giovedì 7 giugno 2012

Strade

Esce in questi giorni in libreria un volume dedicato a Bruce Springsteen. Lo ha scritto Daniele Benvenuti di Monfalcone, la mia città. Il volume si intitola "All the way home - Bruce Springsteen in the Italian Land 1985-2012", Luglio Editore, Trieste. Il libro racconta di fatto una passione. Il sottoscritto è molto attratto dalle passioni forti, non come ragione di vita, ma come filo conduttore per ricerche molteplici. Il libro racconta tutti i concerti di Springsteen in Italia dal primo del 1985 (il famoso concerto di Milano durante il tour di "Born in the USA") ad oggi, e li racconta con la capacità di chi fa il giornalista, spesso anche musicale, di mestiere,  ovvero con il piglio del fan-collezionista (in questo caso di dischi, memorabilia e concerti springsteeniani: il nostro ne ha visti 120 o forse più, in giro per l'Europa e anche in America) e la professionalità di chi segue il mondo musicale anche per mestiere. Vari gli spunti, oltre la disamina dei concerti, e  molteplici i punti di vista con cui il mondo di Springsteen viene verificato, tecnicamente e sociologicamente. Ne viene fuori, infine, uno dei volumi più singolari e più interessanti scritti sul cantautore americano.
Io e Daniele abbiamo cominciato ad ascoltare musica insieme. Abbiamo passato 5 anni seduti uno affianco all'altro al Liceo Scientifico di Monfalcone. Lui, grazie anche, credo, all'influenza di qualche suo cugino più grande, iniziò a frequentare da prima i dischi della P.F.M. (tutti i pezzi di "Suonare suonare" divennero una specie di mantra continuo da cantare a ricreazione o ovunque ci si trovasse), mentre covava la sua passione altra, per la U.S. Triestina Calcio, a quei tempi trascinata da Totò de Falco, Costantini, Ascagni; poi virò sul rock di matrice americana, e io indirettamente con lui. Fu lui a farmi ascoltare per la prima volta "Born to Run", con quella "Jungleland" che adoravo; fu lui ancora a regalarmi "Running on Empty "di Jackson Browne, amore per me immenso, partenza per tutta la musica anni '70 americana. Poi uscì "Born in the U.S.A." e Springsteen non fu più lo stesso Springsteen. Lui andò al concerto dell'85, io no. Ascoltavo quel giorno, il 21 giugno 1985, i telegiornale e i radiogiornale parlarne per quell'evento che è stato, consapevole di aver perduto qualcosa. Nel 1986 si partì invece insieme, come inviati di Radio Città Futura, storica emittente monfalconese, per rendicontare del concerto di Van Morrison (quello di "Gloria", G.L.O.R.I.A.) al Rolling Stone di Milano. Fu entusiasmante anche se per me il G.L.O.R.I.A. cantato dall'irlandese era un semplice Na, na, na....., ma fu un inizio. Ci si schierava infine, chi sceglieva il rossetto maldato e il nero di Robert Smith di The Cure e il dark in genere, chi i jeans sporchi di olio di motore della copertina sprinsteeniana, chi il cantautorato di Fabrizio De André, di Gaber, di Guccini. Scelsi il secondo e infine il terzo (grazie a Luca, a Oscar). Con Daniele si ascoltò per la prima volta The Clash a casa di amici, la Tommy Gun di "Give 'Em Enough Rope". Non la si capì allora sino in fondo. Poi il Liceo finì, lui e altri seguirono la strada del giornalismo, da prima locale, ma in fondo non ci si è mai persi di vista. Ultimamente si è parlato varie volte di questo volume mentre andava scrivendosi, finalmente esce. Lunedì 04 giugno ero a Trieste a Palazzo Gopcevich a godermi la presentazione del volume, con tanto di sindaco di Trieste springsteeniano anch'egli, seduto lì accanto. In sala non c'ero solo io, ma moltissimi appassionati, anche Luca, anche altri amici di quei anni '80 perduti. Mi sono un pò anche commosso e al contempo entusiasmato. Un percorso si chiudeva idealmente, non per Daniele, la cui strada è ampia, ma per me, per la mia giovinezza in fondo sì. Ho visto passioni che si sono trasformate, sono cresciute, hanno vinto, alla lunga. Ho visto vite trasformarsi, cambiare, amicizie perdersi e ritrovarsi e cambiare. Ho compreso che certe cose si trasformano di continuo, divenendo tutto quello che vogliono essere, in autonomia apparentemente, anche se la strada, lunga, si chiama sacrificio. Per festeggiare, lunedì 11 giugno, Bruce Springsteen sarà a Trieste per il suo nuovo tour, a Trieste, non a Milano, Roma, Londra, ecc. ecc., ma a Trieste, anche questo segnale dei tempi che cambiano, probabilmente del mercato del disco che cambia, della necessità del tour promozionale per ogni artista. Ma lunedì si andrà a Trieste, si costruirà un altro ricordo, consapevoli che lo stadio, invisibili tra la gente, conterrà tutti gli amici ricordati e molti di nuovi e di insospettati. Lo vedo come un brindisi, questo concerto, un brindisi a noi e alla nostra piccola storia. Una storiella, se volete. Come volevasi dimostrare: "All the way home", "Tutte le strade portano a casa".