvyRk3ilwEA6NvlXLFETaluVUkwuI_KWN46QLphSmmKwHGjN1iAW_tB_yCuqmsvevwyZHAjt5XDsxWg4KPPiI5I5taHeBOTstrkMIubhp1F/s1600/P1030141.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNLeT3wHInm7w-Ce_PPVJxBGD13lcF_I9ZlzvyRk3ilwEA6NvlXLFETaluVUkwuI_KWN46QLphSmmKwHGjN1iAW_tB_yCuqmsvevwyZHAjt5XDsxWg4KPPiI5I5taHeBOTstrkMIubhp1F/s320/P1030141.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le mani di Paolo Eleuteri Serpieri</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgY1DdoTm2XJqYNBs_7WB8vkOLqvuUvqukGzkI-zjyn3mt5aV4SL2eUFs-fnp8lBy_4O8OIbsEwQtv7iEcUzmkcjeztDOS7fSwYyGd_TvvJQDHca6F4fx6huonfss65EPZ7OkJiI7FA4myI/s1600/P1030034.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="564" data-original-width="800" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgY1DdoTm2XJqYNBs_7WB8vkOLqvuUvqukGzkI-zjyn3mt5aV4SL2eUFs-fnp8lBy_4O8OIbsEwQtv7iEcUzmkcjeztDOS7fSwYyGd_TvvJQDHca6F4fx6huonfss65EPZ7OkJiI7FA4myI/s320/P1030034.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le mani di Leiji Matsumoto</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPtvL1iqIkc3yI15AfVKacXnUzdWIRqZ37Pa879VqeTe5yyZP-wUzEcp8Uyh3TJwzrl4dQCwlrAktrHo9AM2tGdTL9UfP0QsszfVpO59A9S2OpGWfLPFoHZ7I12pGxpYWQsSVjDOqXjpiQ/s1600/P1020612.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1068" data-original-width="1600" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPtvL1iqIkc3yI15AfVKacXnUzdWIRqZ37Pa879VqeTe5yyZP-wUzEcp8Uyh3TJwzrl4dQCwlrAktrHo9AM2tGdTL9UfP0QsszfVpO59A9S2OpGWfLPFoHZ7I12pGxpYWQsSVjDOqXjpiQ/s320/P1020612.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le mani di Arthur Adams</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDGVadXy9scK3vuvqn1KO1iYMcmyT7qgwSkqrjMrq42WHB0fHp90DxLkXpZtZMPqxIpALRsj9ohMZOBFvi0vz_-rZ-OKGJhKRF6GBlCF8qV6D09a2LzjUncFsI0pac40TpRYxO6LqV1z5d/s1600/P1030207.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDGVadXy9scK3vuvqn1KO1iYMcmyT7qgwSkqrjMrq42WHB0fHp90DxLkXpZtZMPqxIpALRsj9ohMZOBFvi0vz_-rZ-OKGJhKRF6GBlCF8qV6D09a2LzjUncFsI0pac40TpRYxO6LqV1z5d/s320/P1030207.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le mani di Ronan Toulhoat</td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmzH2t6ENSFtB9a-OPyZwwkNOwtwwY7CJHw42zoifEq9asVu-vNgdeYJZQNjk7ocezgYsOhU9jxGwIV8kCTJY2EFOiKcKDRapoIs9L52PmI_GiS9ZzCe_-aBQCfifB1BocFfQZx7Psu3NN/s1600/P1020634.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmzH2t6ENSFtB9a-OPyZwwkNOwtwwY7CJHw42zoifEq9asVu-vNgdeYJZQNjk7ocezgYsOhU9jxGwIV8kCTJY2EFOiKcKDRapoIs9L52PmI_GiS9ZzCe_-aBQCfifB1BocFfQZx7Psu3NN/s320/P1020634.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le mani di Thomas Campi</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Mentre fuori si continua a parlare, parlare, parlare..., se ne restano là da sole, ora, queste mani, di nuovo lontane dai riflettori, operose e a volte venate, nella solitudine di una stanza, da un simpatica "tristezza".</span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbx8Mj7o4xNoyLx0wbf6ZBwfofC0JcU27ti0C0YkUDYSCTqlTuZgcRSvlPyPBJTix_F6yMhm7GZqZ4mnFh03Pz6kJr0TM_UCeu5DqF2W2qJJCgu_VZ0RYpYfiPh2yPn9ejyCq-m9wSn0Hh/s1600/P1020623.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1066" data-original-width="800" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbx8Mj7o4xNoyLx0wbf6ZBwfofC0JcU27ti0C0YkUDYSCTqlTuZgcRSvlPyPBJTix_F6yMhm7GZqZ4mnFh03Pz6kJr0TM_UCeu5DqF2W2qJJCgu_VZ0RYpYfiPh2yPn9ejyCq-m9wSn0Hh/s400/P1020623.JPG" width="300" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-37411696369236963292018-08-17T23:16:00.000+02:002018-08-17T23:16:20.859+02:00Spingo e tiro<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdq3ihEggrGqKkvTEmQR5KMsLHbkzTQYYBuWUWOSDZiD3s42s2nWqJppRTsovaOFLoK2OGlq-QDrb18ls5gQiZRTD3179p4mKsaGuoxy1biGgA3z8jLp116xqDUyL5CUshmqasoFRQAXnz/s1600/ponte.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="375" data-original-width="500" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdq3ihEggrGqKkvTEmQR5KMsLHbkzTQYYBuWUWOSDZiD3s42s2nWqJppRTsovaOFLoK2OGlq-QDrb18ls5gQiZRTD3179p4mKsaGuoxy1biGgA3z8jLp116xqDUyL5CUshmqasoFRQAXnz/s320/ponte.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ancora Genova. Ancora Genova come punto di svolta mentale. Come nel 2001 (il G8 e quello che ne conseguì), nel 2014 (la presa di coscienza sul rischio idrogeologico) e ora il crollo del ponte Morandi. Tutte le spiegazioni di queste ore appaiono interessanti. Molti assumoro il ruolo di strutturisti della parola. Molti cercano spiegazioni tecniche e politiche. Che i ponti possano crollare personalmente non mi meraviglia, il cemento armato nasce per garantire resistenze meccaniche importanti, ma la resistenza non è resilienza. Questa è la premessa. Potremmo, recuperando alcuni aspetti della cultura tecnica che aiuta a prefigurare i progetti architettonici e alcuni fondamenti della cultura del restauro praticata da me per molti anni, provare a porre in questa sede un'istanza. Posta una sezione in calcestruzzo armato resistente, come viene raggunta la condizione di rottura (la condizione ultima, di collasso), valutandone per tensioni normali la sicurezza nei confini degli Stati Limite di Esercizio? Prima di tutto dobbiamo porre dei limiti al campo di analisi, tralasciando per la sezione il contributo del calcestruzzo soggetto a trazione (quota comunque esistente in realtà); quindi valutare, a premessa, una perfetta aderenza tra le barre di acciaio e il cls che le avvolge; infine ipotizzare nell'analisi la conservazione delle sezioni piane. Premesso ciò, la rottura avviene per raggiungimento delle deformazioni limite del cls compresso o della dilatazione massima dell'acciaio teso (semplificando). Operando in campo elastico/plastico andranno richiamate le deformazioni e non le sole tensioni. Individuata una specifica configurazione di rottura in termini di deformazione, la rottura può venire espressa nei termini di una coppia di valori (di sollecitazioni) di sforzo normale e di momento flettente, che agiscono contemporaneamente nella sezione. Ad ogni configurazione si lega dunque un valore di rotazione della sezione considerata, con determinazione del cosidetto asse neutro di equilibrio (della profondità/posizione di questo rispetto la sezione in c.a. verificata) e definizione della configurazione di rottura. Ogni altra configurazione deformata per la sezione porterebbe al superamento della massima deformazione ammissibile nel calcestruzzo o nell'acciaio. Questo è ovviamente solo l'inizio. In breve la cosa funziona così: assumo un carico, determino le sollecitazioni provocate e massime ammissibili, se supero questa ultimo valore le reazioni espresse dalla sezione resistente non sono più sufficienti e quindi: CRACKK!!! Tutto reso molto terra terra, perché poi vi è un mondo di analisi, di ricerca esperienziale, probabilistica, di conoscenze che non posso e non provo nemmeno a richiamare in questo contesto. Vista la premessa, parlarne al bar o al TG mi pare alquanto fuorviante. Per dirla con parole povere: il ponte resiste fino a quando può. Se si vuole incrementare le sue possibilità in tal senso, si dovrà inevitabilmente intervenire su di esso. Un ponte si deforma, operando nel campo dei valori limite e quindi delle resistenze meccaniche progettate o residue. Un ponte resiste per contrapposizione. <i>Resistere</i> è un termine che deriva dal latino, da RE, addietro, e SISTERE, fermarsi: io sono fermo (sulle mie posizioni) e mi contrappongo, contrasto, fronteggio, mantengo una "passività apparente, ma attiva". <i>Resiliente</i> non ha una risultante etimologica altrettanto lineare. Possiamo farla derivare dal latino RESILIENS, per il quale l'espressione che meglio ci aiuta a comprenderne il senso è la forma gergale "mi rimbalza" (qualcosa, una parola, o una azione). Insomma una "attività apparentemente passiva". Quando un ponte crolla ci si rende conto che il resistere non sempre basta, o perlomeno non basta resistere contando solo sulle proprie reazioni e capacità intrinseche. A volte non sono sufficienti nemmeno le idee. Per cui vale di certo il discorso della manutenzione, ma vale anche di più quello dell'aggiunta intelligente, del puntello o del tirante integrato (in fondo è sempre un discorso di appoggiare e di tirare; di sopperire a delle mancanze, non avendo paura di inserire una stampella, di perdere parte della composizione formale o "ideale" originaria). "Resistere" è inevitabilmente anche capacità di mutare, di modificare le proprie strategie e anche il proprio modo di affrontare chi si pone dinanzi. Forse stare fermi e non arretrare non è più sufficiente. Giorni fa ho ascoltato con interesse, a margine di un evento pubblico, l'intervento di un politico (di "sinistra") sottolineare che in un tempo in cui si è ormai abusato del termine "resilienza", sarebbe infine opportuno riparlare di "resistenza", poiché bisognerebbe ritornare ad un comportamento attivo, se si intende superare certe argomentazioni ("le narrazioni") e azioni ("le politiche"), ormai imperanti in questi mesi. Un ponte crolla anche laddove resiste. Forse la contrapposizione senza arretramenti (di pensiero) non è più sufficiente a determinare reazioni adeguate. Il concetto di resilienza (e qui ha ragione il politico, secondo me) è abusato nel senso. Un termine (uno slogan) NON è (non lo è più) sufficiente di per sè a generare un comportamento politico adeguato. Non è più tempo di scritte sulle magliette e forse nemmeno di striscioni o di bandiere. La modulazione del pensiero aiuta, così come è importante sapere arretrare e accettare di modificare la propria integrità (non etica o morale, ovviamente, ma ideologica) con un nuovo "appoggio" o un nuovo "tirante". Non è trasformismo, ma strategia (culturale e politica). La questione semmai è come e cosa raccontare a chi ascolta per giustificare un proprio comportamentop apparentemente ambiguo, laddove quest'ultimo venisse letto come tale. Di nuovo il problema delle "narrazioni". <i>Resistere per narrazione</i> non sempre funziona (coerenza, malgrado tutto). <i>Resistere per sola reazione</i> non sempre è adeguato (l'ideologia). Contano i fatti, più o meno comunicati che siano (il mito della comunicazione sembra ormai essere anch'esso un sottile palo del semaforo dietro cui è inutile nascondersi). Un ponte non va solo mantenuto (come si tutela l'anziano nelle case di riposo), bensì restaurato (sostenuto). Allora, forse, potrà risultare "durevole", oltre la propria vita utile stimata. Durevole con dignità. Per seguire questo percorso bisogna saper fare però delle rinuncie. La prima all'orgoglio: posso ammettere di avere fatto degli errori, posso accettare di non essere adeguato e quindi di fidarmi di altri, aprirmi alle idee altrui, alle azioni di terzi, di farmi da parte. La seconda al "portafoglio": rinunciare agli interessi diretti, in solido (il soldo) e di posizione. Purtroppo temo sia questa la situazione: i ponti non sono strutture intelligenti, nel senso che non si sostengono di idee, ma di calcoli e materiali. Le persone dovrebbero quindi avere qualche possibilità in più, anche se poi, nello scoprire che sotto certi ponti ci sono le case (dei palazzi condominiali su cui il ponte sembra appoggiarsi), anche questa ultima affermazione, riguardante l'intelligenza intendo, potrebbe lasciare il tempo che trova.</span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgB3ZmMhZkJ5b0cq-I-U9FyMvB9YXlTe-w0Jgmaynqv8YJ1pMMRrI0qOm1jApMKSVXjfPu_DkqHXWusTGbFyLaqvj-whCd8ek59Dr7kz4EdqBuSm3GIqQTINKCkHOMpH8IxBGY-DBWEiBVW/s1600/l+lotto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="525" data-original-width="700" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgB3ZmMhZkJ5b0cq-I-U9FyMvB9YXlTe-w0Jgmaynqv8YJ1pMMRrI0qOm1jApMKSVXjfPu_DkqHXWusTGbFyLaqvj-whCd8ek59Dr7kz4EdqBuSm3GIqQTINKCkHOMpH8IxBGY-DBWEiBVW/s320/l+lotto.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Lorenzo Lotto, Deposizione (particolare), Jesi Pinacoteca</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"> </span></span></div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-86281720078180894672018-08-05T19:30:00.000+02:002018-08-05T23:54:15.461+02:00Non necessariamente coerenti...grazie!