martedì 8 marzo 2011

Historieta e Bande dessinée

Al BILBOLBUL 2011, Festival Intenazionale di fumetto, tenutosi nei giorni scorsi a Bologna, mi è capitato di assistere ad alcuni incontri con autori internazionali. Mi sono sembrati degni di nota in particolare due incontri, quello con José Muñoz, autore argentino, creatore grafico del personaggio di Alack Sinner assieme a Carlos Sampayo e quello con Edmond Boudoin, autore francese, poco conosciuto in Italia e molto popolare invece in Francia.
Difficile fare un resoconto di quanto detto da loro; molto interessanti i concetti espressi. Mi pare doveroso fare delle parole emerse un collage, che, seppure per giustapposizione, comunque ben rappresenta la levatura dei contenuti.
L'argentino: "Tollerare la vita e la storia..., perché sappiamo che la prima non è eterna. Se non la storia, allora l'historieta. E' un rifugio rispetto la coglioneria della storia.... Vivo una condizione di ultrasogno. Sono dotato per sorprendermi, vado in giro con la bocca aperta...entrano le mosche, ma qualche rischio bisogna pur prenderlo....Ho vissuto una pioggia di eccellenze (riferito ai suoi maestri). Sono un prodotto argentino, del miscuglio dei conglomerati etnici. E' una condizione del sentirsi sempre di passaggio. Una sindrome dell'albergo perpetuo....Non prendiamo più nulla, siamo imbambolati dall'abbondanza...Bisogna tollerare il talento delle persone... Il terrore, l'orrore, è depositato nella parte più profonda del cervello della gente...Significa "Aihmè peccatore"! L'esercizio della bontà è antieroico. Ecco Alack Sinner...La tolleranza della corruzione della materia della realtà...Militanza nella lucidità esasperata: è la storia. Questa lucidità va combattuta, non produce nulla, va combattuta. L'uomo non riesce a sopportarla...Il segno è giudice, segna appunto, partecipa della realtà dell'emozione...La Pampa: la vertigine orizzontale...Come non rifugiarsi nel sogno della vita degna per tutti."
Il francese: "Faccio un sacco di libri e nel finirli so che non sono perfettamente completi e riusciti. Fra poco sarò alla fine della mia vita e non penso che sarà completamente riuscita. E' una questione ideologica contemporanea...Ho cominciato a disegnare perché ho deciso che non potevo morire senza disegnare. Non pensavo al fumetto, forse all'illustrazione per bambini. Sono un pioniere dell'autobiografia senza saperlo. Non sapevo di saper scrivere e il fumetto me l'ha insegnato. Ho scoperto, e l'ho scoperto per soldi, di saperlo fare. Ora se ho la possibilità di esprimermi è perché gli editori me lo permettono. Ho fatto dei libri per coloro che non sapevano farli: mia madre, mio padre, che, da analfabeti, dicevano sempre, che se avessero saputo farlo, avrebbero potuto scrivere chissà quanti libri. Io l'ho fatto per loro...Lavoro in piedi, perché così sento il mio corpo...(spiega la sua teoria sulla "musica del segno") La vita è un confronto tra suoni. Non c'è musica senza silenzi. Se facessimo l'amore senza musica faremo ginnastica. Faccio i testi dei miei libri allo stesso modo, pensando a come si girano le pagine, a come si fa calligrafia... La musica è matematica. Se io faccio un segno, gli dono un significato e allora tutto cambia...Oltre alla musica e alla matematica, c'è la "presenza". Io sono qui e voi là (ricorda a questo punto di aver seguito la danza contemporanea. Poi fa dei movimenti astratti con le braccia, mostrando come siano vuoti o pieni a seconda se vi introduce la "presenza"). La musica costituisce la presenza. Non si può riuscire nella vita senza la presenza. Posso fare gesti tutti uguali e al contempo tra loro diversi. Mi sfugge qual'è quello perfetto. Mi sfugge e allo stesso modo mi sfugge la vita".
Magari tutte queste frasi buttate lì da due autori ormai anziani (classe 1942 entrambi) vi annoiano, ma la mia passione per il fumetto passa anche da queste parole. In esse vi scorgo una riflessione sulla vita che il linguaggio del fumetto sa in maniera autonoma ben rappresentare: quest' "arte applicata" che chiamiamo in Italia "fumetto", che si compone di ampiezze e non solo dei limiti spaziali di alcune vignette messe in sequenza.