mercoledì 21 ottobre 2015

Un ricordo per PPP da vivo

Non ho frequentato fin qui nè molto nè poco le proposte culturali in vita di Pier Paolo Pasolini. Ho visto, letto, ascoltato e allo stesso tempo forse anche no! Mi è parso di aver capito, specialmente mi è parso. Non saprei parlarne nè con consapevolezza nè tantomeno senza. Credo valga il silenzio. Ho molto amato quella scena finale del primo episodio del "Caro diario" di Nanni Moretti, con il regista in vespa alla scoperta del luogo dove PPP è stato ucciso ad Ostia tra il 01 e il 02 novembre di ormai quasi 40 anni fa, nel 1975, ripreso (Moretti) da dietro, mentre la vespa si allontana e poi viene riavvicinata con quella musica struggente sullo sfondo e ancor di più quel paesaggio imbarazzante che attraversa. Ho amato quella scena per l'assenza che la permea, perché non ci sono vere parole per un ricordo. Oggi di PPP lo Stato italiano attraverso il MiBACT ne ricorda l'anniversario della morte. Certo per il tramite del ricordo della morte si frequenterà anche il ricordo della vita e delle opere e del pensiero, ma non mi pare un caso si ricordi una morte. Perché forse nella cesura di quella vita si cela la fine di un pensiero complesso, del tipo che amo e del tipo che continuamente rifiuto, riconoscendo all'uomo un diritto alla leggerezza (alla Italo Calvino certo, ma pur sempre tale!). Ognuno porta in fondo qualcosa di PPP nel suo profondo, ogni intellettuale italiano che si dica, si creda o pretenda di essere tale. Che questo sia poi un atto sincero, emotivo, non saprei dirlo. Si spera che ciascuno possa essere onesto con se stesso, almeno nell'approfittare di un ricordo. E' lasciato a Dacia Mariani, oggi, il compito di presiedere il Comitato celebrativo nell'anniversario della morte di PPP (decine le iniziative che ci saranno a breve  - e questo blog per una volta anticipa l'evento, perché forse non intende parteciparvi realmente e tantomeno trarne le fila a posteriori. Silenzio! SSSSSTTTT!). E' forse tutto scritto, è tutto espresso tra le righe dei testi autografi, e al contempo è tutto celato! Chiesi anni fa un commento a Dacia Maraini ad una foto che avevo trovato su una raccolta de 'L'Europeo' (nel 2002, credo), che ritraeva la scrittrice, Moravia, PPP e Alfredo Bini, produttore dei film di Pasolini, durante il viaggio in Africa, alla ricerca delle location per il film, poi mai realizzato Padre selvaggio. La Maraini mi scrisse a margine della foto (in alto) una dedica ambigua: "Ricordando l'Africa", senza spiegare, ma godendo del ricordo privato. Mi indicò forse la giusta strada, quella del silenzio, appunto! La stessa scrittrice però nel commentare le iniziative a venire per un comunicato ANSA, ricorda oggi le decine di denunce, anche da parte delle istituzioni, a cui PPP è andato incontro in vita, la sua vita difficile, il delitto finale, e parla di una "società italiana che aveva dato via libera a quella mattanza finale". Ancora di maggior interesse quanto esprime in un'intervista su 'il Piccolo' del 20 ottobre l'attrice Piera degli Esposti, che interrogata se ritrovasse rileggendo Pasolini l'uomo che aveva conosciuto, risponde "Ritrovo la profondità delle sue radici. Ritrovo quella verticalità che mi piace rispetto l'espansione di cui tutti oggi sembrano avere bisogno". Nell'incompleto e ambiguo Petrolio, nell'Appunto 130 un personaggio muto (la morte?) che vive nei sogni del protagonista Carlo e lo sveglia parlando attraverso la sua bocca per aneddoti, recita, "Dovete sentirmi e non capirmi", e infine "Ciò che sempre parla in silenzio è il corpo". La mia faccia nel ripensare queste frasi si assesta in un'espressione attonita verso il fuori che ci circonda, e così facendo esprime il suo silenzioso verticale pensiero.