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgul1b80xK9f6Hcm8VMafQqPbOq-FJ8ireyOVTmI1e1a3-4iD88RCbFTlLwcQ9JQE3j2RNR3XkovYN6L5O279jY-YDAFi-qFvQQxgh_79nHT_Z-IivwYuFOPL0DWKGWNnHhp2WcuBq8MFp1/s1600/eclissi.jpg" imageanchor="1"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgul1b80xK9f6Hcm8VMafQqPbOq-FJ8ireyOVTmI1e1a3-4iD88RCbFTlLwcQ9JQE3j2RNR3XkovYN6L5O279jY-YDAFi-qFvQQxgh_79nHT_Z-IivwYuFOPL0DWKGWNnHhp2WcuBq8MFp1/s320/eclissi.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">In questi mesi, forse come mai prima d'ora, vi è la sensazione di dover porre alla base di ogni riflessione una condizione di appartenenza, sia essa nazionale, identitaria o culturale in genere. Anche generazionale, direi. Ogni discorso ha sempre una premessa non detta (o non scritta), bensì sottesa, che parte da un tacito accordo di condizione tra ascoltatore (lettore) e argomentatore. Ciò non è un bene. Ogni affermazione o pensiero appaiono come svalutati nella loro proposta di ricerca, a favore di un esame di contesto. Tra i contesti possibili: l'appartenenza politica (gli ideali o l'ideologia), la geografia (da dove vengo) e naturalmente la narrazione storica proposta. Oggi è realmente tutto fondato su un confronto (scontro) tra narrazioni molteplici, perlopiù strumentali e funzionali a dei sottopensieri forti. Nell'epoca delle potenzialità infinite di espressione "democratica" (internet) vi è la sensazione di un condizionamento espressivo senza pari; e l'aspetto più inquietante è che esso appare soltanto in minima parte imposto, perlopiù autodeterminato invece, indossato cioè volontariamente a seguito di una sensazione di disagio nel non senrtirsi pienamente accettati culturalmente o adeguati ad una narrazione piuttosto che ad un'altra. Il desiderio più forte (un'esigenza, ormai), quindi, è di incoerenza al contesto e di libertà dal "se stessi", approfittando delle occasioni di sovrapposizione e apertura che ci vengono a volte proposte. Mescolare l'alto con il basso (a ripensarci per me è stato forse sempre così), il chiaro con lo scuro, le passioni di ieri con quelle di oggi, il leggero con il grave (scorgendo il grave dentro il leggero e viceversa) In questa prassi aiuta saper vivere le cose per quello che sono, senza cercare di giustificare ogni scelta o ogni pensiero. Questo lungo preambolo è anch'esso una giustificazione, probabilmente doverosa per far capire a chi legge le motivazioni che mi spingono a parlare di ciò che segue, ma al tempo stesso dimostrazione in solido di quanto vado stigmatizzando. Il messaggio insomma è: godiamoci l'entusiasmo per come arriva, mandando a quel paese la narrazione globale che lo sostiene. Se sapessi affrontare un pensiero verso le cose del mondo con tale "libertà", forse potrei anche superare il pregiudizio con cui guardo ad ogni cosa non mi appartenga: forse potrei anche capirne di più o meglio. Ecco perché nelle mie ricerche personali colgo il meglio, il meglio per
me, non in assoluto, e non mi preoccupo di determinare ogni scelta con
una razionalità di percorso (non è individualismo, ma rispetto e fiducia
del percorso stesso che mi ha portato sin qui). Così non mi meraviglio se la notte del 27 luglio mi trovo a guardare con interesse e fotografare l'eclissi di luna (la più lunga del secolo, pensa un pò!), ma nel scorgerla, mi scopro a pensare solo all'immagine della luna disegnata da Naoki Urosawa in conclusione al suo manga capolavoro <i>Billy Bat</i> (20 volumi pubblicati in Italia dal 2011 ad oggi). </span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6RUOopA9vsXcsEbOBfL3KGddwe5Tsd-7Lh-o3gqG9IwInB2Tlx0sEMD-QWGtg9eU5KDia-90KT9OemHvuulEv_cRUr_WGIj8Dd3UD2v_ZmOBz3kQye97lguwH4QKtgKyXuX2csw-Iwj-l/s1600/urosawa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="789" data-original-width="558" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6RUOopA9vsXcsEbOBfL3KGddwe5Tsd-7Lh-o3gqG9IwInB2Tlx0sEMD-QWGtg9eU5KDia-90KT9OemHvuulEv_cRUr_WGIj8Dd3UD2v_ZmOBz3kQye97lguwH4QKtgKyXuX2csw-Iwj-l/s320/urosawa.jpg" width="226" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">la luna di Urosawa</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Un fumetto per prendere coscienza di come anche i messaggi più retorici trovano un senso dinanzi alle tristi vicende del quotidiano e della Storia. Alla fine il messaggio di Urosawa (e del coproduttore della storia disegnata, Takashi Nagasaki) sembra essere quello della capacità di un "semplice" fumetto stampato (che sia su supporto cartaceo in questo caso non è fattore indifferente) di divenire strumento d'unione tra culture diverse, allorché veicolo di passioni condivise. Senza spoiler sotanziali, tra le tante cose di cui i volumi parlano, un soldato del 2063 perde ogni ragione di esistenza nella brutalità della distruzione totale che la guerra impone, ma trova conforto in quell'unica foto stampata su carta che conserva con cura; "anche se si memorizzano le foto (le mille e mille foto) in un hard disk", staccata la corrente non le puoi più vedere. Nel 2012 con Walter Chendi (autore anch'egli di fumetti) pubblicammo un volume di racconti (<i>SessantaQuaranta</i>, edito da ARTeFUMETTO) con delle premesse simili, e oggi pare che quanto scritto in quel contesto abbia ancora più senso. In sostanza si scriveva: un'immagine scelta criticamente, fissata su carta (la vecchia foto), sa rendere d'istante un piccolo mondo personale che le centinaia di foto digitali archiviate e mai più guardate non riescono a tradurre. La sovrapposizione delle cose (di immagini e di notizie) ci portano a distogliere il pensiero dall'obiettivo primario: non rinunciare mai alla propria umanità. E' questa in fondo anche la storia de "La valigia" di Sergej Dovlatov, che, per essere riempita dei ricordi di una vita, appare sempre troppo grande (anche se all'inizio non lo sapevamo), poiché sono realmente pochi gli oggetti che ci rappresentano e non sappiamo lasciarci indietro. E così, mentre finisco a malincuore <i>Billy Bat</i>, grazie a Dovlatov, ripenso al volume finale della trilogia di <i>Jonas Fink</i> di Vittorio Giardino. L'autore è stato nostro ospite nei mesi scorsi a Ronchi dei Legionari e a Trieste. Nel suo lungo romanzo a fumetti ci ha condotto tra le pieghe della storia contemporanea (la Cecoslovacchia prima e dopo la Primavera di Praga). </span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiR2gTStVH_2tXsolZO7_6EQ748LNFI2ngYEScJfg5n7mgDL5vQuibr6y95BwGH7cCRiaIPrRZeMRSL50I-IJQSyxVH9EChe4k51sVdQ5v-lTBjSjgjA7dI4fxDUqtbs7OaoFU5Bgzbon0s/s1600/Giardino+r.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="1000" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiR2gTStVH_2tXsolZO7_6EQ748LNFI2ngYEScJfg5n7mgDL5vQuibr6y95BwGH7cCRiaIPrRZeMRSL50I-IJQSyxVH9EChe4k51sVdQ5v-lTBjSjgjA7dI4fxDUqtbs7OaoFU5Bgzbon0s/s320/Giardino+r.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Vittorio Giardino a Ronchi dei Legionari</span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La storia narrata alla fine parla semplicemente di un uomo, che prima di diventare adulto è stato bambino e quindi ragazzo. Un uomo però posto dinanzi a scelte difficili, quale, ad esempio, pensare alla propria libertà e sopravvivenza oppure combattere per degli ideali. Il mondo del fumetto non è ovviamente la realtà, ma a volte la narrazione è più vera della realtà stessa o perlomeno è più illuminante. Così alla fine la storia di Jonas sembra divenire un'occasione di riflessione su tutte le scuse che un uomo può costruirsi per garantirsi delle fughe dalla realtà. "Uno che scappa", Jonas Fink, ma non ho trovato molti personaggi così umanamente delineati nel fumetto di oggi, tanto che il fumetto di Giardino diventa quasi un saggio per un esame di autocoscienza. E la domanda è: cosa avrei fatto io al suo posto? Quante contraddizioni mi trovo continuamente ad affrontare? Quali sono infine sopportabili? Nel pormi la questione il pensiero va a Giovanni Lindo Ferretti, ex CCCP, ex CSI, ex PGR, oggi "allevatore di cavalli" e cantautore a tratti. Una figura controversa la sua e naturalmente scomoda, perché, come dice lui, "pronta a ragionare con la testa propria". Il tema della coerenza sembra porsi come centrale nel ricordare le sue prese di posizione che ai più sono sembrate contradditorie, specie quando il suo avvicinamento al cattolicesimo ha aperto a gesti e riflessioni discussi ed estremi. "Sempre fedeli alla linea, perché la linea non c'è", ricordiamo. La coerenza nell'incoerenza. La ricerca del prodotto nel continuo rifiuto del prodotto (è stato questo il percorso dei CCCP in fondo). Le sue molte affermazioni recenti: "Mi colpiscono quelli che mettono i cari all'ospizio per dedicarsi al Terzo Mondo". Ferretti era ad Azzano Decimo (PN), sul palco della Festa della Musica, il 29 luglio. Abbiamo cantato e ballato molto, riascoltando canzoni bellissime, che solo con la sua voce recitante sembrano assumere senso. Da "Morire" ad "Emilia Paranoica", ma anche "Madre" (che dice molto di come l'uomo Ferretti avesse già manifestato artisticamente più volte, in tempi lontani, alcune delle "provocazioni" che saranno poi sottolineate da molti), sino al "salto" collettivo su "Spara Jurij". I CSI (Zamboni, e compagni) sono in tour in Italia con la loro musica splendida, ma senza Ferretti la vicenda CCCP e CSI non esiste, se non nella forma. Manca quella sostanza che l'incoerenza artistica dell'assente solo sa dare. Ho voluto scattare delle foto inquadrando il volto e gli occhi di Ferretti, per rileggere quel "logo" che siglava la copertina di <i>Ko de Mondo</i>, disco pubblicato nel 1994.</span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYppX1acslOcbRgS1qsIIeEJplYXMI8yksU_91Qt_mS3sMZ3D2IUabJJ21sD1pKdSB76dgwoKqXs9RtRPuHcAP8s6B4DHiqkljTp4dt32XdhSI-Kx19m6KNGCEIiY8huw96CUQfMUBSuIL/s1600/ferretti.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYppX1acslOcbRgS1qsIIeEJplYXMI8yksU_91Qt_mS3sMZ3D2IUabJJ21sD1pKdSB76dgwoKqXs9RtRPuHcAP8s6B4DHiqkljTp4dt32XdhSI-Kx19m6KNGCEIiY8huw96CUQfMUBSuIL/s320/ferretti.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giovanni Lindo Ferretti ad Azzano Decimo</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1h6hpPtHwyTLk32rTGfHBCl7sDcXl6xE-gZLBaLvYZSr8LedtPFI8IYVCHQYWEZZwUYvF-ti4jTiAzoxMr-EWCJIVlsZa4DCUPj8xpH4PYQz_OkgFWu-EaU3nOF243SLpAspnhkyIJ241/s1600/michielin.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1147" data-original-width="1600" height="229" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1h6hpPtHwyTLk32rTGfHBCl7sDcXl6xE-gZLBaLvYZSr8LedtPFI8IYVCHQYWEZZwUYvF-ti4jTiAzoxMr-EWCJIVlsZa4DCUPj8xpH4PYQz_OkgFWu-EaU3nOF243SLpAspnhkyIJ241/s320/michielin.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Francesca Michielin a Lignano</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E sono nati più o meno in quegli anni, mentre i CSI scrivevano la propria Storia e una parte della Storia della musica italiana, molti degli spettatori, tra i più anziani, presenti tra il pubblico del concerto di Francesca Michielin a Lignano Sabbiadoro (3 agosto). Ho chiesto ad alcuni di coloro che erano ad ascoltare con me Ferretti ad Azzano Decimo di accompagnarmi a Lignano. I loro sguardi imbarazzati (e soprattutto quel loro affermare una distanza "ideologica" da quel mondo musicale che proponevo) hanno alimentato il discorso fatto sin qui sulla coerenza e sulle giustificazioni al proprio pensiero (...la linea non c'è...). Considero Francesca Michielin (nata nel 1995, a proposito), una delle cantanti e autrici più interessanti della scena musicale italiana attuale (chi l'ascolta con attenzione coglie un linguaggio che è inevitabilmente proprio del suo tempo e una apertura musicale molto vasta). Dalle canzoni degli inizi scritte per lei da Elisa Toffoli, sino alla maturazione di una capacità propria, che si traduce durante il concerto in un atteggiamento sul palco di grande consapevolezza e talento (le immagini da me riprese a Lignano colgono sempre una concentrazione e una "distanza" di grande interesse fotografico). Quando il concerto finisce, una parte del pubblico (molti giovanissimi, ovviamente) si avvicina al palco. Lei esce con chitarra e tamburello e regala alcuni pezzi in versione acustica, cantati tra la gente. E' di certo complesso rinunciare alle retoriche con cui affrontiamo strade per noi sicure, rimestando all'infinito parole e linguaggi consueti. Provare a ruotare il foglio che abbiamo dinanzi, guardare la faccia che sta dietro, è un impegno sovrumano oltre che un gesto semplice. In un contesto di narrazioni facili, fatte di "bianco o nero" (alla lettera, direi), ripensare a se stessi dentro una molteplicità di percorsi possibili aiuta a darsi strumenti per affrontare senza pre-giudizi l'attualità. E' un atteggiamento formativo, tutto fatto di esperienze e quindi difficile (o impossibile) da insegnare o restituire a terzi, ma è pur sempre un dovere sociale non più rimandabile.