(una foto di Didier Lefèvre in Affghanistan)
giovedì 22 aprile 2010
Bastaaaaaa!!!!
venerdì 16 aprile 2010
Di una volta
Nel 1969, Grazia Nidasio (un'autrice che adoro per le sue opere a fumetti e per le sue vignette e illustrazioni e per la forza con cui porta avanti dei discorsi fuori tempo e al contempo perfettamente nel "proprio tempo") creò Valentina Mela Verde, un personaggio magnifico, generazionale, che nel parlare dei giovani e ai giovani, seppe proporre un linguaggio e a modo suo dare delle risposte a delle domande che i giovani di allora si ponevano.
Sul numero della rivista XL in edicola (aprile 2010), la Nidasio intervistata da Luca Raffaelli parlando dei tempi di oggi dice ricodando il suo lavoro sul Corriere dei Piccoli: ...(oggi) la realtà (è) troppo sfaccettata in un continuo divenire quasi inafferrabile. Questa frantumazione stimola rapidità e intuizioni mentali, ma lascia poco tempo per riflettere e questo spiega in parte certe difficoltà dei ragazzi (...), questa sorta di "adattamento sospeso". Raffaelli domanda: "Quanto sono cambiate le Valentine, oggi?" E la Nidasio risponde: "Le domande sarebbero certamente diverse ma anche loro avrebbero bisogno di risposte".
Sì forse è tutto un problema di domande mal poste e di incapacità nel dare risposte. Forse è tutto un problema di parlarsi, di ascoltarsi. Ma le bocche sono socchiuse e le orecchie coperte.
giovedì 8 aprile 2010
Piccole scatole emozionali n.1
Avete presente quando prendete in mano una cosa che non consideravate da tempo e nel tenerla tra le dita vi prende come un calore lungo il corpo e il cervello apre una sequenza di porte nella memoria fino a farvi considerare che quella piccola cosa, inutile fino ad un istante prima, costituisca in realtà un fondamento della vostra storia privata, di quello che siete o di quello che siete stati? Insomma vi sembra parli di voi? Avete presente? Sì? Bene in questa serie di post si parla di questo. A volte servono le parole, a volte basta un'immagine.
La prima scatola emozionale (non in ordine di importanza) è questa (più che il disco, proprio l'immagine di copertina).

sabato 3 aprile 2010
Date
Il gesto estremo di Pavese nel 1950, quando scelse di togliersi la vita, ha consentito interpretazioni plurime della sua contradditoria personalità. Giulio Einaudi, ricorda Ernesto Ferrero nel suo libro I migliori anni della nostra vita (Feltrinelli, 2005) definì Pavese "uomo dei dubbi", non accettando, infondo, da uomo pragmatico e "di certezze", anche politiche, incline alla "felicità" qual'era, la complessità d'autore, ma anche umana del primo. Scrive Ferrero in merito alla sua scontrosità un pò capricciosa e al contempo strumentale ad ottenere dei risultati concreti: "Pavese era un maestro di relazioni pubbliche che non si curava di tenere". E ancora: " Il dramma di Pavese è tutto qui, volersi protagonista di uno scandalo vero e condannarsi a fare il monaco amanuense nel monastero di via Biancamano (dove aveva sede la casa editrice torinese). Alla fine, per stupire tutti, mette fra sè e gli altri la distanza incolmabile di una morte cercata e voluta, estrema punizione agli amici distratti... "Chi non si salva da sé non lo salva nessuno" aveva scritto nel diario. Meno che mai lo salvano i libri. i libri non gli bastarono: erano il pallido surrogato di quello che lui avrebbe voluto essere".
Mi piace ricordare ancora un pensiero di Italo Calvino, ripreso sempre da Ferrero: "Esiste una storia della felicità di Pavese, d'una felicità nel cuore della tristezza, d'una felicità che nasce con la stessa spinta dell'approfondirsi del dolore, fin che il divario è tanto forte che il faticoso equilibrio si spezza".
E' una questione di attitudine la felicità come la malinconia, senza un meglio o un peggio, senza regole sufficienti e tanto meno necessarie. E', quello umano, un equilibrio instabile.
giovedì 1 aprile 2010
Scosse
Mi torna in mente il testo di un canzone, che diceva:
Hang the blessed D.J.
Because the music that they constantly play
IT SAYS NOTHING TO ME ABOUT MY LIFE!
(da The Smiths, Panic, 1986)
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