sabato 23 aprile 2016

Il fantasma di PJ Harvey

Leggo alcune settimane fa sul web che PJ Harvey sarebbe venuta in Italia per due reading (a Genova il 15 aprile e a Milano il 16 aprile) come anteprima del 22° Festival Internazionale di Poesia di Genova (dal 10 al 19 giugno, andateci perché gli organizzatori sono fighissimi!). Ingressi gratuiti, ma posti limitatissimi, prenotazioni online alla segreteria del festival. Sono in ritardo rispetto la comunicazione e quindi ho poche speranze, ma mando comunque una mail per Milano. Resto abbastanza stupito giorni dopo nel scoprire di poter essere tra i 200 accettati per la serata. Che potevo fare, vado! Ecco che così alle ore 20.30 del 16 aprile sono alla Casa della Cultura di Milano, in via Borgogna, seduto all'interno di una sala stipata , ma che pare un lungo soggiorno, in quinta fila, corridoio centrale, con a 4 metri di distanza PJ Harvey che inizia a leggere le sue poesie. Ovviamente, considerato (come chi legge queste pagine sa) che PJ rappresenta per me una delle tre passioni principali assolute (musicale in questo caso!) che mi accompagnano nella mia continua ricerca culturale, capirete che non ho vissuto la cosa con molto senso del reale, chiedendomi ogni tanto (anche ora che scrivo) se sta cosa sia poi veramente accaduta. PJ legge per un'ora le sue poesie tratte dal volume The Hollow of the Hand, che raccoglie oltre ai testi della musicista anche le belle foto di Seamus Murphy, già collaboratore della Harvey ai tempi di Let England Shake. Il libro ripercorre poeticamente il viaggio dei due tra Kosovo, Afghanistan e Washington DC, alla ricerca di realtà umane non facili, con l'ultima meta - come dirà la Harvey durante l'incontro - importante per capire dove vengono decise quotidianamente le sorti delle prime due. Difficile dimenticare che quei testi che PJ legge sono anche parte di quanto è stato inserito tra le canzoni dell'ultimo album della cantante The Hope Six Demolition Project che è uscito a livello internazionale proprio il 15 aprile. A fine serata qualcuno chiederà alla Harvey come possa essere che con un nuovo disco uscito il giorno prima lei sia a Milano a leggere le poesie di un libro mai uscito in edizione italiana e pubblicato nel 2015. La risposta è stata "Sto cercando di scappare!" La stessa Harvey a fine lettura si è resa disponibile per autografare il volume, ma si è potuto anche parlare, scambiare opinioni e guardare l'artista diritto negli occhi, "alla distanza di un bacio" come diceva Miela Reina in una delle sue opere grafiche. Ho potuto alcuni giorni dopo acquistare il nuovo disco, appena uscito nei negozi. Un disco di "retorica" politica ha detto qualche critico, ma ben sappiamo che anche la parola Libertà è fatta di retorica assoluta, dipende sempre dalle argomentazioni che sai dare personalmente a quel termine; vi invito quindi ad ascoltarlo questo nuovo lavoro musicale dell'artista inglese, perché è un lavoro talmente contemporaneo e al tempo stesso senza tempo che ascoltarlo mi ha veramente lasciato senza respiro, e vi anticipo già che non è un capolavoro e che non è il migliore della sua produzione, ma hai voglia a stare dietro a questa piccola donna inglese. Unica regola della serata milanese era quella di non scattare delle foto (qualcuna la trovate qui, visto che i giornalisti fanno sempre eccezione a se stessi http://xl.repubblica.it/articoli/pj-harvey-legge-the-hollow-of-the-hand/35614/), ecco così che me ne resta una del palco vuoto prima del reading, a dimostrare come dicevo già prima che la cosa, almeno per me, non è mai successa veramente. Peccato però! Maledetti sogni a occhi aperti!