</span></span></div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-88439352692666937882018-07-14T18:28:00.001+02:002018-07-14T18:28:33.814+02:00Contenitori<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJkNvQ7Nnf7hTm_5eQlAuaMyVU2fY_ZLOP6wEt9-kyHuxjyERpCDGw2Le4WScbU_TPhXbcpNFd3jJAopn2oJvvXiMDRAXUkS-zfrJPfbI6xsvIDa8zO_eu3fhdh5A9Aw8PAPh7FCF4iWzp/s1600/bernet.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="352" data-original-width="440" height="256" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJkNvQ7Nnf7hTm_5eQlAuaMyVU2fY_ZLOP6wEt9-kyHuxjyERpCDGw2Le4WScbU_TPhXbcpNFd3jJAopn2oJvvXiMDRAXUkS-zfrJPfbI6xsvIDa8zO_eu3fhdh5A9Aw8PAPh7FCF4iWzp/s320/bernet.JPG" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Di certo la virtù principale degli italiani (specie quelli che di mestiere fanno i politici...che è poi qualcosa di diverso dal dire che sono politici di mestiere) non sembra essere sicuramente la riservatezza. Ho memoria di anni addietro con persone, soprattutto politici di mestiere o uomini di cultura, che facevano della discrezione un'arma importante del proprio percorso. Tutto questo sembra essersi perduto. Hai qualcosa che ti passa per la testa? Diciamo una strategia politica oppure un'idea importante o anche solo un'idea...bene, prima cosa la si dice a tutto il mondo, poi si ragiona su come "metterla in bella" e quindi portarla (forse) a sostanza. I mezzi aiutano, questi mezzi qui, su cui state leggendo, intendo. E poi i social, ci mancherebbe. Oggi ogni riserbo è sciolto, oggi si comunica. Si comunica chi si è e cosa si fa. Sempre e comunque. Infatti, pare ci si sia resi conto, anche e soprattutto in quel mondo lì, quello della politica intendo, che se fai anche la cosa più straordinaria del mondo, producendo risultati enormi e dall'impatto enorme, ma ti dimentichi di comunicarlo adeguatamente, ogni minuto del santo giorno che ti si pone davanti, il risultato è che poi la gente con il cavolo che ti vota! Al che si pone la questione se poi uno (il politico intendo) faccia le cose per senso civico, per dovere istituzionale o solo per essere votato, ma questo pare già essere un discorso che si colloca su una scala di pensiero più alta. Oggi il percorso è diritto: esisto, comunico che esisto, costruisco le condizioni perchè il fatto che io esista diventi fattore del quale tutti gli altri (i fruitori finali) sentano il bisogno di saperne di più, vengo votato (oppure il mio libro viene comprato, se vogliamo stare nel settore culturale ad esempio). Niente di nuovo, certo, saranno 40 anni che le cose funzionano così (se me lo chiedessero a freddo, quando rifletto su questa cosa penso a Malcolm Mclaren e Vivienne Westwood e al fenomeno punk), ma mi pare che oggi questa cosa si sia portata ad un livello più alto. Si è passato dal ruolo delle televisioni (tra la fine della Prima e l'inizio della cosiddetta Seconda Repubblica e poi a venire) al ruolo di Internet, però lo scalino ulteriore sembra stare non tanto nella gestione del consenso, ma nella gestione della percezione. Vi è una differenza? Secondo me sì e sta principalmente nel rapporto tra contenitore e contenuto. Un rapporto sempre meno diretto, più "evasivo", nel senso che spesso tra contenitore e contenuto non vi è mai una corrispondenza perfetta, perlomeno nel momento in cui la relazione si dovrebbe porre. Per farmi capire è come mettere un libro molto utile e di grande spessore letterario, alto soli 20 cm, in una libreria con lo scaffale alto 50 cm. E' uno spreco, certo, però il libro sembra starci molto comodo e alla fine questa comodità permette anche di sostituirlo quel libro, di trasformarlo in una dispensa più gonfia o più alta, che poi magari può anche avere contenuti più dozzinali o di scarso rilievo, però, insomma ci sta, e alla fine la libreria sembra anche meglio utilizzata. Sembra. Ecco, insomma, la comunicazione permette ciò, permette di passare un pò di polvere sulle cose e farcele sempre vedere in tremila posizioni diverse, tanto che alla fine non so bene nemmeno cosa mi venga mostrato. Però la parte importante del discorso non è tanto quella in cui qualcuno, consapevolmente, opera in questo modo e con questi fini, ma il fatto che alla fine il risultato c'è, ovvero, riprendendo il discorso iniziale, il voto arriva. E allora, c'è da chiedersi, anzi mi chiedo: ma non sarà mica colpa di noi "fruitori" (elettori) se questo meccanismo può esistere e alimentarsi a dismisura? O meglio: non saremo mica noi utenti finali, cioè cittadini votanti, a essere in "errore" (mi scuso, mi esce così, il termine "errore", perché non ne trovo un altro, vorrei dire "colpa", ma la vita è già così complessa che essere vittime più o meno inconsapevoli di una strategia non mi riesce di chiamarla "colpa")? Si badi bene non è comunque un errore di valutazione, nel senso che ciascuno può votare chi crede e promuovere il percorso che crede (benché etico, direi, e comunque nel rispetto dei diritti civili altrui, aggiungerei), ma una mancanza di impegno, di volontà a formare una propria opinione consapevole, di non definirsi soddisfatti del pensiero di chi ci affianca, anche quando è nostro amico o familiare. Insomma, di voler mettersi in gioco sempre, il che appare già, anche solo a scriverlo, una gran fatica, ma resta un viatico inevitabile se volessimo essere certi, sicuri, che il contenitore risulti realmente adeguato al contenuto (e viceversa), ovvero che l'aria che ci circonda non sia semplicemente "aria fritta". E quindi, direte? E quindi sono cavoli di tutti, ma già a prendere coscienza che non è semplice (e di certo non è semplicistico, da risolvere con una chiacchiera da bar, cioè) a me pare un risultato utile.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-size: xx-small;">(foto: particolare da un fumetto di Jordi Bernet, copyright degli aventi diritto)</span> </span></span></div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-22325090578191457822018-06-03T11:43:00.002+02:002018-06-03T23:00:53.243+02:00Inciampando sulle radici<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Se passassimo il nostro tempo a riflettere su quanto gli altri vogliono proporci come importante, finiremmo per perdere la capacità di ragionare sul fuori e sul dentro noi. Andrebbe persa quella capacità di meditazione sul sè, che mi pare invece possa servire ad affrontare con dignità la mediocrità dell'offerta del contesto. Non è una presa di consapevolezza in assenza di modestia, ma un bisogno di porre una distanza con le dinamiche ripetitive che la "questione socio-politica" attuale ci propone. Nei giorni in cui la suddetta questione andava prendendo una piega definitiva, tra richiami contrastanti di difesa e di interpretazione della Costituzione italiana, con salite sugli scudi e attacchi incerti all'operato del Presidente della Repubblica e infine con la nascita di un nuovo governo (tutto da verificare a posteriori nel suo operato e dal cui giudizio è opportuno sottrarsi, benché certe affermazioni, certi comportamenti mediatici mi lascino perplesso, in materia di diritti civili più che nelle scelte programmatiche, direi), io ho fatto un piccolo percorso di ricerca delle mie radici, più per confermarle che per scoprirne di nuove.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Così il 25 maggio ero a Ravenna, con Alessia e Gioia, a sondare la base culturale che ha portato alla costituzione dell'Associazione culturale ETRA, che tra qualche giorno inaugurerà il settimo anno di attività. In questo caso le radici da sodare erano in realtà ancora più profonde, perchè richiamavano proprio alla mia formazione di architetto-conservatore, grazie agli insegnamenti di Nullo (e in forma mediata alla collaborazione con Adriano), nonché al percorso professionale ormai pluriventennale. </span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBtKqnaopeumI-Ntshe4EME8gXPvWeo0gi3F3ufiAyVY3Vo9LL1V9cPQpS6ctKizAaW9b6Ci7UUpR5hUjkcT2ecS8XUGJdjVypSne9vUjUSLraiPFNMrYdkvHvP7fUYofLMOsCfG6f0sYT/s1600/IMG_20180525_190209.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBtKqnaopeumI-Ntshe4EME8gXPvWeo0gi3F3ufiAyVY3Vo9LL1V9cPQpS6ctKizAaW9b6Ci7UUpR5hUjkcT2ecS8XUGJdjVypSne9vUjUSLraiPFNMrYdkvHvP7fUYofLMOsCfG6f0sYT/s320/IMG_20180525_190209.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">A Ravenna
ho incontrato il pensiero e il lavoro di José Ignacio Linazasoro, che
con le sue parole ha in realtà confermato una mia attitudine al
ripensamento della materia della Storia: quella dell'architettura e
quella fisica. Liliana Grassi, Sverre Fehn, Leon Battista Alberti e
ovviamente altri. Il non metodo, la cultura della storia, l'intimo
intreccio con i materiali della fabbrica quale superamento di una
risposta esclusivamente tecnica. Niente di nuovo nel pensiero di
Linazasoro, niente di originale, ma una riflessione spesso citazionista
di confronto continuo tra cultura umanista e dato fisico.</span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyuTtUmAjU_MeSWUAA4eHhC-VuBrZ6TjNHKfHPMY7-ZE-TGnuUIuvfJDPmoi9KJ-alFcNR1IDMtQmIpxP2p7RJrYDy6e1ShFH7D3aFfPh0Qb48nDh5qtgkhDjdyMwbccwybZZb16cFjeZM/s1600/P1000286.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyuTtUmAjU_MeSWUAA4eHhC-VuBrZ6TjNHKfHPMY7-ZE-TGnuUIuvfJDPmoi9KJ-alFcNR1IDMtQmIpxP2p7RJrYDy6e1ShFH7D3aFfPh0Qb48nDh5qtgkhDjdyMwbccwybZZb16cFjeZM/s320/P1000286.JPG" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicDqQL_0sIWNZ8QAoD6pydiT4FsNUEbMKM0XjPfL_Uf4R3_ye3orDen75ofLSGICeBdE6S0CJe8-1M2O4QvTfSJ1Q8PWinbQI52oi__gEM6I_e8FzVOypo0wGr6-SMjWpzOz7zAhZPp4_9/s1600/P1000302.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="666" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicDqQL_0sIWNZ8QAoD6pydiT4FsNUEbMKM0XjPfL_Uf4R3_ye3orDen75ofLSGICeBdE6S0CJe8-1M2O4QvTfSJ1Q8PWinbQI52oi__gEM6I_e8FzVOypo0wGr6-SMjWpzOz7zAhZPp4_9/s320/P1000302.jpg" width="240" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMclrexYRcp9e31MotugNyscpT6l075qJ8l-N9SisQTtwQaClAFGNDv81bJVh2h2gECpEcelQ1D4hyphenhyphenyAXcJ1TifwZdRvJ5jawr3v1ferF-FgtzKypXKGMrOjlWecJJhAtyCY1fuTXZKIhQ/s1600/P1000361.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="375" data-original-width="500" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMclrexYRcp9e31MotugNyscpT6l075qJ8l-N9SisQTtwQaClAFGNDv81bJVh2h2gECpEcelQ1D4hyphenhyphenyAXcJ1TifwZdRvJ5jawr3v1ferF-FgtzKypXKGMrOjlWecJJhAtyCY1fuTXZKIhQ/s320/P1000361.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Il 26 maggio ero a Bologna di passaggio e quindi poi a Roma (sembra un viatico scritto). Le radici qui stanno nelle rovine e nelle fabbriche antiche. Il dato materiale e compositivo del Teatro di Marcello, il suo essere "rovina", nel senso di qualcosa di non finito, continuato e da continuare nella contemporaneità delle epoche successive (castello fortificato, poi palazzo). Il travertino del Teatro di Marcello riutilizzato nella costruzione di Palazzo Venezia (edificio civile, residenza papale, sede istituzionale mussoliniana, oggi polo museale), dove alla sedimentazione dei materiali si sostituisce quella funzionale, evocativa di esperienze e lasciti. La luce che invade la volta del Pantheon, che ispirò inevitabilmente anche il vestibolo a lacunari di Palazzo Venezia (uno dei primi esempi di utilizzo del calcestruzzo seppure all'antica). All'Accademia Nazionale di San Luca (coincidenza quasi disturbante) incontro una piccola mostra dedicata all'esperienza triestina del Centro Arte Viva. La mostra, intitolata al lavoro di Gigetta Tamaro, raccoglie anche opere di Luciano Semerani, Enzo Cogno, Carlo de Incontrera, Aldo Rossi, Guido Cannella. E naturalmente di Miela Reina. Qui la radice si fa più forte, specialmente quando tra le opere incontro un suo quadro del 1968, "Prefigurazione di un avvenimento", che ho avuto per qualche settimana in casa, quando, con gli amici di ARTeFUMETTO, facemmo nel 2004 a Monfalcone una mostra collettiva, dedicata indirettamente anche a Miela. Le radici di un'esperienza. </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJEgLwifaul4-g_0hGS3-sezt6Lm-jmdSqdxljA3-mhZ1fmtMsv_nKtO-WJdBn7TE5bdNgc9_73081VFRvFi2S97zoryWykz6slIgkujGLWK9Zvuae_p6fkfMVrfsYXTt_WDxPtMNuZGP0/s1600/P1000340.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="375" data-original-width="500" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJEgLwifaul4-g_0hGS3-sezt6Lm-jmdSqdxljA3-mhZ1fmtMsv_nKtO-WJdBn7TE5bdNgc9_73081VFRvFi2S97zoryWykz6slIgkujGLWK9Zvuae_p6fkfMVrfsYXTt_WDxPtMNuZGP0/s320/P1000340.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: xx-small;">Accademia San Luca Roma 2018</span></td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFfq0NsXPQPBQPffqvMz2xMzS2AhntG862CettAbeMhOxCnnF_Gz4UtXyU8yNhHlDMeK_Gp2eQAGIeffhe7BZtpIIGoiDw9oR2VWCoclFjIGzg2TqgGA8CmsJ9OWP0-Nkgl5PkgFGBIhR5/s1600/PICT3014.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="400" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFfq0NsXPQPBQPffqvMz2xMzS2AhntG862CettAbeMhOxCnnF_Gz4UtXyU8yNhHlDMeK_Gp2eQAGIeffhe7BZtpIIGoiDw9oR2VWCoclFjIGzg2TqgGA8CmsJ9OWP0-Nkgl5PkgFGBIhR5/s320/PICT3014.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: xx-small;">Galleria d'Arte Contemporanea Monfalcone 2004</span></td></tr>
