lunedì 4 gennaio 2010

Albert Camus 1913-1960

Oggi sono 50 anni che è scomparso Albert Camus, morto a Villeblevin near Sens in un incidente d'auto. Di origine algerina, fu scrittore, filosofo, esponente dell'esistenzialismo francese. Fu in vita osteggiato dalla sinistra, benché fosse di sinistra e avesse partecipato alla Resistenza, per le sue posizione antistaliniste (in disaccordo con il socialismo reale e con il pensiero di Jean Paul Sartre, che da antagonista divenne quindi dominate) e non amato dalla destra che, benchè ora cerchi di fare proprie alcune sue posizioni vicine al neoplatonismo, non vedeva di buon occhio al tempo la sua vicinanza alle tematiche del "sociale" e pacifiste. Il suo pessimismo esistenzialista, che nel Saggio sull'assurdo come veniva chiamato il suo saggio Il mito di Sisifo del 1942 lo portava ad interrogarsi sul suicidio quale un problema eminentemente filosofico, arrivando poi a condannarlo, avanzando due concetti chiave del suo pensiero quali quello della "non-rassegnazione" e della "rivolta" (L'uomo in rivolta, 1951). Come scrive Diego Fusaro in un articolo per l'utile e didattico sito wwwfilosofico.net, ne La peste (1947) emerge infine la consapevolezza che "nell'assurdità dell'esistenza, non resta che la ribellione all'insensato di chi si impegna ricercando la solidarietà coi propri simili". Ricorda ancora Fusaro di come nella visione camusiana il motto cartesiano cogito ergo sum, diventi all'interno della sua opera "io mi rivolto, dunque noi siamo".
Mi piace parlare qui di Camus in occasione di questo anniversario, perché a 18 anni lessi il suo libro Lo straniero, che mi colpì molto, considerandolo per lungo tempo il miglior libro avessi avuto occasione di leggere, e che poi mi portò, per una strana affinità, a comprare Raymond Carver, ad innamorarmi di Edward Hopper e ad interessarmi di Daniel Clowes, Jessica Abel e Adrian Tomine. Ancora oggi ricordo quanto mi impressionò l'estraneità e l'indifferenza del protagonista, Meursault, alle cose del mondo, a come considerassi tale "accettazione" come la vera fine di ogni essere umano. Fu un insegnamento che mi porta ancora oggi a non "accettare", a contraddirmi continuamente per garantire che ogni pensiero non venga acquisito per rassegnazione. Mi costa fatica, ma porta un recondito significato a molte cose che faccio.