domenica 29 dicembre 2013

Individuo: la centralità del pensiero e della fatica

Non sono capace di produrre una classifica, a differenza dei fine-anno scorsi, quando mi pareva che una graduatoria potesse essere svolta e che risultasse facile mettere qualcuno o qualcosa dietro a qualcosa d'altro; ora invece mi trovo in serio imbarazzo. Mi pare che tutto abbia perso non la qualità o il livello (quest'anno, in particolare in questa fine d'anno, mi pare che di cose interessanti ne siano state presentate e organizzate molte), ma la possibilità di "separazione". Le cose mancano della giusta distanza tra loro per essere affrontate con adeguatezza e quindi valutate. Quest'anno più che durante ogni altro mi è sembrato che il fattore umano venisse consolidandosi in un ammasso solido, volumetrico, difficile da indagare. Si è detto talmente tanto di ogni cosa, e soprattutto si è ripetuta ogni cosa talmente tante volte che infine la stanza creata risulta soffocante. Certo, andrebbe sottolineato, è proprio in tali occasioni che la critica assume ruolo, che la consapevolezza acquista peso...per me, questa volta non è così! Se volessi tracciare il senso di questo 2013 con delle parole, mi sovviene "noia", "distribuzione", "archivio", "organico", "sostenibile". Il miglior concetto espresso da un umano è stato di sicuro quello di Papa Francesco I, quando durante la sua visita a Lampedusa ha parlato di "globalizzazione dell'indifferenza". Ecco, è questa la chiave...il globale, il tutto percepito, il troppo percepito, e vissuto indistintamente. E' un fattore sociale, ma che vale anche sul piano culturale. Non sono considerazioni pessimistiche, bensì di fredda analisi e, spero, lucida constatazione di uno stato, che non va negato. Nel 2013 si è parlato molto, e parlare serve, quale strumento di conoscenza soprattutto; ma anche le parole che escono hanno un ruolo, la loro qualità, altrimenti confondono, depotenziano l'azione, che infatti si è ridotta a corollario. Questo che dico mi porta ad affermare che preferirei non sottolineare nulla, classificando l'involucro e tralasciando i contenuti; ma le esperienze significative si sono succedute anche nella consapevolezza dell'indistinto, e quindi qualche merito può essere espresso. Ho letto un graphic-novel molto bello, di Manuele Fior, dal titolo L'intervista, edito da Coconino Press-Fandango; ho ascoltato alcuni album interessanti, sopra tutti quello di Jonathan Wilson, Fanfare; ho assistito ad un grande concerto di Bruce Springsteen allo Stadio Euganeo di Padova a maggio, anche se la performance di Nick Cave, a Lubiana il 25 novembre, è stata forse ancora più intensa. Ho visto due grandi film: il primo vale per la sua concezione formale, ed è La grande bellezza di Paolo Sorrentino; ma è il secondo a vincere il confronto, ed è Blue Jasmine di Woody Allen (il tema delle aspettative di ciascuno rispetto la propria vita è centrale nella comprensione dell'odierno e anche della fantomatica "crisi" che abbiamo vissuto...ripeto abbiamo, al passato!). Ho visto a Padova, al Palazzo del Monte di Pietà, in marzo, un allestimento bellissimo, nei contenuti specialmente, ovvero Pietro Bembo e l'invenzione del Rinascimento, dove nei documenti scritti e nei lasciti artistici favoriti dall'uomo si è dato riscontro alla grandezza culturale e sociale di un periodo storico. Ecco, forse è questa la via, la qualità dell'individuo (non l'individualismo, si badi bene!), la sua abnegazione, allorché il collettivo appare addormentato nelle proprie aspettative omologate e omologanti. Buon anno!
(via Abbi Pazienza, a Pistoia)