</tbody></table>
</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Poi girando per Roma, in via del Gesù, alla CArt Gallery, riscopro il lavoro di Will Eisner. Le sue tavole di Spirit sono appese alle pareti, assieme ad alcune opere inedite, favolose. Lo stimolo è forte e mi fa capire che non potrò in questo viaggio dimenticare di omaggiare il fumetto.</span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvmdsQ5S60N6hloOGSG4D0Azwf4cPgBDNHq_nnhZMmlB2NQ-JVcfKHdUwpmJSgIqt2xn7hfLt_BaiEeaMs2Ofa7ZLmgcUDc__ZS3d5AZgBVoikZ9Mp-nxXCC7PPP9GYnwo8yrwixX8RdM7/s1600/P1000326.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="666" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvmdsQ5S60N6hloOGSG4D0Azwf4cPgBDNHq_nnhZMmlB2NQ-JVcfKHdUwpmJSgIqt2xn7hfLt_BaiEeaMs2Ofa7ZLmgcUDc__ZS3d5AZgBVoikZ9Mp-nxXCC7PPP9GYnwo8yrwixX8RdM7/s320/P1000326.jpg" width="240" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Il 27 maggio ero a Testaccio, all'ex Mattatoio. Qui si svolgeva una manifestazione importante sul fumetto, la quarta edizione di "ARF!". Molti autori, molte amicizie fatte durante il corso degli anni e qui ritrovate per un abbraccio o un saluto. Ritrovo Gipi (a Monfalcone nel 2003 e nel 2007 per ARTeFUMETTO, qui impegnato a liberarsi dell'onnipresente Bruno Luverà, pieno di libri e disegni omaggio offerti dagli editori, per "favorire" un passaggio su "Billy", la rubrica domenicale su RAI1), Barbucci (comprai a fine anni '90 una delle prime copie in edizione non ancora definitiva di Sky Doll, poi fu il diluvio, ma ci riconosciamo ancora), Zerocalcare (e gli amici di BAO Publishing) ,Zezelj (da Moreno, a Topolò, in molte occasioni con le sue performance). Incontro Bernet (finalmente un incontro sereno, senza collezionisti, senza code o simili, ma solo chiacchiere e qualche sketch omaggio), Valerio Schiti (disegnatore marvelliano lanciatissimo, che regala ad Ale un magnifico Rocket Raccoon). </span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCFGcLZYVNNAIvmWsrcyJKfKUqh6IVnWnhvdyKo8isRejJ0UYupFEBazTvXMldJav6LUe8TmnmMovwhMrz7n2SyrB0ok5v7SXkpjL3-i66dTcYZJhv7MdZvtrWUGiUqGiZMGh_TvZ4S7Bc/s1600/P1000573.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="375" data-original-width="500" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCFGcLZYVNNAIvmWsrcyJKfKUqh6IVnWnhvdyKo8isRejJ0UYupFEBazTvXMldJav6LUe8TmnmMovwhMrz7n2SyrB0ok5v7SXkpjL3-i66dTcYZJhv7MdZvtrWUGiUqGiZMGh_TvZ4S7Bc/s320/P1000573.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh422LG6IyhVBtw9-KZR_8yu2oUVAFriVOSTpnWknSNUpnh01qpGZ8tnESXR2rMkILIWYY01y-_4NHexDfb-qLp5HoTIadwGjOIbJOzUJ9TkRNSlET1jsjLLLjDTacYrTtaVOfCMXwyCXwk/s1600/P1000576.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="375" data-original-width="500" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh422LG6IyhVBtw9-KZR_8yu2oUVAFriVOSTpnWknSNUpnh01qpGZ8tnESXR2rMkILIWYY01y-_4NHexDfb-qLp5HoTIadwGjOIbJOzUJ9TkRNSlET1jsjLLLjDTacYrTtaVOfCMXwyCXwk/s320/P1000576.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Durante un incontro, in diretta streaming (l'età non è stata molto buona con lui) Vincenzo Mollica racconta la sua esperienza in RAI: "Mi sono battuto tutta la vita per far assumere una dignità a questo medium, quello della letteratura disegnata...". E infatti è così, Vincenzo ha sicuramente aperto una strada, peraltro ancora tutta da ampliare, ma senza di lui ci sarebbe stato il nulla. Nel sentire la sua voce mi rendo conto che è ora di affrontare il vero motivo per cui sono passato ad ARF!. Volevo ancora una volta perdermi nei segni di Paz. Da qualche giorno si è inaugurata la mostra "Andrea Pazienza. Trent'anni senza". Andrea muore il 16 giugno 1988. Il suo lavoro dopo trent'anni fa ancora impressione. In mostra ci sono soprattutto tavole di fumetto, non le locandine o i quadri giovanili o altro, ma proprio i fumetti. Capisci tutto il suo lavoro guardando quelle tavole. Le sue riflessioni prima del segno, il ritocco. Col cavolo che buttava le cose lì di getto e basta! Sono lavori intramontabili. </span></span></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">La voce di Mollica nel video che accompagna l'allestimento (garbato), racconta un percorso umano interessante, aneddoti conosciuti, ma anche aspetti utili per capire. Scelgo di scattare qualche foto, di non comprare nessun gadget, poster, volume o altro. Scelgo di ripensare a quanto questo lavoro faccia parte delle mie radici, per averlo approfondito tra il 2003 e il 2005 nell'occasione della mostra allestita a Monfalcone per ARTeFUMETTO, per riconoscere un percorso umano generazionale, che tra le righe è anche il mio.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Il 27 maggio, come detto, ero a Roma e scopro che è l'ultimo giorno per visitare la mostra "The Pink Floyd Exhibition. Their mortal remains". Evento epocale per chi ama la musica e non visitarlo sembrava un vero delitto. La mostra valeva realmente la pena per farsi un'idea su di un percorso umano e generazionale (dopo gli Ottanta e i Settanta di Pazienza, ecco i Sessanta: come frequentare all'incontrario tutta un'esistenza), oltre che musicale. Lettere, locandine, strumenti, allestimenti dai concerti (i maiali e le pecore gonfiabili, le invenzioni di The Wall), e naturalmente la musica, le parole, e i progetti. </span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ebbene sì, la mostra è soprattutto l'omaggio ad un pensiero prefigurativo, ad una visione progettuale (Roger Waters e Nick Mason iniziano studiando architettura), condotta con razionalità e capacità organizzativa. Ogni schizzo per i palchi, per le scene, per le copertine dei dischi, sviluppati con i progettisti loro collaboratori (architetti, ingegneri, designer) parlano il linguaggio della consapevolezza. Lo stesso MACRO di Roma, che ospita l'allestimento è un tempio dell'architettura contemporanea, progettato da Odile Deq. E' la sua un'architettura dell'effimero, della forma e delle geometrie, dove materia e funzione sembrano andare per binari diversi (non sai mai dove vai e perché ci vai). Non è la "bellezza utile" che Malacarne aveva ricordato parlando di Linazasoro solo due giorni prima. Vedere il MACRO dopo aver visitato il lavoro di Linazasoro ti permette di capire la differenza.</span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Il viaggio finiva qui, dopo la mostra dei Pink Floyd, e le radici sembravano raccordarsi. Tornando a casa, stanchissimo, rileggendo l'opuscoletto della mostra in ricordo di Gigetta Tamaro, scopro un piccolo scritto/memoria di Aldo Rossi del 1980, dove l'architetto ricordava la sua frequentazione di Arte Viva a Trieste: "Tutto questo è durato poco tempo ed è finito prima che si compisse; come la giovinezza anche se i veri giovani, come Miela (<i>e Paz, potrei aggiungere</i>), hanno la singolare virtù di morire prima. Non so cosa significhi prima; forse solo prima di essere stanchi". Le radici a volte rompono un pò le scatole.</span></span></div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-82803050581773686662018-05-01T19:33:00.000+02:002018-05-03T17:56:12.113+02:00E non c'è niente da ridere<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXMhW_rUp9pzvwMvzAf7NAn46j447ZPNQ1w4VRWtLy92KBKa07oCKHLBnoFKtEN1ygE7vN2d5EWP5DlGlnIWccHFHX5aaH1iM0vuJUNz3H5D64miKS7Df8jrsRpWl4P_WbzGKfF63HxoC1/s1600/e+non+c%2527%25C3%25A8+niente+da+ridere.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXMhW_rUp9pzvwMvzAf7NAn46j447ZPNQ1w4VRWtLy92KBKa07oCKHLBnoFKtEN1ygE7vN2d5EWP5DlGlnIWccHFHX5aaH1iM0vuJUNz3H5D64miKS7Df8jrsRpWl4P_WbzGKfF63HxoC1/s320/e+non+c%2527%25C3%25A8+niente+da+ridere.JPG" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ancora un Primo Maggio! Con un tempo incerto e un sole che fa fatica ad uscire e poi non esce proprio. Una breve passeggiata e alcuni commenti alle notizie di un quotidiano che parla di elezioni vinte e perse, infine un pranzo veloce. Ancora il Primo Maggio, il concerto televisivo romano, sindacale, ormai parte della tradizione italiana quanto il festival sanremese. I rapper nostrani, il lavoro, la percezione che i soldi manchino davvero, la sicurezza sul lavoro. E poi la retorica delle parole pronunciate, quelle dei cantanti e quelle dei presentatori, mentre un muratore (vero) improvvisato sta demolendo, alla faccia della sicurezza e delle parole, le ceramiche del bagno di un vicino di casa. Le parole dominano la scena di questo pomeriggio dal meteo incerto, che riflette il destino incerto del futuro di molti. Le parole vincono sui pensieri e sono più comode da affrontare. La gente canta, anche quando sul palco si ricordano gli Skiantos (...largo all'avanguardia, siete un pubblico di m....., applaudite per inerzia...), e riprende con i telefonini ogni emozione e le archivia nella propria memoria digitale, anche se non pare si vada fissando in quella il senso profondo delle parole percepite. E così, sicurezza, razzismo, dignità, occupazione, garanzie divengono cornici prive di tela, con il bianco del muro dietro. Così pare. Come pare che, alla fine, nella testa di ciascuno dei presenti si vada definendo lo sconcerto e il dramma principale, su cui tutti, credo stiano realmente riflettendo: "No! Mi si sta scaricando il telefono!" Mi pare opportuno dedicare una piccola lirica estemporanea, non ragionata, che possa proporre un punto di vista strabico su questi tempi ricchi di contenuti perlopiù ideali e simbolici, mascherati di parole. Eccola. "Tra le mille istanze che dal cuore traspaiono/ di certo ve ne è una che/ determina situazioni di affanno vero/ per l'impossibile correlazione equa,/ di livellazione verso il basso dei bisogni/ assoluti di chiunque attenda/ una connessione certa di qualcuno o qualcosa che cerca/ senza il bisogno di saperlo/ o il desiderio di rincorrerlo./ In te crediamo, prima di qualunque uno o cosa,/ e per fortuna esisti, data/ ...o presa (elettrica)!" Sul palco Canova canta: "...Io non voglio che tu fumi l'erba, perché l'erba ti fa ridere,... non c'è niente da ridere..." Appunto! SIGH! </span></span></div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-59076517447410913072018-04-25T08:10:00.001+02:002018-04-25T08:10:15.644+02:00Autobiografia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkQOIt0ZM4sFjnIpvvi6X_cacNMGdWHGxBQj8PsG76JdRhaKUOGQNURGXaDEoTy4ae3SPj4UqmsqQmJsEi_wR1pRVF4iN6vDS0PFuhUwqQSzrquLZKMlR0gQ_1_5rVdkb4FcGMA6_wJUtZ/s1600/edificio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="1000" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkQOIt0ZM4sFjnIpvvi6X_cacNMGdWHGxBQj8PsG76JdRhaKUOGQNURGXaDEoTy4ae3SPj4UqmsqQmJsEi_wR1pRVF4iN6vDS0PFuhUwqQSzrquLZKMlR0gQ_1_5rVdkb4FcGMA6_wJUtZ/s320/edificio.