domenica 16 febbraio 2014

Piccole scatole emozionali (extra)

Scusate! Non ho niente da dire. Ma sapere che stamani Alessandro Baricco ha rifiutato la proposta di Matteo Renzi per l'incarico di Ministro alla Cultura mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo tale che ho dovuto subito scriverne. Ora sono molto più rilassato e sereno. Non penso che avrei potuto farcela! E non vi dico lo stato d'animo di quando circolava la voce che sempre Baricco potesse diventare Ministro all'Istruzione! Comunque vada ora sarà un successo.

domenica 2 febbraio 2014

Dilemmi di quotidiana mediaticità

Il continuo richiamo al termine "democrazia" (in pericolo, violata ecc.), a cui i parlamentari italiani ci stanno abituando quotidianamente, non mi lascia tranquillo. La cosa più sconvolgente è che il Parlamento che dovrebbe ergersi a tutela della "democrazia" trovi proprio dentro di sè le condizioni per doverla richiamare di continuo a gran voce. Questo dato di fatto, riportato dalle cronache giornalistiche, non riesce però a turbarmi veramente, e questo è ciò che maggiormente mi spaventa. Mi guardo allo specchio e mi chiedo cosa dovrebbe quindi farmi paura, se scopro che le figure che ho eletto a tutela dei miei diritti sono coloro che ad ogni intervista (e, certo, con i loro tweet, come vuole la moda!) mi inducono a pensare che vi siano dei pericoli, che domani potrei alzarmi e non trovare il mondo per quello che politicamente conosco. L'essere da cittadino italiano anche un soggetto politico inizia a mettermi a disagio. Da cittadino sono in ogni momento messo nella tentazione di sottopormi a qualche seduta psichiatrica, per scoprire, attraverso regressioni inattese sino all'infanzia o analisi della mia situazione familiare passata e presente, il mio ruolo rispetto i disagi personali verso l'odierno. Ma mi scopro, alla fine di ogni evoluzione mentale, a ritrovare ancora una certa leggerezza d'animo, la stessa che consente una lettura più matura delle situazioni vissute e subite. Mi scopro così a non provare infine disagio nell'affermare che non sembra esserci, in Italia, un problema reale di "democrazia", bensì di "demografia". Di demografia parlamentare, direi, essendo probabilmente il Parlamento saturo, inadatto a contenere i flussi immigratori e migratori, la dinamica delle nascite e dei fatti luttuosi, i flussi umani in genere, che una società coerente e adeguata alle istanze che noi cittadini chiediamo, dovrebbe e potrebbe attendersi. Che sia un problema di "troppo pieno"? Che serva anche al Parlamento e alla Politica in genere un radicale programma di tagli trasversali e lineari, pari a quelli richiamati dagli amministratori delegati delle nostre attività produttive in crisi, per ricomporre  le questioni e ridefinire un modo sostenibile ai cittadini per ripensare il nostro povero Paese? Che si debba indire delle procedure di mobilità straordinarie?
Per una strana associazione di idee, mi sovviene che in questi giorni ho acquistato il nuovo numero della rivista bimestrale, specializzata in architettura, AREA, edita dal Gruppo Sole 24 Ore, e dedicata in questa occasione in forma monografica agli architetti Doriana e Massimiliano Fuksas. Ho scorso quella carrellata di immagini che la rivista contiene, cercando di capire perché le architetture dello studio romano non mi siano mai piaciute (mi esprimo con semplicità, nei termini di bello e brutto, interessante e non, anche se dovrei usare altre terminologie più raffinate). Ho capito infine il motivo della mia ormai pluriennale perplessità: quelle architetture non pensano alla centralità dell'uomo, ma alla centralità di se stesse nella cultura umana. E, per me questo è un errore enorme. In sintesi, anche il nostro sistema politico non pensa quasi mai all'uomo, ma alla propria centralità nella cultura politica del paese. Nell'architettura, come nella politica, tale processo è alla lunga distanza fallimentare.