mercoledì 25 aprile 2018

Autobiografia

Alcune settimane fa un insegnante mi ha detto che non sapeva se l'attività culturale extrascolastica che gli stavo proponendo per essere sottoposta alla sua classe poteva andare bene o, meglio, andare cioè a buon fine. Perché, ha sottolineato, secondo lui io ero un idealista, mentre lui era una persona concreta, che mirava al risultato. Mi è parso di dovergli chiedere scusa, in quell'occasione, poiché non era mia intenzione instaurare un rapporto di collaborazione senza un obiettivo condiviso di praticità, che nel caso specifico doveva essere trasmettere qualcosa di formativo ai ragazzi. Dopo quel primo momento di smarrimento, in cui un insegnante di latino e greco, nella scuola contemporanea, indicava in me, un architetto che costruisce da oltre vent'anni le case, un idealista, mi sono chiesto (l'autocritica fa sempre bene) se non avesse ragione. Ho quindi pensato ai significati etimologici del termine "idèa", a quel loro rimandare al senso del "vedere" e quindi del "sapere" e del "conoscere", a l'essere un'idea in fondo l'immagine che nella mente di ciascuno ha un oggetto esteriore. Attorno a questa immagine primitiva si instaura un confronto tra altre immagini possibili, si costruiscono dei giudizi. In effetti se essere idealista può significare risultare portatore di un'idea, mi sono detto, forse lo sono realmente. Ho sempre costruito immagini nella mia mente del mondo esterno. A volte credo di averle ripulite anche un pò. Sfogliando poi il dizionario online della Treccani alla voce "idealista" ho trovato questo: idealista s. m. e f. e agg. [der. di ideale] (pl. m. -i). – 1. In filosofia, chi afferma, sostiene o segue le concezioni proprie dell’idealismo, nelle sue varie forme e manifestazioni: gli i. del sec. 19°; gli i. d’oltralpe; filosofo idealista. 2. a. Chi si propone un ideale e cerca di realizzarlo in pratica. b. Chi si attiene più a un modello ideale che alla realtà di fatto (opposto di realista o materialista), o ha comunque fede nella forza delle idee e nel valore dei principî ideali: in politica è un i.; uno scrittore idealista. c. Con senso limitativo, chi aspira a vaghe e astratte idealità senza appiglio con la realtà effettuale, e, per estens., persona che manca di senso pratico: tu sei sempre stato un i.; è troppo i. per poter fare carriera! 
Ho capito meglio che il docente, nel rivolgermi la sua "critica" voleva richiamare di certo la soluzione al punto "2.c.". Io, mentre lui parlava, avevo invece in mente inizialmente il punto "2.a" e quindi in forma definitiva la seconda parte del punto "2.b", ovvero "...ha comunque fede nella forza delle idee e nel valore dei principî ideali". Ebbene sì, santo cielo, aveva visto giusto, l'insegnante, sono un idealista! E non lo sapevo, fino ad oggi! Ho convissuto per decenni con me stesso senza sapere di avere fede nella forza delle idee e nel valore dei principi ideali! Con quest'"ombra" sul mio curriculum personale, per anni, ho costruito percorsi culturali, progettato edifici e luoghi, espresso pareri. Posso, quindi, guardarmi infine indietro e valutare a posteriori quanto prodotto; comprendere se la traduzione in pratica delle immagini che avevo prodotto di continuo nella mia mente degli oggetti esteriori risulti "priva di appiglio con la realtà effettuale", se, alla fine, "sono sempre stato troppo idealista per poter fare carriera!". Ebbene sì, temo sia così, sono probabilmente troppo idealista per poter fare carriera! Alla fine, preso coscienza di ciò, mi chiedo: "E quindi? Potrei rinunciare alle immagini, anche se strambe che la mia mente produce degli oggetti esterni? Potrei soprattutto rinunciare alla mia fede nella forza delle idee e nel valore dei principi ideali, soprattutto dei principi valoriali? Potrei farmi violenza per non percorrere un percorso etico nel solo obiettivo di fare carriera?". Chi mi conosce veramente ha già la sua risposta. Gli altri non mi conoscono veramente. Resta da capire cosa abbia determinato questo mio atteggiamento in parte, come abbiamo visto, stigmatizzato da molti, forse dai più. Se volessi mettere dei caposaldi alla mia formazione idealista, penserei ai miei nonni, alle loro narrazioni, alla loro storia personale. Loro non hanno mai fatto fatica ad enunciare con determinazione l'importanza evocativa di un giorno come questo in cui scrivo. Loro non hanno mai avuto nemmeno il bisogno di enunciarlo questo giorno, perché in fondo possiamo chiacchierare e chiacchierare, prenderci in giro, porre dei distinguo, ma siamo quello che siamo perché un tempo è successo quello che è successo. E oggi, ad esempio, ricordando tutto questo, me ne sto a casa dal lavoro con consapevolezza, per ridare forza a quei principi che fanno di me un idealista, che producono nella mia mente una sequenza chiara e continua di immagini degli oggetti che stanno là fuori e che mi permette di dare giudizi certi, di non confondere le narrazioni. E questa chiarezza mi permette in ogni momento di tradurre queste immagini in atti concreti, che poi qualcuno può leggere come tali o meno, ma lo sono senza ombra di dubbio alcuno.