mercoledì 2 dicembre 2009

Grandi o grossi?

Ho sentito per caso un'intervista a Pietrangelo Buttafuoco (già il nome è interessante vista la sua verve provocatoria e polemica), scrittore catanese, attualmente in libreria con il suo romanzo Fimmini uscito per Mondadori. Parlava del suo libro, delle donne, ma non ho ascoltato troppo. Mi ha interessato una sua risposta alla domanda: "Cosa non le piace di questa nostra Italia?". Bhe, mi aspettavo di tutto un pò e invece il siciliano se ne è uscito con: "Non siamo più in grado di produrre grandezza!"; e aggiunge (lo scrivo per come me lo ricordo): "L'ultimo in grado di esportare la nostra lingua all'estero, e di imporsi come portatore di un linguaggio inteso come espressione viva e fertile è stato Carmelo Bene".
Non so se Carmelo Bene sia stato l'ultimo o a che posto stia nella scala cronologica. Mi appare difficile fare classifiche in materia di "grandezza". Quello che dice Buttafuoco però è vero. Se guardiamo al passato anche recente e ricordiamo, che so: Italo Calvino, Federico Fellini, Enzo Ferrari, Hugo Pratt, Fabrizio De Andrè, Carlo Scarpa, Enrico Berlinguer piuttosto che Aldo Moro ecc. (queste sono eccellenze, ma anche calando il tono ne troviamo a pacchi), insomma coloro che hanno dato un segnale culturale e sociale forte a questa nostra nazione e li confrontiamo con i personaggi che ci circondano, anche quelli che in parte stimiamo o che anche solo crediamo meritevoli (lasciamo stare i nomi, stanno sui rotocalchi e in televisione, bontà loro), appare evidente la caduta. Il problema della mediocrità è insito nella nostra società attuale (non dico contemporanea che lascerebbe speranze, dilatando i tempi) ed è veramente un problema "di fatto", reale. Mi sono interrogato, temendo di dire queste cose minato da una nostalgia per le persone "che furono", invece no, la distanza mi appare evidente: una distanza culturale ed etica, credo, che poi è il perno imprescindibile di ogni "grandezza". Quindi di che cosa o di chi è la colpa? Della scuola, dell'università, dei genitori o forse della televisione, dell'attaccamento ai beni effimeri (i simboli moderni), dell'amore per il soldo e per il potere fine a se stesso? Insomma, non è che il problema stia nel fatto che si è troppo preoccupati a diventare "grossi" per preoccuparsi anche di diventare "grandi"?
Foto di una foto esposta alla Fondazione Fellini a Rimini (2006)