domenica 15 maggio 2011

Carte di identità

Giornata elettorale. Credo di voler votare e voterò per colui/colei a cui non ho sentito o non sentirò pronunciare nei propri "annunci" elettorali la parola "identità". Il "mantra" a cui sono stato costretto (e temo che lo sarò ancora per un pò, considerati i possibili ballottaggi) dice, più o meno: "Bisogna ritrovare l'identità perduta", oppure "Il cittadino è consapevole di aver perduto la propria identità". Non trovo molti documenti di identità sparsi nelle strade delle città che vado visitando o frequentando abitualmente. Riscontro situazioni edificanti, altre difficili da interpretare (diciamo ancora una volta "complesse", non nel senso di "problematiche", ma di sedimentate, ricche di giustapposizioni o sovrapposizioni), ma casi espliciti di carenza di identità, no! Anzi, al contrario, direi. Riscontro degli eccessi di radicamento, invece.

Ho sentito dire a qualcuno che l'affiancamento ad un marciapiede di una pista ciclabile può determinare una perdita di identità urbana; la perdita di una riconoscibilità morfologica della città e quindi di un conseguente senso di appartenenza. Mi sono chiesto, nel sentire ciò, immediatamente l'età dell'oratore. Supponiamo che l'identità di un candidato sindaco medio possa andare dai 30 ai 70 anni. Consideriamo poi che un'identità perduta implichi che la stessa ci sia un tempo stata e che un soggetto pensante l'abbia quindi verificata e riconosciuta; riflettiamo, infine, sul fatto che una persona possa maturare una propria coscienza civile (non un'educazione aprioristica, intendo, ma una presa di coscienza) e conseguentemente anche un senso di identità attorno ai 10-15 anni (sono approssimativamente ottimista) e che quindi esso sia andato sedimentandosi tra il 1955 e il 1995. Ovvio, che un sindaco che oggi ha 30 anni faccia riferimento ad una cultura civile e ad una riconoscibilità urbana diversa rispetto a chi ne ha 70. Ci si chiede, quindi: Quali sono i fattori che determinano l'identità in senso oggettivo? Quale identità è andata perduta? Ne esiste una migliore all'altra? Bho! E poi è possibile definire tutto ciò in maniera analitica? Bho!

Io credo che ciascun candidato abbia il dovere di esprimere una propria visione della città, di creare egli per primo degli indirizzi di processualità urbana ("sviluppo" è una parola che mi sta stretta, esattamente come "progresso") e quindi "civile", "sociale". Io credo che ognuno, desiderandolo, possa radicare dei sentimenti in un luogo, determinando un'identità nuova, o accrescendo il senso di una identità già presente dentro di sé, o dentro una collettività che potrebbe quindi ben rappresentare. E poi ci sono i valori, soggettivi, oggettivi, in cui ognuno crede o che insegnare o alimentare è necessariamente un dovere. Sono i valori etici, culturali, ecc.. E' un'identità nuova in cui un ragazzo potrebbe, crescendo, riconoscersi e che finirà per fare forse propria. La terrà come un dono, voltandosi un giorno, da adulto, e dicendo: "Dov'è andata?" E allora, forse, con maggiore consapevolezza di quanta ne abbiamo noi, dirà tra sé, alzando le spalle: "Bhé, avanti il prossimo! Sul marciapiede c'è ancora posto!" Potrebbe essere una strada meno animata da individualismi (anche quando nuove false "crociate" saranno annunciate in nome della collettività) e più propensa alla tolleranza.

E' una visione ottimistica, lo so, che alcuni non si sentiranno forse di condividere. E' però la solita storia del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. Un signore, all'università, mi ha suggerito: Diffida della storia del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno! In natura il bicchiere esiste sempre e soltanto vuoto: quando ci vedi dentro qualcosa, allora vuol dire che è, oggettivamente, mezzo pieno!

Buon voto a tutti.