giovedì 4 agosto 2011

Un' ultima canzone per l'estate

Come ogni estate si cerca di sfruttare alcune delle mille (oramai) occasioni offerte dagli organizzatori di eventi musicali in Italia. Andare in tour: anche per i cantanti più affermati è quasi un obbligo per guadagnare bene, visto che di dischi (opps! CD, MP3, ecc., insomma quelle cose impronunciabili lì...) se ne vendono sempre meno. Alcuni scaricano, altri duplicano, certi comprano in edicola; insomma un casino! Poveri cantanti, costretti a farsi un mazzo tanto, in cambio di due lirette (euri, pardon!). Comunque vada, io i miei quattro (magari!) soldi ai nostri prodi musicanti li concedo sempre. E quest'estate ho scelto così. Prima tappa ad inizio luglio (06/07/2011), toccata e fuga a Ferrara per il concerto di PJ Harvey (poteva mancare?). Lei è come sempre un portento, con quella voce incredibile che si ritrova e quel suo fare lunare e distaccato. Alle sue spalle i soliti John Parish, Mick Harvey, oltre al bravissimo batterista Jean Marc Butty. Sembrano in dieci. Il suono non è calibrato benissimo, esageratamente elevato, ma in alcuni pezzi l'emozione sale alle stelle; fino a quando Polly si mette a ballare da sola sul palco e la piazza sembra svanire, tanta è la concentrazione della gente sulla sua figura: una dea. Nel tardo pomeriggio, durante il sound-check, nell'ascoltarla da lontano, tutti si chiedevano se non fosse già il concerto; da oltre le transenne molti fans applaudono la sua esibizione e lei saluta con la mano. Il giorno 20 luglio sono a Sesto al Reghena; suona Anna Calvi. Nome italiano, ma lei è inglese. Si presenta sul palco in trio (chitarra, batteria e...strumenti vari, suonati da una ragazza bravissima). Ero curioso. Il disco omonimo è interessante e volevo saperne di più. Bene, lei è stratosferica. Intervalla canzoni alla Jeff Buckley, intonandole con una progressione molto particolare, molto anni 'Sessanta, che mi ha ricordato (non solo per le distorsioni alla chitarra), l'atteggiamento degli Experience di Jimi Hendrix. Presenta alcune canzoni con una vocina minuta, per poi sfogare un vocione maturo e soul mentre canta. Cinquanta minuti secchi di concerto. Tutti delusi: perché cinquanta minuti sono troppo pochi; il concerto troppo breve; lei non ha repertorio, ecc.. Cinquanta minuti bastano, perché lei ti stende.

Il 22 luglio c'è il concerto di Franco Battiato in Piazza Unità a Trieste. La serata è un greatest hits, non c'è canzone fuori posto; lui, ultrasessantenne, si concede, balla con le sue scarpe da ginnastica su completo da anziano siculo; si diverte, passando in rassegna un repertorio infinito. Ha cantato tutto quello che vorresti sentire, tranne Bandiera Bianca. Un ragazzo ogni tanto si alza tra il pubblico seduto in platea e cerca di convincere tutti ad alzarsi: prova una volta, due, tre, infine non si trattiene più; finisce tutti sotto il palco a cantare, come in una sagra di paese per presunti intellettuali andati a male. Dopo due ore di concerto il cantante riesce sul palco per l'ultimo bis; mette a tacere tutti con la frase: "Patti chiari e amicizia lunga: the last song" e parte con Centro di gravità permanente. Uno spasso. Stop, aspettando un'ultima canzone per l'estate.