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Alcune settimane fa un insegnante mi ha detto che non sapeva se l'attività culturale extrascolastica che gli stavo proponendo per essere sottoposta alla sua classe poteva andare bene o, meglio, andare cioè a buon fine. Perché, ha sottolineato, secondo lui io ero un idealista, mentre lui era una persona concreta, che mirava al risultato. Mi è parso di dovergli chiedere scusa, in quell'occasione, poiché non era mia intenzione instaurare un rapporto di collaborazione senza un obiettivo condiviso di praticità, che nel caso specifico doveva essere trasmettere qualcosa di formativo ai ragazzi. Dopo quel primo momento di smarrimento, in cui un insegnante di latino e greco, nella scuola contemporanea, indicava in me, un architetto che costruisce da oltre vent'anni le case, un idealista, mi sono chiesto (l'autocritica fa sempre bene) se non avesse ragione. Ho quindi pensato ai significati etimologici del termine "idèa", a quel loro rimandare al senso del "vedere" e quindi del "sapere" e del "conoscere", a l'essere un'idea in fondo l'immagine che nella mente di ciascuno ha un oggetto esteriore. Attorno a questa immagine primitiva si instaura un confronto tra altre immagini possibili, si costruiscono dei giudizi. In effetti se essere idealista può significare risultare portatore di un'idea, mi sono detto, forse lo sono realmente. Ho sempre costruito immagini nella mia mente del mondo esterno. A volte credo di averle ripulite anche un pò. Sfogliando poi il dizionario online della Treccani alla voce "idealista" ho trovato questo: <span class="lemma"><strong>idealista</strong></span> s. m. e f. e agg. [der. di <span class="testo_corsivo"><em>ideale</em></span>] (pl. m. -<span class="testo_corsivo"><em>i</em></span>). – <span class="accezione"><strong>1.</strong></span> In filosofia, chi afferma, sostiene o segue le concezioni proprie dell’idealismo, nelle sue varie forme e manifestazioni: <span class="testo_corsivo"><em>gli i</em></span>. <span class="testo_corsivo"><em>del sec</em></span>. <span class="testo_corsivo"><em>19</em></span>°; <span class="testo_corsivo"><em>gli i</em></span>. <span class="testo_corsivo"><em>d’oltralpe</em></span>; <span class="testo_corsivo"><em>filosofo idealista</em></span>. <span class="accezione"><strong>2.</strong></span> <span class="sottoaccezione"><strong>a.</strong></span> Chi si propone un ideale e cerca di realizzarlo in pratica. <span class="sottoaccezione"><strong>b.</strong></span> Chi si attiene più a un modello ideale che alla realtà di fatto (opposto di <span class="testo_corsivo"><em>realista</em></span> o <span class="testo_corsivo"><em>materialista</em></span>), o ha comunque fede nella forza delle idee e nel valore dei principî ideali: <span class="testo_corsivo"><em>in politica è un i</em></span>.; <span class="testo_corsivo"><em>uno scrittore idealista</em></span>. <span class="sottoaccezione"><strong>c.</strong></span> Con senso limitativo, chi aspira a vaghe e astratte idealità senza appiglio con la realtà effettuale, e, per estens., persona che manca di senso pratico: <span class="testo_corsivo"><em>tu sei sempre stato un i</em></span>.; <span class="testo_corsivo"><em>è troppo i</em></span>. <span class="testo_corsivo"><em>per poter fare carriera!</em></span> </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Ho capito meglio che il docente, nel rivolgermi la sua "critica" voleva richiamare di certo la soluzione al punto "2.c.". Io, mentre lui parlava, avevo invece in mente inizialmente il punto "2.a" e quindi in forma definitiva la seconda parte del punto "2.b", ovvero "...ha comunque fede nella forza delle idee e nel valore dei principî ideali". Ebbene sì, santo cielo, aveva visto giusto, l'insegnante, sono un idealista! E non lo sapevo, fino ad oggi! Ho convissuto per decenni con me stesso senza sapere di avere fede nella forza delle idee e nel valore dei principi ideali! Con quest'"ombra" sul mio curriculum personale, per anni, ho costruito percorsi culturali, progettato edifici e luoghi, espresso pareri. Posso, quindi, guardarmi infine indietro e valutare a posteriori quanto prodotto; comprendere se la traduzione in pratica delle immagini che avevo prodotto di continuo nella mia mente degli oggetti esteriori risulti "priva di appiglio con la realtà effettuale", se, alla fine, "sono sempre stato troppo idealista per poter fare carriera!". Ebbene sì, temo sia così, sono probabilmente troppo idealista per poter fare carriera! Alla fine, preso coscienza di ciò, mi chiedo: "E quindi? Potrei rinunciare alle immagini, anche se strambe che la mia mente produce degli oggetti esterni? Potrei soprattutto rinunciare alla mia fede nella forza delle idee e nel valore dei principi ideali, soprattutto dei principi valoriali? Potrei farmi violenza per non percorrere un percorso etico nel solo obiettivo di fare carriera?". Chi mi conosce veramente ha già la sua risposta. Gli altri non mi conoscono veramente. Resta da capire cosa abbia determinato questo mio atteggiamento in parte, come abbiamo visto, stigmatizzato da molti, forse dai più. Se volessi mettere dei caposaldi alla mia formazione idealista, penserei ai miei nonni, alle loro narrazioni, alla loro storia personale. Loro non hanno mai fatto fatica ad enunciare con determinazione l'importanza evocativa di un giorno come questo in cui scrivo. Loro non hanno mai avuto nemmeno il bisogno di enunciarlo questo giorno, perché in fondo possiamo chiacchierare e chiacchierare, prenderci in giro, porre dei distinguo, ma siamo quello che siamo perché un tempo è successo quello che è successo. E oggi, ad esempio, ricordando tutto questo, me ne sto a casa dal lavoro con consapevolezza, per ridare forza a quei principi che fanno di me un idealista, che producono nella mia mente una sequenza chiara e continua di immagini degli oggetti che stanno là fuori e che mi permette di dare giudizi certi, di non confondere le narrazioni. E questa chiarezza mi permette in ogni momento di tradurre queste immagini in atti concreti, che poi qualcuno può leggere come tali o meno, ma lo sono senza ombra di dubbio alcuno.</span></span></div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-57495737211208983962018-03-05T19:31:00.002+01:002018-03-05T19:31:22.571+01:00 A posteriori...<br /><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3iVu8l9akEw-HQ7N4X-CtSAyJqql3BgbkOAaUAQAN6NK2ynTYYSrr26CzmahjiQLTRQ44v8cBRCTDHYw2jo7mvbFQLDEBYfIUxXrj4Q4W0ih7ERzTT_uMcdWhB2-UJMm0c1gGL8xxJOBj/s1600/inn.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="135" data-original-width="276" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3iVu8l9akEw-HQ7N4X-CtSAyJqql3BgbkOAaUAQAN6NK2ynTYYSrr26CzmahjiQLTRQ44v8cBRCTDHYw2jo7mvbFQLDEBYfIUxXrj4Q4W0ih7ERzTT_uMcdWhB2-UJMm0c1gGL8xxJOBj/s1600/inn.bmp" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;">Non mi hanno sorpreso!</span></div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-48924482170737621992018-03-02T15:36:00.001+01:002018-03-02T22:35:05.954+01:00Una riflessione, con dedica<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYyNkyQ_SPjs8BV4W1CpEPl9cNTa93GxBBP1jZkAwJvPGqhWjTdcElcII_nwPKkcedVRn1qm7WCG9JWtOWpG7dXCyLCPoe1H4so4XOrhMSnOUnaDH0PTMoiipHifDDwX_ibU9GAESd3Ee1/s1600/gillo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1220" data-original-width="867" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYyNkyQ_SPjs8BV4W1CpEPl9cNTa93GxBBP1jZkAwJvPGqhWjTdcElcII_nwPKkcedVRn1qm7WCG9JWtOWpG7dXCyLCPoe1H4so4XOrhMSnOUnaDH0PTMoiipHifDDwX_ibU9GAESd3Ee1/s400/gillo.jpg" width="283" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Appartieni ad un'epoca fino a quando decidi che non ti rappresenta più! E' questo il pensiero che mi sovviene adesso, nel venire a conoscenza della morte, oggi, di Gillo Dorfles. Non mi piace il termine "scomparsa", non rende merito ad un uomo che ha sempre desiderato esserci (non apparire, esserci). "Morte" è dunque un termine più appropriato. Di Dorfles mi è sempre interessata la sua curiosità, assoluta, sedimentata su una non convenzionalità disarmante. A volte è sufficiente un autografo rilasciato per comprendere il percorso di una persona. Quello che lui mi aveva concesso anni fa diceva molto di un linguaggio contestuale di cultura "alta" e "bassa", di interessi non esclusivi, di "fatti", ma anche di "fattoidi", per dirla alla sua maniera degli anni che furono. Il suo pensiero di critico, la sua reticenza verso il livellamento di gusti e costumi restano comunque un esempio. Mi piace pensare, mentre scrivo, che, non abbia voluto conoscere la conclusione della
messinscena politica che si dipana in queste settimane su giornali e
teleschermi. Forse ha voluto lasciarci un momento prima. Ancora una
volta mi torna in testa Andrea Pazienza, quando con Marcello d'Angelo
disegnava e scriveva: "Osservando la sua foto sulla tomba, mi chiesi se il cuore
fosse davvero un muscolo involontario e se quella morte non fosse il
segno di una resa invincibile (1983)". Chissà se a Dorfles questa considerazione sarebbe piaciuta. Nell'impossibilità della risposta ripenso ad un percorso culturale interrotto, poi, riguardo al nostro oggi e confidando in un rinnovato gesto non convenzionale, dico: "Coraggio italiani, nell'andare a votare, sorprendetemi!"</span></span></div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-32547319783983032082018-01-28T19:32:00.001+01:002018-01-28T22:44:51.506+01:00Politically correct...<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZ_OqEq9uWavgfs1TnfZs28jWhotTym64htRjL7Zje4T8B99zkMLSM9M1HNYBmqDR_KAUl8basq5mb1UcghsVNTPBqAwGKiLposoWVA5gSarYukv-hZScDxwIlH-RyqDZ_PLe9Ng9vCCSR/s1600/DSCF6260.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZ_OqEq9uWavgfs1TnfZs28jWhotTym64htRjL7Zje4T8B99zkMLSM9M1HNYBmqDR_KAUl8basq5mb1UcghsVNTPBqAwGKiLposoWVA5gSarYukv-hZScDxwIlH-RyqDZ_PLe9Ng9vCCSR/s320/DSCF6260.JPG" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Una delle cause delle nostre paure contemporanee è probabilmente di natura linguistica. Mi riferisco a quello che si può o non si può dire. Non vuole questo essere un invito a chiunque a liberarsi dei freni linguistici e dire quello che gli/le passa per la testa, ma il desiderio di vedere affrontati dei temi senza il timore di essere costantemente richiamati all'ordine. Per questo motivo leggo, oggi, con piacere che è uscito finalmente in Italia il volume di Jonathan Friedman, antropologo di grande interesse per la sua ricerca di lunga data, <i>Politicamente corretto. il conformismo morale come regime</i> (merito dell'editore Meltemi di Sesto San Giovanni averlo fatto uscire da noi, indipendentemente dalle non poche vicissitudini che il volume si porta dietro). Ne parla sul numero 322 de <i>la Lettura</i>, Elisabetta Rosaspina, pubblicando un'intervista all'autore. Lo riprendo qui perché il tema del "politicamente corretto" mi pare oggi essere al centro di un confronto critico rispetto il mondo (complesso) che abbiamo dinanzi e soprattutto rispetto lo strumento della rete internet con la quale tutti (in forme diverse, per fortuna) siamo abituati ad esprimerci. Non vorrei disquisire troppo sulla cosa, specialmente perchè finirei per essere completamente stracapito (è ormai un classco da queste parti, proprio a fronte del tema di questo post), ma non mi astengo da riportare un estratto dall'intervista a Friedman, all'interno della quale cita correttamente il Geoges Orwell di <i>Politics and the English Language</i>, sulla questione dell'uso del linguaggio "come strumento per esprimere un pensiero e non per nasconderlo", evidenziando la problematicità della cancellazione delle parole. La moralizzazione del linguaggio diventa strumento di limitazione all'etica stessa della ricerca (nel caso di Friedman antropologica o sociologica). Dice Friedman: "Non puoi fare ricerca se vuoi essere politicamente corretto, perché finisci per importi dei limiti nelle domande". Credo sia così, perchè nascondere le istanze per paura di esprimersi, o meglio per paura di essere giudicati rispetto le istanze poste quando queste necessitano di un linguaggio anche non "politicamente corretto", è condizionante e frustrante (per il ricercatore, per il pensatore, ma anche per l'uomo nel suo stare al mondo quotidiano). Il problema odierno