martedì 3 agosto 2010

Democrazia intellettuale

Si vede subito quando uno Stato è garantito da editori lungimiranti e intelligenti.
Se sfogliate i giornali in questi giorni, vi trovate una simpatica pubblicità promossa dalla FIEG, Federazione Italiana Editori Giornali, che capeggia a piene pagine e a colori. Lo slogan è: "Giornali, quotidiani e periodici: il miglior modo per non rimanere senza parole: Se leggi puoi svagarti con quello che ti piace, arricchirti con quello che ti interessa e informarti con quello che non sai. Perché tutte le persone parlano di cose e saperle è meglio che non saperle". L'immagine presenta invece quattro belle signore e ragazze intente a farsi un aperitivo in qualche bar cool della città, arredato con un design fashion, e che probabilmente stanno pure ascoltando della simpatica lounge music. Tre di loro sono vestite con abiti estivi, tacchi 11, pantaloni o veste lunga, e tutti i tessuti portano stampate scritte e parole in contrasto. Una quarta ragazza è vestita delle sole mutandine che portano stampate in nero la scritta: "Eh?". Tiene le braccia chiuse sul petto a coprirlo. E' scalza. Ed in evidente imbarazzo, mentre le altre tre ridono, sentendosi a perfetto loro agio. Sull'immagine capeggia la scritta: "Chi legge, si vede.".
Fermo restando che chi legge si dovrebbe forse "ascoltare" o "leggere" a sua volta e non necessariamente "vedere", e fermo restando che non è vero che le cose è sempre meglio saperle che non saperle e che se proprio devo saperle sarebbe interessante che la cosa avesse senso a livello personale e non come pettegolezzo da spiaggia o, appunto, da bar; fermo restando ciò, credo che scelta pubblicitaria peggiore non si poteva fare per promuovere la lettura quale esperienza di formazione culturale. La cosa che secca è proprio la scelta di rappresentare un mondo di lettori (superficiali o no non ci è dato di sapere) o, potremmo forse osare, di presunti intellettuali (o, come è di moda oggi, spacciatisi tali), che beatamente se la ridono a scapito di chi, per vicende personali, per scelta o forse per problemi anche economici (che ne so magari perché lavora tutto il giorno) di leggere non solo non ha il tempo, ma nemmeno la voglia. Io credo che questa pubblicità "innocente" rappresenti bene l'intellighenzia contemporanea e di certo la cultura della classe editoriale tutta. La rappresenta per snobbismo, per attaccamento all'immagine e a certi modelli di vita, per mancanza assoluta di visione pragmatica delle cose e soprattutto per mancanza assoluta di contenuti veri. La rappresenta, inoltre, per totale mancanza di senso democratico, specialmente a livello psicologico e naturalmente etico.
Così mentre mi preparo a partire per le ferie estive (le classiche ferie agostane che il mondo del lavoro italiano ha deciso risultino essere l'unica forma e maniera possibile, garantendo speculazioni per le concentrazioni di richieste e movimenti che si producono in queste giornate e garantendo di fatto a tutti solo un mare di sbattimenti continui invece che un sano divertimento (a tale proposito ho finalmente capito che anche gli architetti fanno parte, involontariamente e di fatto, del contratto collettivo dei metalmeccanici e che quindi anche noi in ferie ad agosto o morte)), mentre butto alla rinfusa oggetti dentro una valigia, decido di non portarmi dietro nessun libro. Così facendo non leggerò nemmeno una riga e potrò rinunciare a sapere le cose, a parlare con le persone "per bene" di questo paese, a intrattenermi con i "migliori".
Buone vacanze a tutti!
P.S. Non leggetemi!