giovedì 1 maggio 2014

Piccole scatole emozionali n.15

La televisione trasmette dalle quattordici un programma in diretta da Piazza San Giovanni a Roma. La musica "giovine" riempie la stanza in questa giornata festiva, che ci trova tutti in casa. S. sta seduto sbracato sulla poltrona, con le gambe che penzolano dal bracciolo di quella. Il suo corpo fa una curva innaturale, accompagnato da jeans, maglietta e camicia aperta sopra. I capelli lunghi sono stretti da un elastico rosa. Tiene una bottiglia di Dreher in mano e se la sorseggia con calma. Sullo schermo passano uno dietro l'altro cantanti e gruppi musicali conosciuti, perché visti suonare nelle piazze di qualche festival "giovine". Uno dietro l'altro, sì, stanno lavorando, loro, in questo giorno di festa. Io e S. ne commentiamo a volte positivamente e a volte con ironia le performance musicali, litigando dei nostri pareri, condizionati da convinzioni troppo personali per essere condivise. R. apre un libro di Storia dell'Architettura sul tavolo concavo verso il centro, sul quale è impossibile mangiare un piatto di minestra senza rovesciarne una parte sulla tovaglia. Gira alcune pagine, portando le mani alle orecchie nel tentativo di escludere i nostri pensieri a voce alta, ma gli restano nella testa più quelli di ogni ordine tuscanico o corinzio. Ci insulta un pò, ma è solo un modo per intromettersi nel discorso a due voci. Io e S. ridiamo di lui, assaporando del tutto la luce che entra dalle finestre, che portano tra le quattro mura quel sole pallido che si regala giù nelle strade asfaltate, desolate e in quel momento vuote. F. sfoglia una rivista a fumetti, raccontandoci qualsiasi situazione volgare trovi tra quelle pagine. La sua voce recitante ti calamita dietro ad essa quasi fosse un pifferaio magico e noi i topi. Si perde il senso della musica e si parla di fumetti, di birre e della possibilità di uscire, andare a trovare degli amici nelle case vicine. Quando io e S. decidiamo infine di uscire, R. tira un sospiro di sollievo, intravvedendo la possibilità di studiare quelle pagine fitte di disegni e parole. F. decide di andarsene in doccia. Dopo alcune ore il ritorno a casa è un inevitabile déjà vu, con R. ancora al tavolo e ancora distratto dalla voce di F., che dai fumetti è ora passato a Herry Miller. Anche noi riprendiamo i nostri posti. S. riaccende la televisione, e la musica "giovine" ci reinveste noiosamente, fino a sera, alla cena, tra le parole, le risate, l'apatia.

Mi spiace un pò dirlo, ma questo è il 1° Maggio che ricordo di più, e la seccatura sta nel fatto che fuori, e dentro "casa", di uguale è rimasta soltanto la musica "giovine". Forse ormai "vecchia" anch'essa.