è forse il contesto: il marasma della rete e in senso lato del mondo giornalistico. Infatti l'"istanza" va posta nella sua forma finale, a fronte cioè del percorso critico e dialettico che porta alla sua stesura conclusiva, e non gettata lì, senza adeguate fondamenta. Oggi, questo vale più che mai, perché la società vive uno status dominato da perlomeno tre fattori dominanti: l'incertezza (sono incerto perchè mi dicono che siamo tutti incerti), le aspettative spesso superiori alle possibilità (che generano insoddisfazioni, non accettazione, necessità di apparire quello che non si è), e, come sovrapposizione delle due precedenti, l'ipocrisia verso se stessi (mi racconto da solo un sacco di frottole). Non riesco ad indagare il peso reale di questi fattori, ma ne comprendo la portata. Nascondersi dietro la moralizzazione del linguaggio e quindi dietro un conformismo "fai da te-fai da tutti", non produce un percorso etico, ma amplifica soltanto il disagio di molti. Non diamo, come ricordava Orwell nel suo testo, parvenza di solidità al vento, perché "...un uomo può cominciare a bere perché si sente un fallito e così fallire sempre di più per il fatto che beve..." E non è tempo per nuove ubriacature collettive, a cui purtroppo ci stiamo sempre più abituando. </span></span></div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-16602784191850634002018-01-21T19:45:00.000+01:002018-01-24T10:12:40.917+01:00Un certo tipo di vuoto<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUU4zSvWQh5ZGH3bKpdKKDMJ5WKvaKROXZ761eEcPGxqQHri4gDkNG1hcgSqGE6QWuCW5vXqay3F0yVaMAK6bZmgj0eQvz40TAeQ7hfViecjwP_tKhgxnlpzTaSu6ScKktXJxwU9YosNKn/s1600/per+massimo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1100" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUU4zSvWQh5ZGH3bKpdKKDMJ5WKvaKROXZ761eEcPGxqQHri4gDkNG1hcgSqGE6QWuCW5vXqay3F0yVaMAK6bZmgj0eQvz40TAeQ7hfViecjwP_tKhgxnlpzTaSu6ScKktXJxwU9YosNKn/s400/per+massimo.jpg" width="275" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">Questo scritto arriva subito dopo quello in cui scrivevo di come, nel corso degli ultimi anni, sia venuta modificandosi la percezione del fumetto da parte di un lettore "storico" come me: a fronte delle piccole rivoluzioni culturali che il mercato del fumetto sta affrontando (editoria, comunicazione, media, ecc.). E arriva per salutare un amico che se ne è andato, e che per me rappresentava la passione verso un mondo su cui molte volte abbiamo dialogato e discusso. Massimo Bragaggia, una delle anime del TBCF (che considero uno dei migliori, se non il migliore festival italiano di genere degli ultimi anni), se ne è andato in un modo che ricorda quel mondo drammatico (non rassicurante) e al tempo stesso emotivamente provante che lui, appassionato di Batman, amava da lettore frequentare. <span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">Io lo ricordo perché mi ha aiutato a volte nei percorsi organizzativi fatti in passato, quando altri si sono scordati di farlo o hanno rifiutato di farlo. Lo ringrazio ora, dopo averlo fatto già di persona. Resta l'amarezza della perdita, che viene dopo quella di un altra persona amica, che mi manca, Salvatore Oliva, scomparso mesi fa. Uffa! Bisogna continuare a parlare di fumetto, a leggerlo, ma le persone con cui puoi farlo serenamente e approfonditamente, senza entrare sempre sulle questioni economiche, editoriali, del mercato ecc, stanno un pò mancando attorno. Per i familiari di Massimo e Salvatore questa affermazione vale per quello che è, ma resta il fatto che ogni lettura futura sarà anche per loro.</span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: xx-small;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">(foto: una pittura di Michael Whelan vista a Lucca C&G17)</span></span></div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-49198574400264213712018-01-01T17:41:00.000+01:002018-01-02T10:08:45.235+01:00C'era una volta.....<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4X12UJ4lUG4syqyBoEt-m2iba07z4z2VjnLn_LiPUVfjp8Ur3nH-P038AAwGLW9lJrYgIjh219Z31mA8pcI4c7DUktegDclHZ4E-C3X81Vv4ot1CLeXI4L8jSShne3HAJ1NA6vA2kWZaA/s1600/DSCF5095.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4X12UJ4lUG4syqyBoEt-m2iba07z4z2VjnLn_LiPUVfjp8Ur3nH-P038AAwGLW9lJrYgIjh219Z31mA8pcI4c7DUktegDclHZ4E-C3X81Vv4ot1CLeXI4L8jSShne3HAJ1NA6vA2kWZaA/s400/DSCF5095.JPG" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;">Un esempio, visto a Lucca Comics 2017 di quanto sto per scrivere</span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">C'era una volta il fumetto...potrebbe iniziare così quest'anno di riflessioni online. Ho mancato la mia ormai "classica" classifica di fine anno...e qualcuno me lo ha pure fatto notare. C'era una volta il fumetto, come fenomeno popolare, come strumento satirico per passare contenuti profondi, come momento di svago o come "luogo" dove riversare le proprie fantasie e passioni. Quello che mia madre mi raccontava di regalare a suo fratello per tenerselo buono, essendo lei ormai "grande" (<i>Il Piccolo Sceriffo</i> dell'allora editore Torelli). Quello che mio zio leggeva a tempo perso e che ad un certo punto, raccolto per anni in soffitta, decise di bruciare in un triste falò in cortile (<i>Kriminal</i>, <i>Satanik</i>). Quello che mio nonno mi portava quando stavo male, dedicandomi la copertina con una frase di maniera (<i>Topolino</i> dei primi anni Settanta). Oppure la montagna di <i>Zagor</i> comprati qua e là nel Nord Italia, a completare una collezione che ad un certo punto si è interrotta e mai ripresa per dare spazio a Pratt, a Pazienza, a Toppi, ecc. ecc. Ecco quel fumetto lì ha smesso in parte di esistere all'inizio degli anni 2000, quando molti di noi, io stesso per primo, abbiamo ritenuto di dovere portare avanti un discorso di fumetto come arte (di Arte e Fumetto, direbbe qualcuno!), che permettesse a questo "linguaggio altro" di trovare uno spazio che meritava e merita. E parallelamente questa volontà di pochi é diventata la necessità, anche economica (lo era sempre stato, ma in quel contesto di più!), di molti, quando con la nascita di un nuovo marchio, il <i>graphic novel</i>, appunto, si sono intravviste strade nuove e possibili: il fumetto inteso come libro (alla francese, insomma!). E in quel momento lì la risposta di alcuni, io per primo, è stata quella di aiutare quel percorso, nel desiderio che il fumetto venisse parificato al libro (genericamente definito), che potesse entrare nelle librerie non restando defilato nei loro angoli più nascosti. Ed ecco che con internet e tutti i social a seguire la necessità di certa gente (gli editori, i grandi gruppi editoriali più tardi, sempre disperati per le vendite a svanire, sempre lì a piangere per questo e per quello) si è improvvisamente incontrata con la necessità di altra gente (i librai, sempre disperati per le vendite a svanire, sempre lì a piangere per questo e per quello - evitando poi di parlare dei gestori delle fumetterie che se no andiamo sull'alluvione pura da pianto isterico-), e infine con la necessità di altra gente ancora (ovvero gli editori dei quotidiani, sempre disperati...ecc. ecc.), il tutto farcito con la parola che tutto eleva e contiene: CULTURA! Così, improvvisamente esco di casa, vado in una libreria e vedo alcuni fumetti accostati sul banco principale ai libri di varia, li vedo esposti all'ingresso (in vetrina in molti casi!); poi compro il quotidiano e il giornalaio mi guarda storto, non perché ho preteso da lui qualcosa di strano, ma perchè ho richiesto quei tre o quattro titoli settimanali di fumetti allegati alle testate nazionali che è costretto a mettermi da parte; poi vado a casa e apro il giornale, a volte un giornale di cui non mi frega nulla, ma che ho comprato per avere il fumetto allegato, e nell'aprirlo mi trovo sei o sette pagine su quaranta/quarantacinque che annunciano nuove ristampe di serie o collane a fumetti che per finitura e ricchezza di contenuti fanno spavento a qualsiasi cosa io possegga o collezioni da più di quarant'anni. E infine apro la TV e ogni canale parla di GULP!, di BLAM!, di UACK!, di ZZZZ!, ogni Telegiornale RAI e non acquisisce e trasmette la sua dose di notizie a balloon. C'era una volta il fumetto...oggi c'è qualcosa d'altro che si chiama mercato e che ci permette di leggere cose fantastiche, di incontrare (alle fiere <i>monster </i>come, ad esempio, Lucca Comic & Games, ma anche a Cinisello Balsamo d'estate con 35° all'ombra, alla fiera del risotto o che so io!) molta gente che da anni segue con passione questo linguaggio altro che qualcuno dice ancora di non capire o essere in grado di recepire (difficoltà a tenere insieme disegni e parole...o leggi o guardi...) e che per molti invece è semplicemente lavoro (con i sbuff e i che palle! del caso). Ma il fumetto c'era una volta...e adesso, mi spiace, ma non c'è più! Ecco perché una classifica non esiste, perchè quest'anno passato (2017) ho letto decine di fumetti più o meno interssanti, più o meno ben disegnati e scritti, ma ora che scrivo, a ripensarci, nessuno ha scavato un posto nel mio IO profondo come quel Topolino, che mio nonno portò....!</span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqybnkBO56L3L-KVfj9qZovEu08k8pxERkKPECqJPuuIu4joFbzbDynYyfW9CYv7aSuWQn8oLxZuwgRkMeAOiRqjAA49NFnX_1QHCvM09lKH-uEO6SuP1QxgmbmK_epcCzIVa_Zi8HA768/s1600/DSCF5326.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqybnkBO56L3L-KVfj9qZovEu08k8pxERkKPECqJPuuIu4joFbzbDynYyfW9CYv7aSuWQn8oLxZuwgRkMeAOiRqjAA49NFnX_1QHCvM09lKH-uEO6SuP1QxgmbmK_epcCzIVa_Zi8HA768/s400/DSCF5326.JPG" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ancora Lucca Comics 2017</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-14818703793060974492017-12-23T19:35:00.002+01:002017-12-23T19:38:01.932+01:00Buone Feste!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEip_-w56MFSc9RV7tgn_L12jAePkAVabIRBF_SevBEaJtu2YB7u-z0PQD8bKToTlYLBgljQavBTX4SHAEaVxjYZ5yeFz5-W5Lq1j90KII77Mr_tNTX1iKFhQDfngSlHBFqllYg4IyhHoCS5/s1600/taglio+foto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1145" data-original-width="1600" height="229" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEip_-w56MFSc9RV7tgn_L12jAePkAVabIRBF_SevBEaJtu2YB7u-z0PQD8bKToTlYLBgljQavBTX4SHAEaVxjYZ5yeFz5-W5Lq1j90KII77Mr_tNTX1iKFhQDfngSlHBFqllYg4IyhHoCS5/s320/taglio+foto.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="font-family: Verdana,sans-serif; text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;">E così, poco fa, il nostro Senato della Repubblica fa finta di niente, diserta e affossa volontariamente per questioni "culturali" ed elettorali la nuova legge sulla cittadinanza italiana (a qualcuno piaceva chiamarla "ius soli"), una legge di diritto! E ci sentiamo tutti più buoni! E ci riempiamo la panza! Grazie e Buon Natale!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;"><br />(nell'immagine: <i>un disegno di </i></span><i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">Éric Lambé per il volume "Paesaggio dopo la battaglia". Mi pare che in fondo non importi chi sta davanti al fucile, ma chi sta dietro ad esso e lo tiene in mano...e di solito non è gente affidabile, fosse solo per la scelta di impugnare...)</span></i></div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-28980208563059092362017-11-24T21:25:00.000+01:002017-11-24T21:25:01.854+01:00Ma che stiamo facendo???<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdYDRw1Oss9oX1yq5uoazQZ4N8lZrjWaay1kD80zLfoZSzSYVnaV2AQUCKjCLZi7QXkElHx3P8HpeijQg9XR7NT7g1WPXJ-c1-78cdjwyiJfjPWz01IaU7HXn7ysE5frJgx1JM_bkgcf3G/s1600/DSCF4976.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdYDRw1Oss9oX1yq5uoazQZ4N8lZrjWaay1kD80zLfoZSzSYVnaV2AQUCKjCLZi7QXkElHx3P8HpeijQg9XR7NT7g1WPXJ-c1-78cdjwyiJfjPWz01IaU7HXn7ysE5frJgx1JM_bkgcf3G/s320/DSCF4976.JPG" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: x-small;">Buongiorno a tutti! Volevo lanciare un messaggio. Oggi è venerdì 24 novembre 2017. Tutti stanno impazzendo con il <i>Black Friday</i>. Ovvero stanno comprandosi di tutto, specie cose che potrebbero essere vendute anche in altri giorni allo stesso prezzo scontato (tanto è vero che ormai questo giorno comincia a durare una settimana o comunque di certo un week end), ma oggi la siituazione viene promossa come un miracolo. Spero ci si renda conto che è solo una trovata consumistica, che non siamo statunitensi e che quindi non abbiamo un post Giorno del ringraziamento. E va precisato che anche negli Stati Uniti dopo la sua "ideazione" da parte (guarda caso) di una catena di distribuzione nel 1924, si è dovuto aspettare gli anni Ottanta per verificare una vera esplosione di questa "tradizione": gli anni Ottanta guarda caso...vi dicono nulla!. Se quanto detto può passare per una semplice constatazione, il messaggio vero è questo: carissimi, siamo a novembre e a Natale manca ancora un mese, e il concetto sperato da alcuni di "Natale tutto l'anno" mi pare una vera sciocchezza. Per il resto fate come credete, l'importante è ci sia consapevolezza! C'è???</span></div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-66350110059555605022017-10-09T12:56:00.001+02:002017-10-09T12:56:41.769+02:00Ma santo cielo!<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;">Buongiorno. Giusto una nota al margine in forma di istant report.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;">Ma vogliamo per cortesia approvare velocemente questa legge sullo <em>ius soli</em> (<em>ius culturae</em>) e porre fine a tutti questi discorsi sulla rava e sulla fava? Ma in che situazioni imbarazzanti riusciamo a metterci? Senza tante parole sulla cristianità del gesto, sulla bellezza dei bambini, senza richiami ai nostri padri emigranti, ai principi costituzionali ecc., ecc....stiamo discutendo di qualcosa di elementare e di innegabilmente giusto. Suvvia un segnale di rinnovato orgoglio, di buon senso e basta, almeno uno, per favore!</span> </div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-91936482614102523892017-08-05T19:05:00.001+02:002017-08-06T00:29:59.237+02:00La parola è tutto<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRIyyVpcREmwHLRT5BSeKRuc6MGjtBhNG3lokVcMoiHP_eCmcxu1FdH5KV57N3Su-bGeNbSqwf8mglxsM3554g2l7RnU16KlQPVPka60nRjnoa1SYIzHM6vxYIFLR3M9lgjdgD61ND22c6/s1600/DSCF348011.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1152" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRIyyVpcREmwHLRT5BSeKRuc6MGjtBhNG3lokVcMoiHP_eCmcxu1FdH5KV57N3Su-bGeNbSqwf8mglxsM3554g2l7RnU16KlQPVPka60nRjnoa1SYIzHM6vxYIFLR3M9lgjdgD61ND22c6/s400/DSCF348011.jpg" width="287" /></a></div>
<div style="font-family: Verdana,sans-serif; text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;">La "parola" è importante, la parola è tutto. E' un mio pensiero fisso ormai che se volessimo realmente produrre un superamento a quanto di bene o di male (beneficio del punto di vista) ci circonda, il percorso non può che transitare da una riflessione sulle parole. Ne usiamo molte, troppe. Da bambini ci invitavano a leggere molto per ampliare il proprio vocabolario. E' ancora così, certo. Il mio è molto ristretto e, anzi, si sta limitando sempre di più nell'esigenza di capire meglio il contesto in cui ogni "parola" usata si colloca rispetto il suo intrinseco significato. E' spesso un'epifania il farlo. Non ho la pazienza della ricerca speculativa e mi risulta sempre più semplice portare a verifica la cosa con atti concreti, progetti, riflessioni che sono anche esperienze indirette di studio. La filosofia è un'attività di chiarificazione, suggeriva Wittgenstein. Un'attività, forse, di radicamento e al contempo di sfida. La parola è tutto e la sua comprensione è la comprensione di "molto". Ci sono parole che non mi piacciono. Ad esempio una di esse è "integrazione". Non la capisco e non comprendo nemmeno la ragione del suo utilizzo continuo. Mi pare esprima l'esclusione di uno o dell'altro, a seconda di chi si debba integrare con chi. L'integrazione è uno sforzo inutile, se è forse vero che la coabitazione degli "opposti" può aiutare, qualora gli stessi non vadano fondendosi, ma avvicinandosi senza annullarsi nell'altro. Utilizzo così esclusivamente il termine "interazione", che accoglie dentro di sè anche il senso del fare (azione-agire), o meglio del darsi da fare senza aspettative che le cose cadano dal cielo. Non amo il termine "sostenibile", perché richiama nell'accezione retorica contemporanea a qualcosa che sembra risultare esterna all'uomo, che sembra pensata per quello, ma poi operi su principi e si traduca in forme che si allontanano continuamente dallo stesso. La sostenibilità dovrebbe essere per l'uomo uno strumento di avvicinamento ad una condizione (umana) "plausibile". Uno sforzo interiore probabilmente del tutto psicologico di accettazione del nostro fuori, non di manipolazione di esso a nostra immagine e aspirazione. Non capisco il termine "degrado", perché non riconosco la volontà da parte dei più di interrogarsi su quale sia il livello giudicato adeguato, accettabile, forse solo sopportabile che si intende venuto meno. E così, mentre si viene riflettendo con continuità sulla perdita, non si va mai a definire lo stato originario, l'oggetto del rimpianto, perlopiù scomodando in maniera inappropriata le proprie radici, riflessioni identitarie, confidando nell'altrove o nell'altrui e rifiutando di mettere in gioco se stessi. Mettersi in gioco, sperimentare su di sé per assumere consapevolezze da restituire agli altri, essere "cittadini attivi". Non ci si risveglia cittadini attivi e forse non si può realmente insegnare, nè imparare ad esserlo. Quanta retorica dunque, anche soltanto nell'invito continuo a diventarlo! Qualcuno ha ben pensato inoltre di sostituire il termine "cittadinanza" con "protagonismo", attivo. Non cambia nulla? Cambia, invece! Si modificano gli obiettivi, è un'imposizione dell'"io" sul "noi", un accento posto sul ruolo e non sulla cessione di una parte (di tempo, di esperienze) di se stessi agli altri. E' un dono narciso e non una prospettiva. La parola è tutto: una proposta di maturità ("Ripeness is all", suggeriva Cesare Pavese, riprendendo il Re Lear, nella dedica che apre il suo <i>La luna e i falò</i>), di rifiuto della superficialità, dell'esibizione*. Tutto ciò si trova esattamente all'opposto della proposta odierna: la parola è di tutti, il che svilisce la "parola" (nel senso, oltre che nel significato) e limita la sua portata (lo faccio solo per me, in fondo).</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: xx-small;">* Ne Il mestiere di vivere, alla data 06/12/1938, Pavese scriveva: "La maturità è anche questo: non più cercar fuori ma lasciare che parli, con il suo ritmo che solo conta, la vita intima".</span></div>
effetto sinistrohttp://www.blogger.com/profile/03449738442699338687noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8674186745446467786.post-57745397338981049422017-07-07T18:34:00.001+02:002017-07-08T08:59:53.220+02:00Ci sono caduto di nuovo...<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRcFilljNB44-_X2iuSeQwVGdHBHZaNX3B383aWsGwWsM7W-5Rf201YGEOmjd_WJRSfIPo1l81hp5jFa-vLBMT0RoeXVZ_30fG5QNrTMZWs_-fwHtEvgLN3nTvh6C-MOq9LEN6lJHOwmIf/s1600/pic+001.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1011" data-original-width="1600" height="252" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRcFilljNB44-_X2iuSeQwVGdHBHZaNX3B383aWsGwWsM7W-5Rf201YGEOmjd_WJRSfIPo1l81hp5jFa-vLBMT0RoeXVZ_30fG5QNrTMZWs_-fwHtEvgLN3nTvh6C-MOq9LEN6lJHOwmIf/s400/pic+001.JPG" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Finalmente, ancora un pò di sano fumetto tra queste pagine! Il resoconto (come è abitudine in questa sede) di un'esperienza. Ho curato in questi mesi la sezione Fumetto del festival The Game Fortress, che si è tenuto a Palmanova dal 30 giugno al 02 luglio scorsi. Gli organizzatori del festival hanno posto a necessità la costruzione di un percorso culturale legato al fumetto, che permettesse di determinare relazioni importanti con operatori e autori al fine di verificare l'attendibilità di un progetto di valorizzazione di un sito (la città fortezza, la città stellata), anche attraverso l'attivazione di processi di marketing territoriale legati all'arte sequenziale e alle sue diramazioni. Il festival stesso è stato un notevole esempio di riflessione sulle potenzialità delle passioni di genere quali strumenti di crescita culturale di un sito. </span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxELNaD4C8HM1ynFdF_V-1Z76oOISMtecqRbWeZ2UyqIJuDjgGnMr2so4wkam-bsYfDoxcS01FHoJu1sxnp66Ip8DVnQtxzFbTsORKTdx4gmP-_nF7lTY62MTL9cM7oSGxI8LaZTHwl78R/s1600/TheGameFortress+-+manifesto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1600" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxELNaD4C8HM1ynFdF_V-1Z76oOISMtecqRbWeZ2UyqIJuDjgGnMr2so4wkam-bsYfDoxcS01FHoJu1sxnp66Ip8DVnQtxzFbTsORKTdx4gmP-_nF7lTY62MTL9cM7oSGxI8LaZTHwl78R/s400/TheGameFortress+-+manifesto.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Abbiamo giocato in grande. Ringrazio Alessandro Olivo, Luca Lorenzon, Fabrizio Urru e naturalmente Sara Pavan, con i quali si è strutturato un attento programma di eventi, fatto di conferenze, panel di approfondimento, mostre, laboratori, occasioni di incontro tra pubblico, giovani autori e autori affermati. Al nostro fianco due realtà imprenditoriali importanti: la Libreria CLUF e la Libreria "La Pecora Nera" di Udine, che ringrazio vivamente. </span></span><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheSIPd4LlLRAlo0SwRApDW7r8iURtvSx6ZHV0cJpKyPadp0TO3MlzCxeIFuTFqq5xg0QQqiI2gJOcoIgMKihpwf8zZCFP1RJcdcrARfSOGQ2oljYzAKawWCwyJReV39R-xAa_NaHFFa2ag/s1600/Cluf.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheSIPd4LlLRAlo0SwRApDW7r8iURtvSx6ZHV0cJpKyPadp0TO3MlzCxeIFuTFqq5xg0QQqiI2gJOcoIgMKihpwf8zZCFP1RJcdcrARfSOGQ2oljYzAKawWCwyJReV39R-xAa_NaHFFa2ag/s400/Cluf.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Spazio della Libreria CLUF di udine dedicato al festival</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">A Palmanova nelle giornate del festival sono stati nostri ospiti: Gianfranco Manfredi, Carlo Ambrosini, Pasquale Frisenda, Luca Enoch, Matteo Alemanno, Lele Vianello, Giuseppe Palumbo, Daniele Brolli, Davide Fabbri, Casty, Lorenzo Pastrovicchio, Romeo Toffanetti, Luca Malisan, Paolo Francescutto, Fabio Babich, Daniel Cuello, Matteo De Longis, Sara Not, il collettivo Blanca, il collettivo M.O.L.L.A.. E oltre a loro è stato un vero piacere ospitare Caterina Marietti e Michele Foschini della casa editrice milanese BAO Publishing e la Scuola di Fumetto di Milano. Non ci siamo dimenticati di costruire un momento di riflessisone culturale sul fumetto, sia prima, in fase di comunicazione del festival, sia durante l'evento. Alessandro e Luca hanno garantito la costruzione di un blog importante, dove sono state raccolte preliminarmente molte interviste agli autori ospiti, a dimostrazione che proprio la ricerca sui temi della scrittura (la costruzione delle storie) si poneva alla base dell'operazione intera. Vi invito a consultarlo, dato che molti degli autori ospiti hanno portato a Palmanova delle riflessioni intorno al proprio lavoro, in alcuni casi giunto a conclusione, in altri in fase di ripartenza (<span style="color: orange;">http://ptgf2017.blogspot.it/</span>). Importanti sono stati i momenti di confronto plurimo tra autori e pubblico durante le masterclass: gli incontri sono stati aperti nell'occasione a più autori contemporaneamente, garantendo uno scambio interdisciplinare e non retorico sui temi dello scrivere, sulla costruzione dei personaggi, sul disegno e le tecniche.</span></span><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3Ef2bw-z7_b4rVYBk90Ptx8p2BqukVVpW5CIW7RQQk5Q0XNtLOK_CFMAnx_y9QNz6SMsArcY_8njbNAxA92l_1VSVsfwnLnlaN4v9BbNzRloNhEm3HhJtDzkAv8uPRH8jAs5D7egCHuuN/s1600/manfredi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1114" data-original-width="1600" height="277" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3Ef2bw-z7_b4rVYBk90Ptx8p2BqukVVpW5CIW7RQQk5Q0XNtLOK_CFMAnx_y9QNz6SMsArcY_8njbNAxA92l_1VSVsfwnLnlaN4v9BbNzRloNhEm3HhJtDzkAv8uPRH8jAs5D7egCHuuN/s400/manfredi.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Gianfranco Manfredi presenta Splendore a Shanghai</td></tr>
</tbody></table>
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1dsawwmD-6WWIYAB2ZTmRXFNh9MKjjp-vcAs4IZ4sSc8WuEl8CQxklVrICkQdeJXP0kU2nN71rWYEx04AiovIE_46spfWmAp9zk59S1W9lQiYKTo7CJHfUxqu2L99c9l85ZzenuL70Q0a/s1600/19575394_10209496247227422_3645784256161907772_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1dsawwmD-6WWIYAB2ZTmRXFNh9MKjjp-vcAs4IZ4sSc8WuEl8CQxklVrICkQdeJXP0kU2nN71rWYEx04AiovIE_46spfWmAp9zk59S1W9lQiYKTo7CJHfUxqu2L99c9l85ZzenuL70Q0a/s400/19575394_10209496247227422_3645784256161907772_o.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il panel su Cyborg con Palumbo, Brolli e Fabbri (foto Fabio Doria)</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrR3LNVgh4CJxP5AQB7_sPJmY9V6Y5CnH6ePVnMivyl9ymGlcZILkzleoIms_GBBJB_NpARZfNJYXrLkinWFYhxD134Yw4H0nEYXqVjKzmPPnpH4mLa9vazwIyk9g101Iq80qQ9ld3FEfj/s1600/cuello+delongis.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrR3LNVgh4CJxP5AQB7_sPJmY9V6Y5CnH6ePVnMivyl9ymGlcZILkzleoIms_GBBJB_NpARZfNJYXrLkinWFYhxD134Yw4H0nEYXqVjKzmPPnpH4mLa9vazwIyk9g101Iq80qQ9ld3FEfj/s400/cuello+delongis.JPG" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Daniel Cuello e Matteo De Longis dedicano allo Spazio BAO </td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwxPFfrJirWIYv8tvocTDmx57Z8_d9Heb6Nv-baJhAKpkHygGKr7_rv9QcatrMVwranMkjWYTx0wj75goPQ6qlpPUEV_F47i-849UnLlRK_ZMC3p4RU95rTCa5RUO69m2ou9MpOfnPKOxO/s1600/firma+copie+2.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwxPFfrJirWIYv8tvocTDmx57Z8_d9Heb6Nv-baJhAKpkHygGKr7_rv9QcatrMVwranMkjWYTx0wj75goPQ6qlpPUEV_F47i-849UnLlRK_ZMC3p4RU95rTCa5RUO69m2ou9MpOfnPKOxO/s400/firma+copie+2.JPG" width="300" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ambrosini, Alemanno, Vianello, Palumbo e Brolli</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhh3g-kLopviWXD86WqsnF9eHl76mWKiAmcLEyUlP3Wajwia0sUdiA8XQgmCFLLyF-3w2a2mFqeToy5LIOSa7mWHj7Pb3RylQqn2OfWYYCRINY5puLa4HRlpoCQ4Mtug8GZcfxtJsRxQ2Y7/s1600/malisan+francescutto.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhh3g-kLopviWXD86WqsnF9eHl76mWKiAmcLEyUlP3Wajwia0sUdiA8XQgmCFLLyF-3w2a2mFqeToy5LIOSa7mWHj7Pb3RylQqn2OfWYYCRINY5puLa4HRlpoCQ4Mtug8GZcfxtJsRxQ2Y7/s400/malisan+francescutto.JPG" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Francescutto e Malisan al firma copie</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh74RVlYN0O2IdMkJ1-iiJbH8WThsBA9BPxm0Gq6NnzzIwlA2lwsHkN5gdC-0aWcGI3jtb8Ljkr6RIPcSxm1nHEiRx2ir36Y32lsKRwWmcVWrGtIgjFo711GhdZBUDZ3kyC0aHFBtVELgVR/s1600/firma+copie+4.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh74RVlYN0O2IdMkJ1-iiJbH8WThsBA9BPxm0Gq6NnzzIwlA2lwsHkN5gdC-0aWcGI3jtb8Ljkr6RIPcSxm1nHEiRx2ir36Y32lsKRwWmcVWrGtIgjFo711GhdZBUDZ3kyC0aHFBtVELgVR/s400/firma+copie+4.JPG" width="300" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Frisenda, Francescutto e Enoch al firma copie</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXVvGCaBBiitH2_OKohJVkv-WyqQ3tm1bI0VMRRfrQXqNo6vvwHfX6mfSXjlyLRMiBUcM2Npkw0lqepBEEAOhjgw6NGTtu5WEVIWILuFFhJu0k9p_P2wc46FiAcLKKZwDT3S4BVVcjrDCI/s1600/firma+copie+3.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXVvGCaBBiitH2_OKohJVkv-WyqQ3tm1bI0VMRRfrQXqNo6vvwHfX6mfSXjlyLRMiBUcM2Npkw0lqepBEEAOhjgw6NGTtu5WEVIWILuFFhJu0k9p_P2wc46FiAcLKKZwDT3S4BVVcjrDCI/s400/firma+copie+3.JPG" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Babich, Fabbri e Cuello al firma copie</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqeHJ5Bi3a7LIrwG3ypXrMWkUvYFj8_-mBX-jYujVA0du1REK_WhAbY1yzgEBEAWBHJrBAu3oech4xc8yqGVRka_xV82ITxLhsKf_BawBseDlMxJU_0LmuPB1yCZr0L1Ipfm5zbIRuc514/s1600/firma+copie+1.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqeHJ5Bi3a7LIrwG3ypXrMWkUvYFj8_-mBX-jYujVA0du1REK_WhAbY1yzgEBEAWBHJrBAu3oech4xc8yqGVRka_xV82ITxLhsKf_BawBseDlMxJU_0LmuPB1yCZr0L1Ipfm5zbIRuc514/s400/firma+copie+1.JPG" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pastrovicchio, Palumbo, Alemanno, Fabbri, Brolli, Ambrosini al firma copie</td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSvbPYV2I_rY3mxncVIVq-TC_RAfyERPsCTZc5vdZDpX04lg-3WBGZu-7irvIpicsGWl3Bmk3nyygl6INhEVHp1qG5sXhup-wTrmEkbCh8riAEiKyMnmdz-EolkWAi53Ji0hA7yMQ_BpIK/s1600/bolzonello.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSvbPYV2I_rY3mxncVIVq-TC_RAfyERPsCTZc5vdZDpX04lg-3WBGZu-7irvIpicsGWl3Bmk3nyygl6INhEVHp1qG5sXhup-wTrmEkbCh8riAEiKyMnmdz-EolkWAi53Ji0hA7yMQ_BpIK/s400/bolzonello.JPG" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Enoch e Ambrosini dedicano i volumi di Sergio Bolzonello a margine di una masterclass</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Grazie a Sara è stato fatto un lavoro di approfondimento sulla costruzione dei fumetti destinati ai bambini: non solo illustrazone, ma arte sequenziale pensata per i giovani. A margine si è voluto far convivere, nello "Spazio Cultura", allestito nel Palazzo municipale e quindi nell'"Artist Alley" i luoghi dedicati agli autori affermati e quelli dedicati ai giovani autori, alle autoproduzioni, permettendo un momento di scambio più diretto, senza la tipica frammentazione settoriale che molti festival o manifestazioni di genere vanno promuovendo. </span></span><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnw4KiRudy6_oWKp_ZHYbOCl6J9K_jFWTbA-wR7VhG8Y6Dz-ad-kolMsFMLqwdR-j1ocVHIiSQt9jik8lWnmNuMmC9aEshyphenhyphen8bhx07Q9y4Q_IYV6iZojibM5rOve1Q_syDiExvaYkhSyey4/s1600/not.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1216" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnw4KiRudy6_oWKp_ZHYbOCl6J9K_jFWTbA-wR7VhG8Y6Dz-ad-kolMsFMLqwdR-j1ocVHIiSQt9jik8lWnmNuMmC9aEshyphenhyphen8bhx07Q9y4Q_IYV6iZojibM5rOve1Q_syDiExvaYkhSyey4/s320/not.jpg" width="243" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sara Pavan +Sara Not+Blanca+MOLLA</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">E' sorta anche una collaborazione con il Treviso Comic Book Festival, luogo privilegiato di attenzione alla cultura del fumetto e all'incontro con gli autori.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Grazie alla partecipazione dei responsabili di BAO Publishing si è fatto il punto sul percorso della casa editrice (<span style="color: orange;">http://leganerd.com/2017/07/03/bao-publishing-successo/</span>) e quindi affrontati alcuni aspetti delle possibilità intrinseche nel medium fumetto quale strumento di marketing territoriale. </span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-BWLy9038O4tPZD-VlGcY913cBXc2AL21vJ6yU-DZAClYgM_id7EzO-7P11oFfLd_z8moSdGfEhVw1vjyypT_dbzeh9UwmFbSMvd7yC_din4jv6eKz7eDmSDXJSH5IUefTgOEorq381qZ/s1600/Lega+nerd.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="841" data-original-width="1303" height="257" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-BWLy9038O4tPZD-VlGcY913cBXc2AL21vJ6yU-DZAClYgM_id7EzO-7P11oFfLd_z8moSdGfEhVw1vjyypT_dbzeh9UwmFbSMvd7yC_din4jv6eKz7eDmSDXJSH5IUefTgOEorq381qZ/s400/Lega+nerd.bmp" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il panel su BAO con Caterina Marietti e Michele Foschini</td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkUrFT3ZZRdgRqLZ7NnEF1U82nBg7j1bSRwG1nHupgQW4pP__DfV030vK5uJW1AsI9p6rmaQMqJ8qyQL5eaUc-7VtwYmUAyuxTl8j7Ci-8gEEvNRFHs9a_g84N44KaAKZCCvjKPa79miUK/s1600/P7010191.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1125" data-original-width="1500" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkUrFT3ZZRdgRqLZ7NnEF1U82nBg7j1bSRwG1nHupgQW4pP__DfV030vK5uJW1AsI9p6rmaQMqJ8qyQL5eaUc-7VtwYmUAyuxTl8j7Ci-8gEEvNRFHs9a_g84N44KaAKZCCvjKPa79miUK/s400/P7010191.JPG" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fumetto e marketing: Palumbo, Degrassi/IKON, Malisan, Francescutto, Foschini</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Non finirò mai di ringraziare abbastanza Caterina e Michele per essersi prestati ad una "chilometrica" Portfolio review, dove i giovani autori del FVG, e non solo, hanno potuto finalmente avere un confronto serio con operatori preparati del settore, e ricevere consigli adeguati sul come e cosa fare e non fare. Ce ne era bisogno! Grazie Caterina, grazie Michele!</span></span><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiabLvnwptZny1QZ949eMvzR3gj7TpD634bApR8uG0Qn-ICNYJ1nyic-nreGXHm-bEPmcbC8WEWNRR5hnY7Wjixc2P-AToEakJ0xejTxm4fuu1_NXlGm6gLHeA7-jpkSqle34U5wd76yuZ3/s1600/portfolio+review.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1100" data-original-width="1600" height="275" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiabLvnwptZny1QZ949eMvzR3gj7TpD634bApR8uG0Qn-ICNYJ1nyic-nreGXHm-bEPmcbC8WEWNRR5hnY7Wjixc2P-AToEakJ0xejTxm4fuu1_NXlGm6gLHeA7-jpkSqle34U5wd76yuZ3/s400/portfolio+review.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Una portfolio review fiume</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Il momento più intenso del festival si è vissuto con l'istituzione e la consegna del Premio annuale dedicato alla memoria di Giacomo Pueroni, premio destinato al "Miglior disegnatore di fantascienza", e non avrebbe potuto essere altrimenti! Giacomo era una persona cara, che ha lasciato molti amici, molti dei quali presenti a Palmanova. Un autore locale ha voluto dedicare a lui un disegno e questo è stato raccolto in una targa che da ora in poi rappresenterà il premio. L'edizione 2017 del premio è andata a Mario Alberti, che con fatica ha trovato alcune parole per ricordare la malattia del disegnatore goriziano e la forza dimostrata dallo stesso in quell'occasione.</span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCnzp45mNb-pK5t1qhfNJuuxDMJ8pyD6BJXgXRhqOSrdEISK1RBdNP-IQFTtTOdahUMRYGjDwfCHJKwgXOiglDD7HMoAf9NiWcexu8n1GjiSdCKOMUIqvl75sb4sWGJgkI7iuyFLtHWjpi/s1600/Premio+Giacomo+Pueroni.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCnzp45mNb-pK5t1qhfNJuuxDMJ8pyD6BJXgXRhqOSrdEISK1RBdNP-IQFTtTOdahUMRYGjDwfCHJKwgXOiglDD7HMoAf9NiWcexu8n1GjiSdCKOMUIqvl75sb4sWGJgkI7iuyFLtHWjpi/s320/Premio+Giacomo+Pueroni.JPG" width="240" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Premio "Giacomo Pueroni"</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Sono molto contento si sia potuto arrivare a questa cosa, ringrazio Miriam, Martina e Federico che ci hanno creduto, e i parenti di Giacomo che ci hanno permesso di produrre questo gesto simbolico. La notizia del premio è stata ripresa in questi giorni da più pagine online.</span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2A718eojhpCJDIgPe3D0w8QmlwjP4gPtab8QFqFPcNq9tC_irjllgqWfmpUx91Ar3ae4Xc77Ij6yf5DhHmshd2b9F_s9En1MqCYOz-Dw3QgD5zhCMz8yla7s_66ZlYL5uJknCHvbyEtUW/s1600/screen+server+Bonelli+Pueroni+07+luglio+17.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="851" data-original-width="1600" height="212" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2A718eojhpCJDIgPe3D0w8QmlwjP4gPtab8QFqFPcNq9tC_irjllgqWfmpUx91Ar3ae4Xc77Ij6yf5DhHmshd2b9F_s9En1MqCYOz-Dw3QgD5zhCMz8yla7s_66ZlYL5uJknCHvbyEtUW/s400/screen+server+Bonelli+Pueroni+07+luglio+17.bmp" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifS9nfL8mz0roIlQJclCAt99Td-hHueNYIvSPZ_e5brcDT5caljneOs43jj-fUXWqaNATGL2j4qDs155LP-s9f9JjPr1YytOjb2FqhHQBcPHpFedB9szvfE2Eesf07beSmklLfGOMJNdK0/s1600/Fumettologica+Pueroni+06+luglio+17.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="816" data-original-width="800" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifS9nfL8mz0roIlQJclCAt99Td-hHueNYIvSPZ_e5brcDT5caljneOs43jj-fUXWqaNATGL2j4qDs155LP-s9f9JjPr1YytOjb2FqhHQBcPHpFedB9szvfE2Eesf07beSmklLfGOMJNdK0/s320/Fumettologica+Pueroni+06+luglio+17.bmp" width="313" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Il festival si è chiuso con un arrivederci. La sensazione migliore è di aver prodotto qualcosa di tangibile, da migliorare, da ripensare criticamente. Restano poi forti alcuni rapporti umani che tra le righe sono diventati amicizia.</span></span><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJXPPmc3PgdWFZUQuZCp8eFC6KazKzDOaYWisl9op0xi9f5F_egmUEaNTvhDTb4s-pzLg6n9WsQwBelg7npQA0d3LeVcu4BAjw0BHOuf4FvFdPrcvqiUe4pf-hF2BkIH5msb7YtygPcZaj/s1600/cena.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJXPPmc3PgdWFZUQuZCp8eFC6KazKzDOaYWisl9op0xi9f5F_egmUEaNTvhDTb4s-pzLg6n9WsQwBelg7npQA0d3LeVcu4BAjw0BHOuf4FvFdPrcvqiUe4pf-hF2BkIH5msb7YtygPcZaj/s400/cena.JPG" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un tavolo infinito raccoglie tutti gli ospiti del festival (sezione fumetto)</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"> </span></span></div>
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